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05/07/2016 17:00:00

“Alberto Sinatra… l’umiltà innanzitutto”. I “ritratti” di Attilio L. Vinci

I “ritratti” di Attilio L. Vinci - “Alberto Sinatra… l’umiltà innanzitutto”, Campo edizioni, 2016 .

Il pittore che ritrae per pratica e giudizio d'occhio sanza ragione è come lo specchio, che in sé imita tutte le a sé contrapposte cose, sanza cognizione d'esse.

Leonardo da Vinci

Il “mestiere” di biografo è difficilissimo e farlo bene è ancora più difficile. Un bravo biografo deve seguire ogni pista; deve avere il naso fine, le orecchie ben sviluppate e la pazienza fine del detective. Deve avere la lungimiranza di non tralasciare il minimo indizio utile a illuminare la vita e le opere della persona oggetto di biografia.
Con questi prerequisiti, possiamo quindi affermare, senza correre il rischio di essere smentiti, che Attilio L. Vinci – giunto ormai, con questa appena pubblicata su Alberto Sinatra, alla sua sesta biografia – rientra in questa categoria.
Attilio L. Vinci, però, non fa il biografo di “grandi” personaggi, predilige le cosiddette “microstorie”, perché convinto che ogni piccola storia offra la possibilità di penetrare nel profondo della Storia umana e del suo senso; è convinto – giustamente, secondo noi – che non può esistere una Storia senza tante microstorie.
Le “storie” di Attilio L. Vinci hanno visto fino adesso protagonisti “locali”; quelli però che hanno contribuito a far crescere un piccolo territorio arricchendolo di grandi cose.
Nel territorio trapanese, per fare alcuni esempi, sappiamo che si pubblicava il settimanale “Trapani Nuova” (famosa la sua “terza pagina” dedicata interamente al dibattito sul fare poesia, arte e cultura in Sicilia, curata dal poeta Antigruppo italo-americano Nat Scammacca) e che esiste pure il Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” (luogo in cui scienziati di tutto il mondo discutono di scienza e pace). Ma della “biografia” dei protagonisti – che hanno realizzato e animato tutto questo – si sa poco o nulla. Sembra che se ne sia persa la memoria.
Grazie al lavoro di Vinci però, via via, ne riaffiorano i “ritratti”. A volte sono tratti inediti; altre volte dimenticati completamente.
L’ultimo “ritratto”, in ordine di tempo, pubblicato dal Nostro, è quello dell’avvocato Alberto Sinatra. Ma quanti oggi, fra la gente comune ma, anche, fra i politici, spesso improvvisati, di ultima generazione, conoscono questo uomo politico della cosiddetta Prima Repubblica?
Alberto Sinatra, oltre che avvocato e docente di diritto, più volte è stato consigliere comunale, assessore e sindaco di Erice del PRI; il partito in cui ha ricoperto anche incarichi provinciali, regionali e nazionali. Sinatra fu anche consigliere provinciale, candidato alla Camera dei Deputati e al Senato. Diventa deputato nel 1989 per il PCI-Sinistra Indipendente.
Di questi tempi, contrassegnati spesso da “peones” della politica, avventurieri sprovveduti e tornacontisti, bene ha fatto Giacomo Di Girolamo, nella sua “presentazione” al libro, a scrivere che “i tempi della Prima Repubblica vanno, per certi versi, rimpianti (…) non certo per il consociativismo, per la clientela, per il malaffare, per Tangentopoli, ma per lo spessore politico e, perché no, umano, della stragrande parte dei rappresentanti della classe politica ai diversi livelli (…). Alberto Sinatra è stato un politico della Prima Repubblica, in quella che rimane la migliore accezione dei due termini”.
Se a questo, poi, aggiungiamo che Sinatra, da repubblicano mazziniano, diventa Deputato della Repubblica di “Sinistra Indipendente” (guidata da Stefano Rodotà) perché estromesso da tutti gli incarichi del PRI siciliano, feudo del discusso Ministro Aristide Gunnella, allora il profilo del nostro “umile” uomo politico assume le caratteristiche di una “umiltà immensa” e prestigiosa. Una forza viva messa al servizio del territorio. Parliamo, per intenderci, nel contesto dell’epoca in cui i segretari nazionali della DC e del PSI erano De Mita e Craxi e, di lì a poco, iniziava Tangentopoli (1992).
La pubblicazione di Attilio L. Vinci è ricca di immagini e documenti. Essa spazia fra gli eventi storici più significativi del periodo e si chiude con un’intervista all’avvocato-deputato, Alberto Sinatra. Il Sinatra che, come Attilio Vinci riporta nella biografia che riguarda l’“umiltà” e il “prestigio” del personaggio, amava orgogliosamente ricordare di essere “figlio di una casalinga e di un manovale edile”, così come, con altrettanta serena e grande umiltà (merce molto rara, se non scomparsa di questi testi mercenari), non dimenticava di dire che da giovane studiava sui libri prestati da un compagno più facoltoso di lui.

Giacomo Cuttone