Sabato 22 ottobre 2016 presso l’aula magna dell’ ITET “G. Garibaldi” di Marsala si è tenuta una conferenza sul tema della resistenza che ha visto partecipi esponenti dell’ANPI della provincia di Trapani e l’intervento di una testimone che ha vissuto la lotta alla libertà in prima persona, Lidia Menapace.
Lidia Menapace è un’attivista femminista, in quanto sostiene e afferma l’importanza del linguaggio sessuato contro il sessismo, è una saggista, prese parte alla fondazione de “Il Manifesto”, quotidiano di indirizzo comunista, e, prese inoltre parte alla Resistenza partigiana arruolandosi come sottotenente alla Reppublica dell’Ossola.
Nel suo intervento alla conferenza, la signora Menapace ha affrontato due punti: la Resistenza italiana e la sua partecipazione alla lotta per libertà, essendone l’Italia priva in quanto non democratica, rispetto a tutto il resto della Resistenza europea.
Partecipazione alla Resistenza che fu singolare ma allo stesso tempo simile a quella di molti italiani: un movimento di decisione individuale e personale, maturata più per motivi etici che politici e militari, di conseguenza condiviso da tutti.
Lidia Menapace afferma “La resistenza non fu un moto patriottico ma un grande movimento politico nazionale”.
Una lotta, dunque, non tanto per la patria bensì per l’affermazione della libertà, cercata non solo da intellettuali ma anche da poveri braccianti e contadini, impegnati in prima persona per strappare le vittime di Hitler dalle sue mani.
Anche gli operai delle fabbriche, infatti, presero parte alla Resistenza iniziando a scioperare incrociando le braccia, disarmati perché stanchi di essere sottomessi a turni di lavoro massacranti e salari minimi.
Durante il periodo fascista lo sciopero era vietato ma essi ebbero il coraggio di esporsi e farsi sentire, uniti e appoggiati da tutta la popolazione. Ed è ciò che afferma la stessa Lidia Menapace “nella vita bisogna essere coraggiosi ad affrontare le paure e così i partigiani si unirono per affrontare il nemico e ci riuscirono vittoriosamente”.
In quanto non democratica e priva di libertà, i partigiani non si interessarono di esaltare la patria, cosa che invece avveniva proprio durante il periodo fascista, e si batterono per il raggiungimento della Costituzione.
Il ruolo delle donne nella Resistenza fu fondamentale, sostiene Menapace: esse furono staffette, portarono messaggi ai vari gruppi di partigiani in lotta e diedero vita a dei ricoveri (case di latitanza) per assistere e dare da mangiare a coloro che cadevano in battaglia.
Menapace afferma proprio “la resistenza senza le donne non ci sarebbe mai stata”.
Vito Nibbio