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02/08/2016 22:00:00

Caporalato, c'è il sì del Senato al decreto legge. Previsti fino a 6 anni di carcere

Con 190 voti favorevoli, nessun contrario e 32 astenuti, l'Aula del Senato ha approvato nel pomeriggio il disegno di legge con norme per il contrasto del fenomeno del caporalato nel mondo del lavoro. Il disegno di legge passa ora alla Camera. Per il ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina, si tratta di «una legge cruciale per sradicare una piaga inaccettabile, come la mafia». Il via libera di Palazzo Madama permette un passo in avanti «in una battaglia che non è solo di civiltà, ma di giustizia», ha aggiunto il ministro, auspicando tempi rapidi a Montecitorio per l'approvazione definitiva delle nuove norme che rafforzano «gli strumenti di contrasto civili e penali, colpendo i patrimoni con la confisca e rendendo più forte la Rete del lavoro agricolo di qualità».

Il provvedimento riscrive il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, prevedendo la responsabilità diretta del datore di lavoro, la semplificazione degli indici di sfruttamento e la possibilità di commissariamento dell'azienda. Vengono inoltre inseriti disposizioni sulla Rete del lavoro agricolo di qualità e un piano di interventi a supporto dei lavoratori che svolgono attività stagionale di raccolta dei prodotti agricoli. Prevista la pena della reclusione da uno a sei anni per l'intermediario e per il datore di lavoro che sfrutti i lavoratori, approfittando del loro stato di bisogno. Se poi i fatti sono commessi mediante violenza e minaccia la pena aumenta da cinque a otto anni ed è previsto l'arresto in flagranza. Le nuove norme individua come indice di sfruttamento la corresponsione ripetuta di retribuzioni difformi dai contratti collettivi e la violazione delle norme sull'orario di lavoro e sui periodi di riposo. Altri parametri presi in considerazione le violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, la sottoposizione a metodi di sorveglianza o situazioni alloggiative degradanti.

Soddisfatta anche la vice Presidente del Senato Valeria Fedeli, che in una nota ricorda i numeri del fenomeno caporalato, che colpisce «più di 400mila lavoratrici e lavoratori, sia italiani che stranieri, e di cui si parla solo in occasione di eventi drammatici». Tra le novità più rilevanti idel ddl, «la modifica del Codice penale per introdurre il principio della piena corresponsabilità tra il caporale e l'imprenditore» e «la previsione del controllo giudiziario dell'azienda responsabile del reato per evitarne la chiusura e le conseguenze negative sui lavoratori». Atra innovazione di rilevo anche «il rafforzamento della rete del lavoro agricolo di qualità, attraverso l'istituzione dei nodi locali e l'ampliamento dei soggetti coinvolti».

Critica sull'approvazione Forza Italia, convinta che la nuova legge «non risolve il problema» dello sfruttamento della manodopera nei campi. Aziende e imprese agricole interessate dal fenomeno, sottolinea il senatore azzurro Bartolomeo Amidei «hanno bisogno di sostegno, evitando che siano vittime di una semplicistica criminalizzazione, anche per fatti oggettivamente meno gravi». «È necessario - prosegue Amidei - innescare un circolo virtuoso che sia in grado di premiare chi vuole rispettare le regole, senza che queste diventino espressione di burocrazia e di vessazione. Semplificare gli adempimenti, incentivare l'imprenditoria agricola e non solo, è decisivo per trovare una soluzione efficace e duratura che metta fine ad una realtà radicata soprattutto in alcune regioni d'Italia, dove le mafie controllano parte del territorio e dettano legge».

In prima fila tra chi saluta positivamente l’approvazione del ddl c’è anche Coldiretti che prende spunto dal voto dell’Aula per chiedere un intervento normativo urgente «per rompere la catena dello sfruttamento che inizia dal sottopagare i prodotti agricoli pochi centesimi». «Occorre combattere senza tregua - sottolinea la Coldiretti - il becero sfruttamento che colpisce spesso la componente piu' debole dei lavoratori agricoli, con pene severe e rigorosi controlli, ma serve una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera, dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l'ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore che non è possibile se le arance nei campi sono sottopagate a 7 centesimi al chilo e i pomodori poco di piu'». 

La Boldrini riceve le donne braccianti - La presidente della Camera Laura Boldrini ha ricevuto a Montecitorio una delegazione di donne braccianti nell'ambito della consegna del rapporto Flai-Cgil su agromafie e capolarato. Stipendi da fame, orari inaccettabili, alloggi fatiscenti, ricatti e violenze. Sono tra le vessazioni che le braccianti agricole spesso sono costrette a subire. Anche dalla criminalità organizzata. Perché la mafia non uccide solo quando spara, ha denunciato Boldrini in un post su Facebook.

Nelle nostre campagne - ha proseguito - la mafia uccide anche quando inquina, come nella Terra dei fuochi, o quando sfrutta lavoratrici e lavoratori fino alla morte per fatica. E' successo nel 2015 a Paola Clemente, morta a 49 anni mentre raccoglieva uva ad Andria per 27 euro al mese. Il marito, Stefano Arcuri, anche lui a Montecitorio con i sindacalisti Flai Cgil, ha denunciato il caporale e l'agenzia interinale per lo sfruttamento e le buste paga fittizie.

"Ho detto loro che lo Stato c'è. Qui in Parlamento c'è un provvedimento importante che vuole per la prima volta anche punire chi commissiona ai caporali lo sfruttamento: cioè le aziende, quelle che non rispettano la legge. Le mafie uccidono anche senza sparare".

Secondo il "Rapporto Agromafie" sono 430mila i lavoratori e le lavoratrici vittime di caporalato.

 



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