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11/08/2016 06:05:00

Scuola, migliaia di docenti in Sicilia dovranno separarsi dalle famiglie

 In questi giorni particolarmente concitati per il personale della scuola, travolto dagli effetti applicativi della 107, la segretaria generale della CISL Scuola Sicilia, una delle regioni più colpita dai disagi creati dalla cosiddetta "buona scuola", scrive una lettera aperta per denunciare gli esiti nefasti della buona scuola sui docenti siciliani.

Così scrive la prof.ssa Francesa Bellia segretario generale della CISL Scuola Sicilia:

"Mentre il Ministro Giannini e il Sottosegretario Faraone visitano le scuole del Paese, sappiano che migliaia di docenti siciliani sono costretti a separarsi dalle proprie famiglie e, in futuro, tutti i docenti saranno precari. Una condizione di esodo forzato che travolge concrete condizioni di vita per migliaia di docenti, tanti in età avanzata e con famiglie strutturate che produrrà ulteriore impoverimento economico, marginalità e disuguaglianze sociali nella martoriata Sicilia. Ci troveremo di fronte ad una forma inedita di "invalidità sociale" di difficile soluzione per mancanza di strumenti e della necessaria consapevolezza.

A chi giova la precarizzazione dei docenti avviata dalla Buona scuola?

Giannini e Faraone dovrebbero spiegare ai siciliani perché la riforma del governo Renzi ha deciso di rendere precari tutti i docenti, anche quelli di ruolo. Con conseguenze nefaste nei prossimi anni per tutti: genitori, alunni e insegnanti siciliani stessi.

Forse il ministro non sa, ma Faraone dovrebbe saperlo, che nonostante l’organico dei docenti in Sicilia sia inferiore a quello delle altre regioni, si continuano a tagliare le cattedre.

Perché contro la dispersione scolastica, autentica emergenza sociale ed educativa del Sud ed in Sicilia, non si avviano interventi e progetti formativi seri sganciati dalle logiche del risparmio?

Perché si continuano a portare avanti politiche che impoveriscono gli atenei del Sud e favoriscono l’emigrazione dei nostri giovani laureati più promettenti verso l'estero e le regioni del Nord?

Non servono a nulla i giri ministeriali di propaganda. Sono troppo pesanti e concreti i danni sociali ed economici prodotti dalle politiche presuntuose, quante astratte dalla realtà, imposte nella scuola. I cittadini siciliani sapranno al momento opportuno giudicare chi ha portato avanti politiche ingiuste sul piano sociale o poco efficaci sul piano formativo. In questi giorni, stiamo assistendo all’ennesimo esodo di docenti siciliani verso le regioni settentrionali un destino che, in futuro, potrebbe interessare tutti gli insegnanti.

Da sempre, la figura di riferimento per la famiglia è la maestra, per i più piccoli, o il professore, che con la Buona scuola perderà la centralità della sua funzione. Verrà meno la continuità didattica a danno degli alunni e della famiglia, spesso ignara delle reali motivazioni.

Il docente, quello di professione, quello che ha scelto di impostare la sua vita come una missione, e ce ne sono tantissimi, si vedrà declassato, trasferito, rimosso dalle scelte unilaterali del cosiddetto preside-sindaco.

Quale continuità sarà possibile in queste condizioni? Quale didattica potrà portare avanti l’insegnante? Quale rapporto potrà tenere con le famiglie?

Poi però allo stesso docente viene chiesto di compilare un format per ricevere un Bonus di pochi spiccioli che perfino lo mortifica. E gli si chiede di essere premiato su basi che diventano irreali e non praticabili.

Che dire di quei docenti che lavorano con tutti gli alunni in difficoltà (Bes, Dsa, disabili) e che cambieranno ogni anno? A questo si aggiunge la chiamata diretta, o “per competenza” secondo la nuova definizione, una nuova tipologia impossibile da attuare in una scuola che non è e non vuole diventare una azienda. Col rischio di favorire il mercato senza regole dei titoli che non certificheranno nulla. Altro che competenze! Per la Cisl Scuola si rende improcrastinabile attivare un serio confronto fra istituzioni, enti locali e parti sociali per trovare soluzioni per fronteggiare il dramma sociale che i lavoratori e le loro famiglie stanno vivendo, specie in un territorio già devastata dalla crisi sociale ed economica.

A meno che, secondo le logiche che il governo ha imposto alla scuola il cittadino, il lavoratore, la persona e la famiglia non contino più nulla e debbano sottostare solo ed unicamente ai principi ed all'interesse supremo dell’economia.

Rispetto a questo è fondamentale rilanciare i temi dell’organico di fatto proponendo di assegnare alle scuole il reale fabbisogno senza ricorrere al meccanismo delle deroghe,questo come soluzione tanto alle gravi conseguenze determinate dalla mobilità, quanto al miglioramento dell’offerta formativa; in Sicilia è sempre emergenza e dovremmo assumere come priorità l’incremento del tempo scuola e il relativo avvio di un vero piano di edilizia scolastica che possa rispondere alle esigenze, reali e concrete, delle famiglie e del territorio".

ANCI. L’AnciSicilia esprime la propria preoccupazione per gli effetti che deriveranno dalle modalità con le quali si stanno svolgendo le operazioni di definizione degli organici di ogni ordine e grado della scuola italiana.
“Sebbene non siano ancora noti i dati relativi all’individuazione delle sedi di titolarità di migliaia di insegnanti neoassunti con la cosiddetta ‘Buona Scuola’, c’è il forte rischio di vedere allontanare dalle regioni del Sud Italia un numero molto consistente di personale con competenze ed esperienze pluriennali maturate già sul territorio di origine”. Lo hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Sicilia.
“La nostra Associazione – continuano Orlando e Alvano - rispetto a un tema sollevato anche dall’Osservatorio Diritti Scuola è convinta della necessità di evitare che la nostra terra venga privata anche di questo preziosissimo capitale umano e teme fortemente le ripercussioni sull’equilibrio socio-economico dell’Isola. In un periodo di grave crisi, di calo demografico e di impoverimento complessivo, infatti, l’allontanamento degli insegnanti comporterebbe un ulteriore aggravamento della situazione di crisi e determinerebbe, anche, una diminuzione delle entrate dei tributi locali con il conseguente crollo dell’offerta dei servizi resi dalle amministrazioni locali ai cittadini”.
“Infine – concludono i vertici dell’Associazione dei comuni siciliani . bisogna considerare la disomogeneità a livello nazionale con cui viene attivato il tempo prolungato. Se al nord il servizio viene assicurato con percentuali altissime, al sud sono poche le scuole che lo garantiscono. Perché, quindi non potenziare l’offerta formativa attraverso un’attivazione consistente del tempo pieno o prolungato nelle scuole? Ciò servirebbe a garantire uno strumento importantissimo per le famiglie e per gli alunni ed eviterebbe l’esodo di massa dei docenti”.

FARAONE. “Sono un uomo del Sud e ho la massima comprensione nei confronti di quei docenti che oggi protestano nelle piazze di alcune città del meridione d’Italia perché dovranno temporaneamente spostarsi fuori dalla propria regione di provenienza. Massima volontà di ridurre disagi. Massimo impegno per far sì che i periodi di permanenza fuori siano i più brevi possibili. Ma anche massima determinazione e convincimento che la nostra strada è quella giusta: abbiamo dato a 180.000 insegnanti stabilità e tutele grazie alle assunzioni a tempo indeterminato della Buona Scuola. Molti di loro erano fuori da anni e non sapevano quando sarebbero potuti tornare, i cosiddetti docenti ‘immobilizzati’, quest’anno con la mobilità straordinaria possono insegnare dove volevano. Stiamo andando incontro anche alle esigenze di chi oggi parla ingiustamente di ‘deportazione’ o ‘esodo’: con le assegnazioni provvisorie molti di loro non dovranno spostarsi per niente. Gli insegnanti hanno davanti a loro un governo che sta potenziando il sistema d’istruzione, riconoscendo dignità alla professione che svolgono. E questo è un dato di fatto”. Così il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone.

“I numeri parlano chiaro. I docenti cosiddetti ‘immobilizzati’, ovvero quegli insegnanti che rientrano dopo anni nella propria regione, - spiega Faraone - nel caso della scuola primaria, sono oltre 1.100 in Sicilia, circa 600 in Puglia, oltre 1.800 in Campania, quasi 540 in Calabria. E in queste stesse regioni in cui qualcuno sta strumentalmente costruendo l’immagine di un depauperamento di capitale umano, grazie alla legge 107, abbiamo assunto circa 15.000 insegnanti in Campania, oltre 10.000 docenti in Sicilia e Puglia, più di 5.000 in Calabria. Un bel paradosso. I diretti interessati, destabilizzati da spostamenti anche di breve periodo, hanno diritto di protestare, ma chi ha compiti di governo dovrebbe evitare i populismi soprattutto se basati sul nulla. Lo dico a chi agita spauracchi e fa allarmismo sociale: per ogni docente che parte ce n'è uno che rientra”.

“Poi è chiaro - aggiunge il sottosegretario -, e faccio un vero e proprio patto con i docenti, che se verranno riscontrati errori, interverremo caso per caso per trovare soluzioni per garantire il rispetto dei diritti di ciascun insegnante. Però i patti si reggono se c’è fiducia da ambo le parti. Noi stiamo cercando soluzioni a lungo termine, per esempio, con la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto per ampliare la platea di posti per la mobilità e mettere in campo ogni azione utile per far sì che chi oggi si sposta possa rientrare prima possibile. Ma il caos e la protesta si scontrano con questo atteggiamento di apertura del governo e creano situazioni di incomprensione anche all’interno della società stessa, spesso non in grado di capire fino in fondo il motivo di questa contrapposizione. Pensate a chi parte e spesso va fuori dal nostro Paese, giovani e meno giovani, senza alcuna garanzia, in cerca di un’occupazione che qui non trova. Sono un uomo del Sud e conosco bene queste storie. Lavoriamo insieme per un obiettivo comune: un sistema scolastico che funzioni al meglio”.



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