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20/11/2016 06:00:00

Passitaly e la difficile vendemmia 2016 di Pantelleria

Passitaly, la manifestazione che celebra i prodotti e i vini di Pantelleria, è stata inaugurata sotto una pioggia scrosciante. Una pioggia molto desiderata, dagli uomini e soprattutto dalla terra e dalle piante stremate dalla lunga siccità.

 

L'annata 2016

Infatti nel corso del 2016 sull’isola sono caduti appena 276 mm d’acqua rispetto ai 485 di media, non senza conseguenze per la produzione di uva: con circa 20.000 quintali totali si è raggiunto il minimo storico a fronte di 26/28.000 delle ultime vendemmie.

Carlo Pellegrino, la prima azienda per quantità dell’isola "in totale ha ammassato 11.500 quintali di uve, di cui 9.500 come uva Doc e 2.000 quintali come Igp Terre Siciliane. Lo scorso anno erano stati 9.000 quintali di Doc e 8.000 Igp” ha dichiarato l’enologo dell’azienda Nicolò Poma. Da parte sua l’amministratore delegato della Pellegrino, Benedetto Renda, ha confermato che nel 2016 “abbiamo comprato uva per 940.000 euro e dalla fine di ottobre faremo bonifici ai nostri conferitori per 474.000 euro. Il resto come sempre lo pagheremo a febbraio”. Una salutare boccata d’ossigeno per l’intero circuito economico di Pantelleria.

Calo sostenuto anche per l’azienda Donnafugata che nell’isola è proprietaria di 68 ettari di vigneto. Spiega Antonio Rallo che “nonostante l’intervento con alcune irrigazioni di soccorso per compensare le scarse piogge dell’annata e i severi diradamenti di uve effettuati per dare lapossibilità ai grappoli rimasti di maturare, il calo della nostra produzione è stato del 30% rispetto allo scorso anno”. Insomma il Passito di Pantelleria Ben Rye ci sarà anche quest’anno e i primi assaggi dalla vasca non deludono le aspettative.

Nessun particolare problema è stato evidenziato da Gipi De Bartoli, dell’omonima azienda di Bukkuram. “La nostra vendemmia” ci ha detto “è stata abbastanza nella norma”. Secondo Salvino Gorgone dell’azienda Dietro Isola, “è stata una vendemmia abbastanza critica tanto che nelle zone più basse, come Nicà e Sateria, la siccità ha creato danni quantificabili nell'80%. I grappoli c'erano ma non avevano raggiunto la maturazione. Nelle zone più interne, come Serraglia eBenimingallo, pur essendoci stato un calo del 30/40%, siamo riusciti a contenere meglio le perdite. Ho dovuto compensare acquistando altre uve”ha dichiarato a Pantelleria internet, il giornale digitale dell’isola“sempre di zone più interne rispetto alla costa, dove l'uva è risultata qualitativamente migliore”.

Anche Emanuela Bonomo, dell’omonima azienda, lamenta delle perdite “Vento e siccità hanno provocato danni attorno al 40% mentre in alcune zone l'uva è risultata di scarsa qualità. Il danno maggiore si è avuto nelle zone più precoci: qui sono state danneggiate le viti stesse con la perdita di interi filari, non più recuperabili. A Serraglia e a Barone, zone tradizionalmente umide e quindi non di eccelsa qualità, abbiamo avuto invece un prodotto valido perché il caldo ha favorito una buona maturazione”. Drastica la scelta di Salvatore Murana Ho deciso che viste le condizioni delle uve nei miei vigneti, salterò il 2016”.

 

I motivi di una produzione tanto ridotta

Insomma un’annata che, in qualche modo, lascerà il segno a Pantelleria. Però pensare che una diminuzione così sensibile della produzione totale possa essere imputata alla sola siccità o in generale alle avverse condizioni meteo, è fuorviante. Infatti negli ultimi decenni la superficie vitata totale dell’isola si è fortemente depauperata, passando dai 3500 ettari degli anni Settanta agli attuali, probabili, 400 ettari. Ovviamente con la contrazione della superficie vitata – ogni anno si perde qualche pezzo - mantenere i livelli produttivi è sempre più difficile.

Da questo punto di vista, la realtà dell’azienda Carlo Pellegrino è illuminante di quanto sta succedendo. Infatti se si divide il totale delle uve acquistato dall’azienda (11.500 quintali) con il numero dei conferitori (346), la media produttiva è di 33 quintali di uva ad agricoltore. Una piccola quantità a cui corrisponde un piccolo guadagno che da solo garantisce tutt’al più un’integrazione del reddito complessivo, ma non è sufficiente ad assicurare né la sopravvivenza economica del vignaiolo e né, di conseguenza, il ricambio generazionale.

D’altra parte l’eccessivo frazionamento delle proprietà –il caso dell’azienda Le Praie, che non arriva a 1,5 ettari complessivi ma con appezzamenti suddivisi in ben 8 contrade è esemplificativo - l’età avanzata dei vigneti - sempre meno produttivi - e ancor più, quella degli addetti, sommato agli eventi climatici sfavorevoli, da tempo hanno creato una miscela esplosiva per il precario equilibrio di Pantelleria che nel 2016 è stata sottoposta a prove molto dure. Il 29 maggio, con strascichi durati sino al 10 giugno, un grave incendio doloso ha devastato 710 ettari di bosco provocando danni anche a piccole porzioni di vigneto.

 

Parco nazionale, patrimonio Unesco e progetto di recupero

Ora l’isola, da poco diventata il 24° Parco nazionale italiano, il primo della Regione Siciliana, può anche vantare l’inserimento della pratica agricola dell’alberello pantesco nel patrimonio Unesco. Si tratta di riconoscimenti importanti e dovuti, che purtroppo nel breve periodo non riusciranno a rallentare l’abbandono dei vigneti. Sono però un’opportunità da sviluppare, considerando che il mercato dei vini dolci e passiti è una nicchia assai limitata e, da diversi anni, tendenzialmente in calo.

Per fermare l’emorragia ci vorrebbe un colpo d’ala, una presa di coscienza collettiva, una condivisione dell’analisi del presente, dei rimedi e degli obiettivi, da mettere in campo per il futuro, ponendo le basi per la creazione di un “sistema Pantelleria” che comprenda i vari settori, dalla produzione vinicola, a quella dei capperi, dall’ospitalità alla ristorazione, al turismo e così via.

In questo ultimi mesi i bambini e i ragazzi delle scuole dell’isola si stanno alternando per ricostituire il vivaio governativo che permetterà di riprodurre le specie vegetali endemiche – corbezzolo, pino marittimo, pino di Aleppo, terebinto, ecc. – andate distrutte durante l’incendio. Si tratta di un progetto denominato Insieme per Pantelleria che vede coinvolte un’azienda privata (Carlo Pellegrino) che ha raccolto i fondi per le attrezzature, la Riserva naturale orientata, l’Assessorato regionale all’agricoltura, le scuole. Il senso è ricostituire il futuro del territorio affidandolo ai giovani. Far adottare i vigneti dell’isola preservando l’antica pratica dell’alberello pantesco, potrebbe essere un altro modo per far vivere a tanti, e non solo di Pantelleria, ciò che l’Unesco ha definito “un patrimonio della cultura immateriale dell’umanità”.

 

Turismo

Buone notizie arrivano dal fronte turistico, aumentato il 10-12 % rispetto allo scorso anno tra cui numerose presenze dalla Francia. Il dato è stato fornito in occasione di Passitaly, l’evento che celebra le eccellenze di Pantelleria, svolto sull’isola la scorsa settimana. "Dai primi dati emerge”dice il vicesindaco di Pantelleria Angela Siragusa una crescita compresa tra il 10-12% rispetto al 2015, dovuta da un lato alle attività di promozione che l'amministrazione ha avviato in questi anni e dall’altro alle tensioni nel Mediterraneo che hanno reso la nostra isola più appetibile”. E aggiunge:“Per noi la valorizzazione del territorio è la formula più immediata per attrarre turisti. Puntiamo non solo a una diversificazione dell'offerta ma anche ad allungare la stagione turistica”.

Andrea Gabrielli - Gambero Rosso.it (qui il link all'articolo originale)