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10/11/2016 06:25:00

Ricostruzione Belice, Catania: "Per ricostruire ci vogliono ancora 400 milioni di euro"

Nicolò Catania, Sindaco di Partanna, parliamo di ricostruzione del Belice. Partanna conquista un piccolo successo nella tormentata vicenda della ricostruzione post terremoto, perché in Commissione Territorio Ambiente del Senato è stata approvata una risoluzione dopo la visita della stessa Commissione di qualche mese fa. E tra l’altro lei è stato ascoltato durante questa visita. Un gesto importante no?

Non c’è dubbio che sia  un gesto che ci permette di poter operare e chiedere al Governo centrale la massima attenzione su questa questione che è ormai oltremodo vergognosa. E’ diciamo un punto di ripartenza che la Commissione, dopo una audizione che avevo fatto a gennaio, ha ricevuto questo compito assegnato dal presidente Grasso di fare questo viaggio per una verifica puntuale e ispettiva sul nostro territorio.

In che condizioni è il Belice, che cosa ha raccontato ai membri della Commissione?


Più che raccontare io ho cercato di relazionare su tutta la questione e il percorso paradossale che abbiamo fatto come territorio in tutto questo periodo. La Commissione si è talmente incuriosita durante la mia audizione a tal punto che ha richiesto di fare un verifica per vedere se le cose dette, scritte e le richieste fatte rispecchiassero puntualmente le questioni che avevo rappresentato. Questa verifica è stata fatta il 31 maggio e il 1° giugno e poi tutta una serie di audizioni fino a quando giorno 2 novembre hanno firmato questo documento che ha, non dico un valore simbolico, ma ha un valore di rimessa in gioco. Hanno fatto una nuova fotografia al territorio per impegnare il Governo su questo fronte.

Catania, il vero problema è anche quello della messa in sicurezza del territorio?

Assolutamente, di pari passo a questa lunga e infinita ricostruzione c’è un territorio che ancora va messo in sicurezza, c’è un patrimonio immobiliare acquisito che va salvaguardato anche sotto l’aspetto dell’incolumità. Le cose che stanno capitando non ci incoraggiano, siamo un territorio ad alto rischio sismico e abbiamo il dovere di rappresentare le nostre difficoltà.

Qualche tempo fa lei aveva fatto il calcolo dei soldi mancanti per la ricostruzione?

In verità il calcolo non l’ho fatto io ma l’VIII Commissione del Senato nella seduta del 4 ottobre del 2006. Sono due i conteggi. Uno che riguarda le opere di urbanizzazione di natura primaria. Non tutti sanno che lo Stato aveva fatto un elenco interminabile per rilanciare l’economia belicina e quelle opere sono rimaste ferme in quell’elenco. Noi abbiamo chiesto nel 2006 l’annullamento di quelle opere ritenute non necessarie per il territorio e ci siamo fermati su quelle primarie: fognature, strade, acqua, luce, ecc, e questo ammonta a circa 150 milioni di euro. Poi bisogna passare al conteggio per gli aventi diritto, quei cittadini che ancora dal 1968 aspettano un contributo per ricostruire la prima casa, colpita dal sisma, e qui siamo attorno ai 280-300 milioni di euro, qualcosa in meno in verità perché con i 35 milioni che abbiamo fatto sbloccare lo scorso anno andiamo a circa 250 milioni. In totale tra opere pubbliche e costruzioni private occorrono 400 milioni di euro.

Catania, quando si parla di ricostruzioni post terremoto in Italia si fa riferimento a due poli. Da un lato il polo positivo, quello del Friuli e poi, dall’altro lato, quello del Belice e dell’Irpinia. Ai sindaci dei comuni terremotati del centro Italia, lei che suggerimenti si sente di dare rispetto a questa grande partita che è la ricostruzione?

Io già alcuni suggerimenti li ho dati. Ho dato anche la disponibilità a collaborare con loro in questa fase di conversione in legge dei due decreti che li riguardano, che da una prima lettura non porteranno in breve a quello che tutti auspichiamo. Bisogna fare un intervento di modifica radicale, perché si deve salvaguardare tutto il patrimonio immobiliare, tutte le unità abitative, dando in gestione ai sindaci la possibilità di approvare i progetti e iniziare subito la ricostruzione sia dei privati che delle opere pubbliche, questo va fatto senza se e senza ma, perché altrimenti si rischia di innescare quel meccanismo che è accaduto nel Belice. Quando si è costituito il Provveditorato alle opere Pubbliche del Belice la lentezza della ricostruzione era davanti agli occhi di tutti. Nel 1987 quando con la legge 120 si è data l’opportunità alle amministrazioni locali di poter ricostruire, in pochi anni si sono costruite intere città. Lei ha fatto riferimento al Friuli che è senz’altro un esempio positivo di ricostruzione, ma la differenza sta nel fatto che, a parità di danni il Friuli ha avuto in sette anni 29 mila miliardi di lire (rivalutati nel tempo), contro 12 mila e 500 miliardi del Belice avuti in 40 anni.
 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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