“NETWORK” è il nome di battaglia della rete di associazioni e liste civiche nate in Sicilia, che merita di essere seguita con interesse e ascoltata con attenzione: pari, almeno, a quella dedicatagli dal coraggioso sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone.
Tutte le società di ricerca, non ultima quella di Roberto D’Alimonte, riportata dal Sole 24 Ore sostengono che la prima preoccupazione degli italiani è il lavoro. Lo stesso Presidente della BCE (quel pericoloso estremista di Mario Draghi) sostiene che “in Italia si sta correndo il rischio di trasformare un’intera generazione in una “lost generation”(sono 2,3 milioni,i ‘NEET’ stimati dall’ISTAT,nel suo Rapporto Annuale). Solo una classe dirigente in preda ad una sorta di ‘fantasia di sparizione’ può permettersi di ignorare questa spettacolare e devastante evidenza: continuando a nascondere al popolo sovrano ‘ciò che è’ e a mostrare ‘ciò che non è’, gestendo in segreto i problemi di tutti e a puntare i riflettori solo su quel che gli conviene.
Oggi, qualsiasi formazione politica, soprattutto di centro sinistra, e che parte dal Sud - se vuole perseguire un’efficace risultato - non deve disperdere le risorse in mille rivoli, ma concentrarle in due direttrici: il lavoro alle Nuove Generazioni e la mobilitazione per il “NO” al Referendum sulla Riforma della Costituzione.
La ‘questione’ del lavoro, s’intreccia con quella meridionale (ormai scomparsa dall’Agenda Setting’ dei governi di qualsiasi colore, da almeno un quarto di secolo) “Un Paese al rovescio: gli anziani al lavoro e i giovani a casa”, così titolava sabato scorso “La Stampa”. Per essere concreti : contratti di solidarietà per ridurre l’area delle tutele passive, la staffetta generazionale per combinare un’uscita soft dal mondo del lavoro per gli anziani e un’entrata graduale per i giovani, ma soprattutto contratti per gli under 30 anni, con contributi previdenziali totalmente defiscalizzati nel Mezzogiorno ( il Jobs Act ha abrogato la legge 407/90 che veniva utilizzata dalle Imprese siciliane per assumere i giovani).
L’altro tema è quello del No al Referendum “Renziano” sulla Costituzione, non voglio dilungarmi in questa sede sulle motivazioni, mi basta citare il più grande costituzionalista italiano Gustavo Zagrebelsky ed ex presidente della Consulta: “Io dico no, con questa riforma si passa dalla democrazia al potere dell’Oligarchia. È in corso da 30 anni un’involuzione che ha rovesciato la piramide della democrazia. La base, cioè i cittadini, le loro associazioni, le strutture sociali, contano sempre di meno, e sempre di più contano i vertici, che siano i vertici dei partiti o delle istituzioni. Questa è un’involuzione che tecnicamente si può chiamare il passaggio dalla democrazia all’oligarchia”. In questo apocalittico scenario, fanno ben sperare, però, i movimenti che scelgono di partire proprio ‘dal basso’ dimostrando che, se si vuole, il ‘Sesto Potere’ può organizzarsi e contare.
Mi pare marcino in questa direzione, anche le “Organizzazioni per il Cambiamento” sorte in diverse città del nostro incantevole ma disastrato territorio – Alcamo, Castellammare del Golfo, Trapani, Salemi, Marsala, Petrosino, – che, qualche giorno fa, nella splendida cornice dell’Atrio di Palazzo Fici, gremito fino all’inverosimile ( sopratutto da giovani ), si sono presentati al cospetto della cittadinanza marsalese. Con l’auspicio che il tutto non si risolva nell’ennesima, entusiasmante fiammata destinata a spegnersi contro il muro d’indifferenza e d’apatia che contraddistingue le comunità delle nostre desolate contrade. Per questa ragione, occorre che i movimenti che animano “NETWORK” trovino – oltre a continuare le loro campagne di denuncia e di proposta, nelle quali, finora, hanno dato ottima prova – ulteriori elementi di coesione che ne favoriscano la crescita, fungendo da denominatore comune tra le diverse realtà locali, e i temi proposti sono in perfetta sintonia con la voglia di esercitare il diritto alla cittadinanza attiva e responsabile che sembra accomunare le donne e gli uomini di “NETWORK”.
"Lavoro" e "Costituzione", temi per cui vale la pena impegnarsi, se non altro per ricordare, non con la retorica delle celebrazioni, ma con la dura consistenza dei fatti che i centomila morti della Resistenza Italiana, si sono sacrificati non solo per battere il nazi-fascismo ma per costruire davvero “Una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro”.
G. Nino Rosolia
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