Uno dei motivi per cui le chiese si svuotano e i giovani le ignorano è dovuto anche al modo con cui si presentano i suoi esponenti religiosi.
I cattolici si rivolgono a un vescovo col titolo di 'eccellenza', a un cardinale col titolo di 'eminenza', al papa col titolo di 'santità'.
Anzitutto mi stupisce il fatto che si attribuiscono loro nomi astratti, quali sono eccellenza, eminenza, santità. Sarebbe più consono l'uso
degli aggettivi equivalenti, quali 'eccellente', 'eminente', 'santo'. Ma l'obiezione linguistica è la meno grave. Io trovo assolutamente sconveniente
continuare a usare questa terminologia in ambiente cristiano. Narrano i vangeli che un tale si rivolse a Gesù, chiamandolo 'maestro buono', e che Gesù
lo rimproverò dicendo che solo Dio merita tale attributo. Ora invece i presunti discendenti degli apostoli reclamano titoli così roboanti e così scandalosi.
Spero che papa Francesco sappia dare un taglio anche a questa eredità medioevale. Nel frattempo farebbe bene ogni vescovo a rifiutare il titolo di 'eccellenza',
paragonando la sua missione a quella di Gesù, che riferiva solo a Dio ogni attributo di bontà. Possibile che i discepoli pretendano titoli che il loro maestro
sicuramente avrebbe rifiutato? Che possano scoprire il valore dell'umiltà, che è solo un riconoscimento sincero della loro realtà umana.
Franco D'Amico