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23/06/2016 12:00:00

Un autore di strage insignito della medaglia della Resistenza

Schio, in provincia di Vicenza, fu teatro di una strage avvenuta nel luglio del '45, a guerra finita. Nel carcere di quel paese erano rinchiusi un centinaio di detenuti, per la maggior parte in attesa di giudizio; alcuni erano destinatari di un ordine di scarcerazione non ancora eseguito. Fra i detenuti c'erano donne e minorenni. La maggior parte dei detenuti era legata in modo diretto o indiretto alla R. S. I., in qualità di ex repubblichini o familiari di repubblichini.
Un gruppo di ex partigiani, la notte del 6 luglio, irruppe nel carcere e massacrò 54 detenuti, per rappresaglia contro analoghe azioni di violenza gratuita commesse precedentemente in quelle zone dai nazisti e dai fascisti. Mentre, però, le precedenti violenze di destra e le relative rappresaglie, o viceversa le precedenti violenze di sinistra e le relative rappresaglie erano avvenute prima che la guerra finisse, la strage di Schio avvenne due mesi dopo la fine del conflitto, quando le brigate partigiane avevano avuto l'ordine di smobilitare e consegnare le armi.
Alcuni giorni dopo la notizia della strage, La Camera del lavoro e il PCI condannarono il fatto. Dalle forze alleate fu istruito un processo e in seguito altri due processi furono istruiti dai tribunali della Repubblica. Le diverse sentenze acclararono la gratuità dell'eccidio, individuando numerosi colpevoli, e condannandoli a pene severe: morte e ergastolo. Alcuni degli indagati scamparono all'estero, con la complicità di Togliatti, allora segretario del PCI e ministro della Giustizia. Questo lo riferisce, in suo famoso libro, Massimo Caprara, segretario particolare del Migliore.
Nel 2006 é stata firmata, tra il sindaco di Schio e i rappresentanti dell'ANPI, una "Dichiarazione sui valori della concordia civica". Senonché la pacificazione civica ha avuto, nei giorni scorsi, una tappa d'arresto poiché uno degli autori della famosa strage, Valentino Bortoloso, novantatreenne, é stato insignito della medaglia della Resistenza. Questo partigiano, nome di battaglia "Teppa", alla fine amnistiato, fu condannato a morte perché autore, assieme ad altri, della strage.
La proposta di conferire la medaglia della Resistenza a "Teppa" é pervenuta al Ministero dalle associazioni partigiane.

La guerra civile italiana, tra fascisti e antifascisti, finì ufficialmente con la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma continuò ufficiosamente, per iniziativa dei partigiani, per un paio d'anni ancora. Sono passati circa settant'anni da quei tempi e quei fatti. Nel tempo sono stati eretti monumenti, collocate lapidi, intitolate vie e piazze, conferite un'infinità di medaglie ai protagonisti e ai martiri della Resistenza. Non é tempo ormai di smetterla con tardivi riconoscimenti di valore resistenziale? Non é tempo ormai di lasciare agli storici il compito di ricostruire la verità dei fatti?

Leonardo Agate