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02/08/2016 06:20:00

Alfano Junior. Per l'assunzione alle Poste è bastato digitare il suo nome su Linkedin

Reclutamento su Linkedin per Alessandro Alfano, il fratello del Ministro Angelino. Per sceglierlo andarono a colpo sicuro: digitarono proprio il suo nome e cognome sul sito dei curriculum. Così Alfano junior fu assunto da Poste, con un click “mirato”.
Non bastavano 160 mila euro? Alessandro Alfano, fratello del ministro Angelino, si sentiva sottopagato? L’uomo scelto da Renzi per risanare le Poste, Francesco Caio, gli ha aumentato lo stipendio fino a 200 mila euro il 16 maggio 2016, appena 2 mesi prima che gli arresti scoperchiassero il calderone. Non è questa la sola novità che imporrebbe al Ministero dell’economia di chiedere conto al manager della società pubblica.

È interessante anche come è stato scelto Alfanino ai tempi del precedente Ad Massimo Sarmi: digitando il suo nome su Linkedin. Così è uscito lui: Alfano jr, laurea triennale a 34 anni in Economia. Ohibò devono avere pensato alle risorse umane di Postecom quando hanno visto spuntare il suo volto sorridente sul computer: eccolo l’uomo giusto per fare il dirigente a 160 mila euro lordi più bonus e fringe benefits nella controllata di Poste. Niente cacciatori di teste, né bandi per scovare il cervello in fuga di Agrigento.

Miracoli di Linkedin. L’ufficio risorse umane, per mettere le carte a posto, però ha inserito nel fascicolo della ‘sel ezione’ oltre al curriculum di Alfano Jr, ricercato ad personam, anche una decina di altri curricula tirati giù dal medesimo sito però sulla base dei titoli e non con ricerca nominativa come con il prescelto. Così Poste attua la legge 133 del 2008 che al l’art. 18 dispone: “Le società a partecipazione pubblica totale o
di controllo adottano, con propri non ha emesso obbligazioni.

Il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza quando ha acquisito le carte dell’assunzione di Alessandro Alfano, il 10 novembre 2015, nella sede di Poste a Roma, ha scoperto che è stato selezionato nel settembre 2013 con il visto di Massimo Sarmi, allora Ad e poi scelto come amministratore della Serravalle, controllata indiretta della Regione Lombardia. Il faccendiere vicino ad Alfano, Raffaele Pizza (arrestato il 6 luglio) si vanta nelle conversazioni intercettate con Davide Tedesco, collaboratore del ministro Alfano, di avere fatto assumere lui a settembre 2013 Alfano Jr e per la nomina di Sarmi all’Inps e in altre società pubbliche. L’amministratore di Poste Francesco Caio, quando sono state pubblicate le intercettazioni ha dichiarato: “Se questo è il quadro, noi rappresentiamo una discontinuità e penso che anche con il nuovo management stiamo dimostrando quanto l’aria sia cambiata”. La prossima volta che dirà una frase simile tutti sono autorizzati a ridergli in faccia. Il 9 gennaio 2015 Pizza dice che Alfano Jr è scontento di guadagnare solo 160 mila euro. Quattro mesi dopo le Poste, già guidate da Caio, il primo maggio 2015 fanno una doppia festa al lavoratore Alfano: Postecom cede il suo contratto a Poste e Tributi come fosse un piccolo Higuain conteso tra le società del gruppo. Così alla faccia della discontinuità per lui scatta il primo aumento da 160 a 180 mila euro. Alfano Jr non è ancora soddisfatto. Cosa si inventa allora? Un contenzioso lavorativo. A marzo del 2016 fa scrivere una lettera al suo avvocato per lamentare di essere stato trattato male. Basta la lettera e Poste accetta una conciliazione.

L'assunzione per quell’incarico rimette Alfano Junior nuovamente sotto i riflettori della cronaca, dopo un passato non limpidissimo. Nell’inchiesta “Labirinto”, un intreccio di rapporti, clientele, raccomandazioni, appalti gestito dalla solita cricca di affaristi e persone giuste nel posto giusto. C’è un tale, Raffaele Pizza, che sa bussare le porte giuste. Conosce i salotti del potere e ha i numeri giusti per facilitare le cose. E’ lui l’uomo centrale dell’inchiesta di Roma sfociata in 24 misure cautelari. Ed è lui che, secondo le indagini, avrebbe fatto ottenere ad Alessandro Alfano il suo lavoro ai vertici di Postecom.
Il nove gennaio 2015 i finanzieri del Gico registrano una conversazione tra Pizza e Davide Tedesco, collaboratore politico del ministro dell'Interno Alfano. "Pizza - scrivono le fiamme gialle - sostiene di aver facilitato, grazie ai suoi rapporti con l'ex amministratore Massimo Sarmi, l'assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo Poste".

Oggi è proprio quell’incarico che lo rimette in prima pagina, dopo un passato non certo lineare. E’ tutto scritto nell’inchiesta “Labirinto”, un intreccio di rapporti, clientele, raccomandazioni, appalti gestito dalla solita cricca di affaristi e persone giuste nel posto giusto. C’è un tale, Raffaele Pizza, che sa bussare le porte giuste. Conosce i salotti del potere e ha i numeri giusti per facilitare le cose. E’ lui l’uomo centrale dell’inchiesta di Roma sfociata in 24 misure cautelari. Ed è lui che, secondo le indagini, avrebbe fatto ottenere ad Alessandro Alfano il suo lavoro ai vertici di Postecom.
Il nove gennaio 2015 i finanzieri del Gico registrano una conversazione tra Pizza e Davide Tedesco, collaboratore politico del ministro dell'Interno Alfano. "Pizza - scrivono le fiamme gialle - sostiene di aver facilitato, grazie ai suoi rapporti con l'ex amministratore Massimo Sarmi, l'assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo Poste".

La storia di Alessandro Alfano -  Alessandro Alfano di entrare alle Poste ne voleva farne anche a meno di entrarci. Gli piaceva tanto il suo lavoro alla Camera di Commercio di Trapani che ne aveva chiesto il reintegro. Ma non è andata bene. La sua permanenza alla Camera di Commercio di Trapani è stata molto bre­ve, neppure un anno, lui che era conside­rato un giovane prodigio. La nomina ai verti­ci dell’azienda di proprietà del Tesoro ar­riva dopo il flop della richiesta di reinte­gro come segretario generale dell’ente camerale.
Alfano a fine 2011 ha dato le sue di­missioni a seguito delle polemiche per l’inchiesta avviata dalla Procura di Paler­mo sulla sua nomina a Trapani.
Qualche tempo prima di essere stato incaricato dall’ente camerale, una lettera anonima avvisava che a vincere il con­corso sareb­be stato proprio lui. Poi una serie di sospetti sul suo curricu­lum, il dubbio che qualche voce fosse falsa. La procura di Trapani ha cercato di capire cosa ci fosse dietro. Poi ha ar­chiviato il caso.
Alessandro Alfano è stato coinvolto anche in un’inchiesta sugli esami truccati all’università di Palermo in cui restarono coinvolti studenti e funzionari per una serie di materie “comprate” a mille euro ciascuna, taroccando i databa­se dell’ateneo. Nel calderone finì pure Alfano jr., che però venne scagionato dopo aver presentato gli statini. “Ho real­mente sostenuto quegli esami – aveva det­to – ricordo persino le domande”.
Alfano si è laureato nel 2009 a Paler­mo, a 34 anni. Non proprio uno che bru­cia le tappe, come si legge invece nel suo curriculum: dotato di una ”personalità eclettica, che tende a bruciare le tappe grazie ad un’intelligenza vivace e una forte capacità relazionale”. O forse sì, vi­sto che l’anno prima, da studente, ha avuto il tempo di tenere un laboratorio all’università La Sapienza di Roma.
Nel frattempo, Alessandro Alfano fa tutta una carriera nell’universo della Ca­mera di Commercio, sempre accanto ad un berlusconiano della prima ora: Giu­seppe Pace, di Marsala, che della Camera di Commercio di Trapani è il presidente dal 2001. Nel 2006, Alfano diventa segretario di Unioncamere in Sicilia. E, casualmente, nell’entourage si ritrova Pino Pace. Come anche nei vertici di Retecamere, sempre nel macrocosmo delle Camere di Commercio.
Il rampollo della famiglia Alfano condivide con Pino Pace una passione per le auto. Alla Camera di Commercio di Trapani, infatti, lo ricordano per l’acquisto di un Suv da 35 mila euro. Una Range Rover Evoque blu scura, a quanto pare a spese della Came­ra di Commercio. È una cosa bizzarra, anche perché l’auto è registrata come au­tocarro, pur senza le opportune modifi­che. Ma perché la Camera di Commercio ha bisogno di un Suv, e soprattutto, dov’è questo Suv ora?
Ma non ci sono soltanto i Suv: ad Alfa­no piacciono anche le auto sportive, le Porsche ad esempio, chi non ne vorrebbe una? Una Boxster Cabriolet, ad esempio. Grigia, tettuccio apribile, due posti, cerchi in lega, 2700 di cilindrata per 200 cavalli di potenza. Da 0 a 100 in 6 secon­di. Un bolide che Alfano riesce a com­prare a prezzo stracciato. L’auto è del 2006, e nel 2008 fa l’affare da un tale di Palermo a soli 1.355 euro, quando il suo valore sfiorava i 30 mila euro. La Box­ster qualche anno fa andava molto: c’era una concorrenza spietata con la Bmw Z4, ma un Porsche è una Porsche, piace sem­pre. E’ piaciuta anche a Pino Pace.
Alfa­no gliela rivende nel 2010 a 20 mila euro, con una super maggiorazione ri­spetto al prezzo d’acquisto.
La cessione avviene nel maggio 2010, pochi giorni prima del cinquantesimo compleanno del presidente della Camera di Commercio. Alfano e Pace si incontra­no spesso all’Unioncamere Sicilia, hanno l’ufficio accanto. E di lì a qualche mese si incontreranno pure a Trapani, perché a novembre di quell’anno Alfano viene designato, dopo aver vinto quel concorso sospetto, segre­tario generale. Chissà, magari andavano a lavoro assieme, Pace e Alfano: auto sportiva due posti, scappottavano, e via. Di lusso. Proprio su un giro di auto di lusso in quel di Trapani gli investigatori vogliono vederci chiaro e hanno monito­rato queste compravendite strane. Con Alfano che comprava a quattro soldi e ri­vendeva a prezzi maggiorati.


 



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