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20/06/2016 08:50:00

Omicidio Rostagno, oggi nuova udienza del processo d'appello

 Nuova udienza oggi del processo d'appello per l'omicidio di Mauro Rostagno.  Imputati Vincenzo Virga, all'epoca capomandamento della famiglia di Trapani e Vito Mazzara, condannato all'ergastolo per diversi omicidi. I due sono stati condannati, il primo come mandante ed il secondo come killer esecutore ed entrambi assistono al procedimento in videoconferenza (il primo da Parma, il secondo da Milano). Il collegio e' presieduto dal giudice Matteo Frasca mentre l'accusa e' rappresentata dai sostituti procuratori generali di Palermo, Nico Gozzo e Umberto De Giglio.Durante la relazione introduttiva il giudice a latere Murgia ha evidenziato i punti cardine del processo di primo grado, facendo riferimento alla sentenza redatta dal giudice della Corte d'Assise di Trapani, Angelo Pellino: 

"La mafia trapanese si prestava ad offrire dei servigi per diversi committenti di turno, in cambio di droga o di favori della piu' disparata natura e l'aspetto piu' inquietante e' che essendo coinvolti in questo tipo di commercio clandestino taluni apparati dello Stato, ed esponenti qualificati dei servizi, un simile quadro germinava uno scambio di accordi indicibili".

Il giornalista fu ucciso a Trapani il 26 settembre 1988 con un fucile calibro 12 in contrada Lenzi, a Valderice, nel trapanese.  "Rostagno, con il suo modo di fare giornalismo attraverso l'emittente Rtc - ha detto il giudice - avvicinava la gente comune ai valore della legalita' senza sermoni moralisti". "Nell'individuare la matrice omicidiaria - ha continuato Murgia- e' stato fondamentale il contributo dei collaboratori di giustizia", citando poi le indagini sul centro studi Scontrino, la Loggia Iside 2 ed il centro Scorpione e i legami tra massoneria, mafia e politica. "La mafia trapanese - ha affermato - si prestava ad offrire dei servigi per diversi committenti di turno, in cambio di droga o di favori, con il coinvolgimento di taluni apparati dello Stato, ed esponenti qualificati dei servizi, in un quadro di accordi indicibili". Infine, un aspetto tecnico: "Meno dell'1% della popolazione aveva un profilo genetico compatibile con gli alleli identificati sui reperti del fucile utilizzato per uccidere Mauro Rostagno, e Vito Mazzara rientrava tra questi". Oggi il completamento della relazione.