Di Matteo Messina Denaro, latitante numero uno di "cosa nostra", nonostante la sua ultraventennale latitanza, sappiamo molte cose. Sappiamo delle sue abitudini, della sua debolezza per le donne, per i videogames e gli orologi, nonché quella per le auto sportive. Tutte caratteristiche che ne fanno certamente un’anomalia per la tradizione e i canoni della mafia. Ma se si è ormai consapevoli e sicuri della sua naturale evoluzione, avendo vissuto in prima persona la trasformazione della criminalità organizzata siciliana da tradizionale a moderna, che guarda agli affari, all’imprenditoria, alle società economiche e ai viaggi intorno al mondo, adesso, secondo quanto scoperto nel corso delle ultime indagini, Matteo Messina Denaro sarebbe anche un “baro” perché avrebbe giocato a carte con un mazzo di carte truccate. A riferire inconsapevolmente sul boss è stato Baldassare Di Gregorio, meccanico di Mazara del Vallo, uomo considerato dagli inquirenti vicino a Vito Gondola, vecchio boss mazarese arrestato nel corso dell’operazione Ermes.
Di Gregorio, la cui automobile è stata caricata di microspie, racconta di aver incontrato e frequentato il latitante di Castelvetrano, anche se non parla né del luogo né del periodo in cui è avvenuto o sarebbero avvenuti questi incontri. Ma la notizia che suscita sorpresa è quella che vuole Di Gregorio testimone oculare di una partita a carte che ha visto Messina Denaro ed altre persone seduti a un tavolo da gioco e utilizzare un mazzo di carte che risultava truccato. Questa di Messina Denaro seduto al tavolo verde e alle prese, magari con una partita a poker è un’immagine inedita, che si va ad affiancare alle tante possibili piste, più o meno plausibili, a volte reali, altre volte totalmente false e fuorvianti, che gli inquirenti in questi anni si sono trovati davanti e che sicuramente hanno sviato l’attenzione da parte di chi è invece impegnato quotidianamente per la sua cattura. Di piste o segnalazioni singolari, se non paradossali, è ricca la cronaca legata alla ricerca di Messina Denaro. Tra questi fatti c’è la vicenda del consigliere comunale castelvetranese, Calogero Giambalvo, che è anche finito in carcere. Nelle intercettazioni racconta di averlo incontrato durante una battuta di caccia e che l’incontro era stato talmente emozionante che lui e Messina Denaro non riuscivano a trattenere le lacrime.
Fin qui poteva sembrare plausibile tutto ciò, ma quando Giambalvo è stato chiamato a chiarire davanti ai giudici quanto detto nelle intercettazioni, lo stesso confessò di aver detto tante “cavolate”, molto probabilmente solo per darsi un tono.
Altre novità che riguardano Matteo Messina Denaro, oltre alla suggestiva e fantasiosa partita a carte, sono state raccontate dal pentito Giuseppe Tuzzolino. Ha raccontato della presenza in una cassaforte di New York di un hard disk che contiene le sue foto. Poi c’è la lettera di un detenuto, in carcere per droga, che ha scritto ai giudici per riferire loro che il suo compagno di cella, un sudamericano, gli ha confessato che Messina Denaro si sarebbe recato in Guatemala nel 1995. Ed infine, oltre ai tanti avvistamenti in tour per l’Europa, ci sarebbe anche la possibilità che il boss a capo di “cosa nostra” si sarebbe messo nelle mani di alcuni esperti per cambiare il tono della propria voce e le impronte digitali. La partita per la cattura del latitante è ancora aperta, e a questo punto bisognerà fare attenzione agli assi che avrà nella sua manica...