Quest’anno si inaugura la pista ciclabile più lunga del mondo, ventiquattromila chilometri, si trova in Canada e ci sono voluti venticinque anni per finirla. Quest’anno non si inaugura nessuna pista ciclabile a Marsala, e ci sono voluti sedici anni per arrivare a questo risultato. Programmata nel 2001, dall’allora presidente della Provincia di Trapani, Giulia Adamo, doveva collegare il capoluogo trapanese a Marsala. Poco più di 30 km che dovevano dare slancio al territorio dal punto di vista turistico e ambientale, favorendo quei percorsi ciclo-pedonali-culturali, collegando in un unico percorso con la “greenway” - così veniva definita la pista ciclabile sul sito della Regione -, le Riserve Naturali Orientate delle “Saline di Trapani e Paceco” e delle “Isole dello Stagnone di Marsala”, e unendo i punti d’attrazione turistica e culturale, quali il “Museo del sale”, la “Torre Nubia”, la “Torre di Mezzo”, la “Torre di Marausa”, la “Torre San Teodoro” e proseguendo lungo il litorale fino alla “Strada Romana” sommersa, antico collegamento tra l’isola di Mozia e la costa marsalese. C’erano pure i soldi grazie alla co-partecipazione tra la Regione e l’allora Provincia. A lavori già appaltati sorgono però i primi problemi di natura tecnica, il Genio civile ferma tutto nel 2004. Ci riprova il sindaco Lorenzo Carini nel 2011 per evitare di perdere il finanziamento, lo stesso ex pm Ingroia, in qualità di commissario della Provincia, s’impegna nell’ultimo giorno del suo mandato a Trapani. A mettersi definitivamente di traverso stavolta è l’Ufficio Tecnico del Libero Consorzio, parla di “natura insormontabile dei problemi”, a quanto pare, il progettista del percorso ciclabile, non ha valutato bene come attraversare il torrente Lenzi (Baiata) che periodicamente esonda provocando ingenti danni, l’ultimo nel 2015 con tanto di richiesta, da parte del sindaco di Paceco, dello stato di calamità per la frazione di Dattilo. Un torrente innocuo a guardarlo sgonfio, ma si trattadi uno dei canali del Demanio Idrico Fluviale, ossia lo sfogo delle acque piovane abbondanti che provengono anche dal Monte Erice. Auguriamoci che chi non ha saputo fare bene i calcoli per il nostro fiumiciattolo non sia stato promosso nello staff dei progettisti del riesumato Ponte sullo Stretto. Il primo stralcio della pista, che ne prevedeva tre, si ferma proprio lì, e per sempre. In tutti questi anni però, i marsalesi riscoprono il piacere della bicicletta, si organizzano escursioni domenicali, nascono comitati spontanei di amatori, si stampano mappe della ciclabile del Sale, persino una pagina facebook vagamente polemica già nella denominazione Piste ciclabili a Marsala, ma quando? 21 like in tutto e due foto postate dal 2011 ad oggi, la situazione è davvero scoraggiante anche per i più volenterosi.
Tutta questa frenesia per i pedali viene intercettata dal sindaco Giulia Adamo, già ideatrice del progetto che avrebbe dovuto collegare Trapani con Marsala, non più da presidente della Provincia, ma da prima cittadina intende rompere gli indugi e accelerare l’iter amministrativo per la realizzazione di una pista ciclabile sul versante della Riserva dello Stagnone e visto che c’è una bella manutenzione della Via dei Salinari. La greenway, così veniva definita la pista ciclabile sul sito della Regione, partirà dalla contrada Birgi Nivarolo per fermarsi a Villa Genna. Sette chilometri e seicento metri, sarà larga un metro e mezzo e pavimentata con la resistentissima resina acrilica. L’ufficio tecnico del Comune si mette al lavoro, si trovano 800 mila euro dai residui di alcuni mutui estinti assunti con la Cassa Depositi e Prestiti, che detto in soldoni significa estinguiamo dei mutui e ne facciamo un altro più grosso. Tutto pronto dunque, ma il 23 luglio del 2014 la sindaca si dimette a causa della condanna per tentata concussione, sentenza annullata dalla Cassazione nel maggio del 2015. Con l’arrivo del commissario straordinario, Giovanni Bologna, il progetto viene revocato per la mancanza di alcune autorizzazioni necessarie e tolto dal piano annuale. L’attuale sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo dovrebbe ora mettere mano alla documentazione già esistente per valutarne la fattibilità, ma il problema sta nelle tasche, le difficoltà economiche dell’amministrazione non consentono, allo stato attuale, di mantenere neppure il già esistente itinerario archeologico subacqueo che si trova nei pressi del vecchio approdo di Lilibeo. Secondo il Soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa ci sarebbe già un finanziamento di 800 milioni da parte dell’Unione Europea per realizzare un itinerario che si snoda intorno a due aree, quella di fronte al parco archeologico e quello del molo spagnolo. Tutte le operazioni sono state fatte, e il percorso, di fatto, è già fruibile, manca solo la campagna di comunicazione per pubblicizzarlo. Sul Comune graverebbero solo le spese di manutenzione, continua Tusa, che potrebbero aggirarsi intorno ai 3000 euro annui. La cifra diventa imbarazzante se si considera che in gioco c’è il rischio che il mare faccia marcire tutto, com’è già successo a Catania.
Sul sito istituzionale del Comune di Marsala si parla di ciclovie con dovizia di dettagli in fatto di distanze, pendenze e dislivelli, ma questo termine dovrebbe indicare uno spazio delimitato da una linea continua a lato di una strada, riservato alle biciclette; anche pista ciclabile, che, come si è appena detto, non esiste ad oggi. Al malcapitato turista, appassionato di escursioni in bicicletta e attratto dall’invito, possiamo solo sperare di stordirlo con la bellezza del paesaggio, uno spettacolo che nessun politico potrà mai intestarsi.