Il gelo paralizza l’Italia, ma i nostri cuori sono ormai insensibili al freddo e continuano a scandire questi tempi come stupide sveglie meccaniche. Scaldiamo le nostre case e, da lì, guardiamo come si muore di freddo, di stenti, d’indifferenza. Ci arrabbiamo con chi non sa gestire l’emergenza, cominciamo a credere a quanti sostengono che, i migranti, sono una minaccia incontrollabile, tanto da guardarli con diffidenza, e non cedere alla tentazione della compassione. Sì, ma che fare? A questa domanda ha risposto un gruppo di scrittori, perché, come dice la capofila, Dacia Maraini, da intellettuale sento l’obbligo di scrivere, raccontare la tragedia che si consuma sotto i nostri occhi, con il solo strumento di cui dispongo. Lo ha fatto insieme a Giampiero Rossi, Gianfranco Di Fiore, Renato Minore, Francesca Pansa, Pierfrancesco Majorino, Simone Gambacorta, Claudio Volpe, Paolo Di Paolo e Michela Marzano. Sotto un altro cielo è il titolo della raccolta di racconti pubblicato da Laurana Editore. L’urgenza è scattata dopo aver visto l’immagine shock del piccolo Aylan spiaggiato, racconta la Maraini. Quella foto ha fatto il giro del mondo, qualche tempo addietro, insieme a quella della bambina Palestinese che copre gli occhi alla propria bambola, ebbene dopo qualche istante di sgomento planetario, l’attenzione si è spostata sugli autori, sulla loro straordinaria bravura nel cogliere l’attimo e su eventuali diritti d’autore. Non ci facciamo mancare neppure gli esteti dell’orrore. Tutto questo non cambierà la tragedia, non la fermerà in alcun modo, ma, forse, un libro può cambiare un lettore; perché i libri a questo servono quando non vengono scritti esclusivamente per questo. La cronaca di questi giorni parla più di freddo polare, di misure speciali per aiutare i più esposti, tanto l’emergenza migranti può aspettare qualche giorno, una variante sul tema degli ultimi. Ora è il turno dei barboni, quelli che schiviamo sotto casa perché puzzano e sono sempre ubriachi. Papa Francesco ha fatto aprire i dormitori del Vaticano, e tutti proviamo grande apprezzamento per l’ennesimo gesto di questo Papa così diverso e informale, ma, a pensarci bene, la notizia dovrebbe essere un’altra: perché sono stati chiusi finora? Perché diventa straordinario un gesto della Chiesa che mette in pratica le parole del Vangelo? Com’è possibile che ci sia gente senza un rifugio per la notte quando ci sono chiese in ogni angolo? Ma questa è la solita riflessione di un’impunita guastafeste. Sono appena trascorse le feste della Natività, abbiamo fatto la scorta di cibo e doni, ora è già tempo di smontare il presepe, riporre nelle scatole pecorelle, pastori e quant’altro, e questo rituale non risparmia neppure Gesù Bambino, ma lasciatemelo dire, al piccolo Aylan è andata anche peggio.
Katia Regina