Sento oggi la necessità, nonché il dovere morale, di segnalare un caso di buona sanità avvenuto nel presidio ospedaliero “Paolo Borsellino” di Marsala in un tempo in cui, purtroppo, è facile perdere il senso di fiducia nelle istituzioni e in chi vi opera. Giorno otto dello scorso mese di Agosto mio marito è stato ricoverato d’urgenza nel reparto di chirurgia 1 per una severa Pancreatite. Dopo circa una settimana di cure adeguate sono purtroppo sopraggiunte gravi complicazioni a carico dell’apparato respiratorio per cui i medici hanno ritenuto opportuno il trasferimento nel reparto di terapia intensiva dove è rimasto degente per circa una settimana per essere poi ritrasferito in chirurgia 1. Potrebbe questo sembrare un iter di apparente e normale routine ospedaliera, ma quello che io vorrei sottolineare e rendere pubblico è quanta professionalità ed umanità noi della famiglia abbiamo colto nelle azioni dei medici e degli infermieri. Li abbiamo visto lavorare con costanza, serietà e pazienza giorno e notte, anche se le condizioni dell’ospedale spesso non lo avrebbero permesso per carenze di personale e materiali. In particolare, quando accanto al letto di mio marito, lui mi dice di non potere respirare, chiedo subito aiuto agli infermieri i quali si prodigano in modo indescrivibile e con una tempistica a dir poco lodevole, nel predisporre quanto necessario per aiutarlo. Nell’arco di pochi minuti nella stanza sono arrivati anestesista, pneumologo, chirurgo, cardiologo, nonché molti infermieri e macchinari per elettrocardiogramma, respirazione artificiale, defibrillatore, ossigeno e quant’altro poteva in quel momento essere necessario per salvare una vita umana. Sottolineo che mio marito è stato un paziente “difficile” da gestire perché il ricovero ospedaliero e la malattia lo hanno indotto “fuori testa” a lungo e a rifiutare le cure e gli aiuti medici. Ricordo, ancora commossa che nella confusione del momento, mentre si cercava di mettergli la mascherina d’ossigeno che lui non accettava e toglieva in continuazione, ma che in quel momento era indispensabile per la sua vita, un’infermiera gli teneva affettuosamente la mano nel tentativo di convincerlo a tenerla. Credetemi per la famiglia questo non è stato poco, è stato un gesto che non è passato inosservato per l’umanità che ha sprigionato. Oggi voglio ringraziare quanti si sono prodigati per la faticosa ripresa di mio marito che nella lotta tra la vita e la morte, è stato salvato dalla competenza e dalla professionalità dei medici del Borsellino e restituito all’affetto dei suoi cari. Voglio scusarmi, anche a nome suo naturalmente, per le resistenze da lui messe in atto nei confronti di medici e infermieri e in particolare per il triste, quanto inopportuno “calcio al petto” sferrato ai danni di un medico del reparto di terapia intensiva, in un momento di eccessiva ipertensione e nel più totale stato di incoscienza. Oggi grazie al buon Dio che ha guidato le menti e i cuori del personale dell’ospedale di Marsala, mio marito ha ripreso a camminare e sta avendo un’ottima convalescenza, anche se ancora non ricorda nulla della sua degenza in ospedale ed insieme ringraziamo tutti per il senso del dovere e per l’impegno profuso nelle funzioni di una professione che, oggi più che mai, riteniamo tanto difficile quanto delicata e che senza umanità, comunque, verrebbe svilita nella sua essenza. Grazie perché oggi i miei figli possono ancora chiamare papà e la nipotina in arrivo potrà conoscere il nonno e insieme alle cuginette godere del suo amore.
Maria