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02/11/2016 06:30:00

Marsala, Mazal se ne va, ecco cosa cambia nella tassa sui rifuti

Dal primo gennaio non sarà più la Mazal a riscuotere le tasse comunali a Marsala.
Il Comune e la Mazal Global Solution hanno deciso di chiudere in anticipo il contratto sulla riscossione della Tassa sui rifiuti. La scadenza era a novembre del 2017, ma è stato deciso di chiudere prima e dal primo gennaio sarà il Comune di Marsala a gestire internamente la riscossione della Tari. “Risparmiamo così 650 mila euro” - dice il vice sindaco Agostino Licari - che investiremo in nuova tecnologia, nella riduzione dell’evasione e concentrare nella sede municipale ogni altra riscossione”.


Della riscossione della tassa sui rifiuti se n’è occupata negli anni passati l’Aipa. La società di riscossione arrivò a Marsala con l’arrivo di Aimeri Ambiente e il sistema di raccolta differenziata porta a porta. Poi  venne ceduto il ramo alla Mazal, circa un anno e mezzo fa, con le due aziende finite sotto inchiesta.
Con l’uscita di scena della Mazal cambiano alcune cose. Innanzitutto, come ha detto il vice sindaco, la riscossione delle tasse comunali sarà gestita internamente dal Comune. Prima con Aipa e poi con Mazal funzionava così: si pagava la bolletta agli uffici di via Verdi, la società incassava, tratteneva una percentuale, e poi girava al Comune. Ora l’intenzione è quella di creare un “ufficio unico delle entrate comunali”, dove confluiranno anche i serivizi Imu, Ici, Tosap, Pubblicità e affissioni. Poi il Comune, e quindi i cittadini marsalesi, non dovranno pagare l’aggio ad una società di riscossione. L'Aipa, e la Mazal, per questo servizio si beccavano di aggio, cioè di percentuale sull'incasso, circa 650.000 euro l'anno, con una percentuale del 3,2% sul gettito ordinario, l'11% sull'accertato (imposte che erano state evase, dichiarazioni mendaci, fabbricati non dichiarati). Non essendoci un ente esterno di riscossione questo costo dovrebbe azzerarsi, dovrebbe. Lo scorso anno erano stati calcolati, inoltre, approssimativamente tasse non riscosse per 50 milioni di euro. E questo sarà il compito degli uffici, post Mazal. 
Ma in questi anni prima Aipa e poi Mazal hanno avuto parecchi problemi. Il servizio di riscossione ha funzionato male nei periodi più caldi, con cartelle pazze che arrivavano in ritardo, importi spesso calcolati male, e lunghe code che si formavano negli uffici di via Verdi. Al Comune di Marsala, però, fino a qualche tempo fa non ne sapevano nulla degli scandali che coinvolgevano l’Aipa e poi la Mazal. Magari, ne sono venuti a conoscenza, e per questo è stato deciso di troncare il rapporto. Licari in un primo momento aveva detto che aveva intenzione di rescindere il contratto senza incorrere in contenziosi. Poi però gli uffici si sono accordi che non era possibile. Troppo oneroso anche formare il personale, dicevano.


E poi ci sono i problemi giudiziari.
La ;Mazal, in primavera, è finita sotto inchiesta per bancarotta e a fine Marzo è stata posta sotto sequestro dalla Procura di Milano. Una situazione che non fa dormire sogni tranquilli ai comuni per cui la società riscuote tributi o gestisce servizi.
Da Vicenza a Bari, ma anche Trapani e Marsala, sono 800 i Comuni in cui opera la Mazal Global Solution che è subentrata nello stesso servizio all’Aipa. Lo scorso anno l’Aipa è finita al centro di un grosso scandalo, scoppiato in Lombardia. Non ha mai versato nelle casse di 400 città lombarde i soldi delle imposte, e a Luglio 2015 è stata colpita da un sequestro di 4 milioni di euro. Una montagna di soldi destinata alle casse pubbliche di circa 400 Comuni della Lombardia ma mai arrivati a destinazione. Il periodo finito sotto la lente d’ingrandimento delle fiamme gialle è compreso tra il 2008 e il 2013.
A gennaio 2015 l'Aipa ha affittato il ramo di azienda delle riscossioni al Gruppo Kgs spa, che secondo il pm milanese Donata Costa non era in possesso dei requisiti per il servizio, in quanto sprovvisto dell'abilitazione del ministero delle Finanze e non c'era neanche il capitale richiesto di 10 milioni di euro. Tutto ritirato, quattro mesi dopo subentra la Mazal e comincia a gestire le riscossioni dei comuni che avevano stipulato il contratto con Aipa, compreso Marsala e Trapani. La Mazal ottiene l'abilitazione grazie a un capitale di 10 milioni in titoli bancari. Ma secondo l'accusa questi titoli non valevano niente. Per il magistrato milanese quindi i titoli non davano alcuna garanzia agli enti serviti dalla Mazal. Da lì scatta il sequestro e l'inchiesta per bancarotta fraudolenta con 5 persone iscritte nel registro degli indagati. Un'inchiesta, come dicevamo, partita tempo prima dall'Aipa, anch'essa sotto sequestro, finita in concordato preventivo con un buco da 125 milioni di euro. Il presidente di Aipa, Daniele Santucci, l'anno scorso è stato arrestato e poi condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione. In cinque anni avrebbe intascato, facendoli confluire sui suoi conti, circa 3,7 milioni di euro di tasse sulle affissioni pubblicitarie che invece dovevano finire nelle casse di una sessantina di Comuni, da nord a sud. La condanna è per peculato continuato. Santucci, secondo l'accusa, tra il 2009 e il febbraio del 2014, quando era amministratore di Aipa, avrebbe girato 3,7 milioni di euro su due conti a lui riconducibili per le sue esigenze personali e per quelle della sua famiglia. Parte di quei soldi sarebbero serviti a comprare auto di lusso, cavalli e due ranch, uno in Botswana e l'altro nel Wyoming (Usa).