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29/06/2016 19:00:00

Cause e conseguenze dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea

La Gran Bretagna esce dall'Unione Europea e si sta realizzando nell'immediato quello che gli osservatori specializzati temevano: grandi perdite nelle Borse di tutto il mondo e in Europa e in Italia in particolare. Ma non é cosa che durerà. Il futuro é nelle mani di Dio, e dipenderà anche dalle azioni degli uomini. In ogni caso, non sembra che ci sia molto da disperare.

La grande crisi economica del '29, nell'altro secolo, e quella iniziata negli Usa nel 2008 e passata con improvvisi disastri bancari in Europa, dimostrano che l'effetto delle crisi si attenua con il passare dei mesi e degli anni, e tutto si riassesta anche con nuove opportunità. Non si vede perché questo andamento non debba realizzarsi anche in questa occasione in cui una nazione decide di uscire da un organismo internazionale.
Senonché, l'uscita della Gran Bretagna dall'U. E. é un fatto che induce a riflettere. Innanzi tutto, perché é avvenuta l'uscita?

L'ex presidente del Consiglio Mario Monti, tornando alla vigilia del referendum britannico da Londra, dichiarava che a Londra aveva visto un cielo sereno, con allusivo ottimismo sul risultato delle urne, che di lì a poche ore l'ha smentito. Probabilmente l'ex presidente é vittima della sindrome che ha colto tutti coloro, politici e economisti, che speravano nella permanenza dell'Inghilterra nell'Unione politico - economica europea. La sindrome é generata da una dissociazione dalla realtà di quei politici e di quegli economisti che vedono pieno un bicchiere che é nemmeno riempito a metà.

L'U. E., soprattutto con l'entrata a regime della moneta unica, é stata una grande opportunità per la grande finanza. I profitti dei ricchi sono aumentati, e i ricchi sono diventati sempre più ricchi, mentre i poveri sempre più poveri. Per quanto riguarda in particolare l'Italia, avvenne che un cespo di insalata, che costava mille lire, e anche meno, costò, l'indomani dell'introduzione dell'euro, un euro: esattamente il doppio. Si arricchirono i commercianti in molte attività, ma diminuì il potere di acquisto di chi arrivava, con stipendi e pensioni medie, a fine mese. Peggio ancora si trovarono coloro che stanno al disotto della classe media della popolazione.

Se in Italia si facesse un referendum simile a quello inglese, il risultato sarebbe simile a quello inglese, ma con un margine maggiore a favore dell'uscita dall'U.E.

Ha pesato anche il problema dell'immigrazione, che sembra non far paura alla maggioranza dei capi partito, e viene sentito con apprensione dalle classi meno economicamente dotate. Ci sono milioni di disoccupati che non trovano lavoro, e i governi immettono nel mercato interno nuovi potenziali lavoratori. Se, poi, i nuovi arrivati non trovano lavoro nemmeno loro, lo Stato li assiste spendendo fior di miliardi, che non trova per assistere adeguatamente i propri cittadini in difficoltà.

L'U.E. non ha avuto una politica efficace né nel contrasto alla disoccupazione, né nel contrasto all'immigrazione esuberante. La maggioranza della gente in Italia e in molte altri Paesi europei, non é ricca, ma sofferente. Quindici anni di moneta unica e molti più anni di integrazione europea gli hanno lasciato l'amaro in bocca, mentre il progresso sociale promesso non si é visto. Ecco perché il sentimento europeo perde consensi dappertutto.

 

Leonardo Agate