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17/05/2016 06:30:00

La corsa di Mozia e le Saline patrimonio Unesco. L'esempio di Palermo (poco seguito)

La prima volta risale a oltre 40 anni fa. Ci hanno provato tutti, da Marsala a Trapani, a far rientrare nella lista dei beni patrimonio dell’umanità Unesco le Saline e Mozia. Ci hanno provato sindaci, presidenti della Provincia, politici di ogni ordine e grado, associazioni e comitati vari. In quarant’anni solo buchi nell’acqua, per una mancanza di strategia comune, per iniziative paragonabili alla candidatura a un concorso di bassa lega.
Adesso si ripropone il tentativo, diverso dagli altri, di far rientrare Mozia e le Saline nell’elenco più ambito dai territori che si vantano di una vocazione culturale e turistica.
Mentre nel passato si è pensato solo a Mozia, o solo alle Saline di Marsala, o solo a quelle di Trapani e Paceco, questa volta si è pensato di allargare il raggio d’azione.
La proposta è di far inseire nell’elenco Unesco l’“Isola di Mozia e area vasta delle saline di Marsala, Paceco e Trapani”.
Nei giorni scorsi a Palermo è stato siglato l’accordo di collaborazione tra Libero Consorzio Comunale di Trapani e Fondazione Unesco Sicilia finalizzato alla proposizione della candidatura di Mozia e le Saline per l’inserimento nella Word Heritage List dell’Unesco.
L’accordo disciplina i rapporti tra i due Enti che mirano congiuntamente a realizzare tutte le procedure necessarie: costituzione del Comitato Promotore (in cui comprendere i soli enti pubblici interessati: ex Provincia e i Comuni di Marsala, Paceco e Trapani), del successivo Comitato Tecnico-Scientifico e dell’eventuale Comitato d’Onore.
In provincia di Trapani si tenta l’ingresso nella lista Unesco con ottimismo,
dopo i risultati di Palermo, dove il percorso Arabo-Normanno lo scorso anno è stato premiato entrando tra i patrimoni dell’umanità.
Il lavoro che si sta facendo in provincia di Trapani è però diverso, e non ha una preparazione lunga come quella di Palermo. Il riconoscimento del percorso Palermitano, è costato 135 milioni di euro di fondi comunitari spesi, dal 2000 al 2013, per il recupero e la valorizzazione dei siti inseriti nel percorso arabo-normanno di Palermo e le cattedrali di Cefalù e Monreale. E nella prossima programmazione conta di reperire circa 70 milioni di euro. Secondo le statistiche la proclamazione di un sito come patrimonio dell’umanità sarebbe a in grado di far lievitare del 30% i flussi turistici, con tutte le ricadute positive sull’indotto.
Il punto non è solo individuare un bel sito da far proclamare patrimonio Unesco, ma renderlo fruibile, valorizzarlo, e dotare il territorio di tutte le infrastrutture necessarie per la fruizione.
Mentre a Palermo e provincia in questi anni si sono spesi decine di milioni di euro per recuperare i monumenti del percordo Arabo-Normanno, in provincia di Trapani la situazione è all’anno zero, e si sta procedendo in maniera diversa rispetto a Palermo. Mentre nel capoluogo siciliano i finanziamenti sono stati utilizzati prma per la valorizzazione dei beni, qui, in provincia di Trapani, si tenta il percorso inverso. Far riconoscere le Saline e Mozia patrimonio dell’Umanità per poi investire. Un esempio? Le Saline di Marsala e Mozia si trovano nella Riserva delle Isole dello Stagnone. Un luogo che dovrebbe essere super protetto, ma che negli anni ha subito abusi edilizi di ogni tipo, dai chioschi, agli scivoli, ai tentativi di costruire alberghi. Lo Stagnone però così come lo si conosce rischia di scomparire, la fauna locale è in difficoltà per le mutate condizioni dell’habitat. Infatti la bocca nord della laguna, caratterizzata da acque basse e calde, si sta praticamente chiudendo, con problemi per il naturale riciclo dell’acqua. In questi anni non è mai stata fatta manutenzione, non si è provveduto all’escavazione del fondale. La costa su cui insistono le saline, da Marsala a Paceco e Trapani, poi, da anni non si fa una bonifica dei luoghi. E la fruibilità non è il massimo. E’ rimasto al palo, ad esempio, il progetto per la pista ciclabile cominciato e lasciato a metà da Giulia Adamo quando era presidente della Provincia. La pista ciclabile doveva collegare Trapani e Marsala, ma si ferma a Nubia, ed è in pessime condizioni.
In sostanza la strategia in provincia di Trapani è diversa, e non si sta prendendo spunto da quanto fatto a Palermo. Nessuno però ha mai pensato di studiare quell’esperienza, di capire come Palermo e provincia siano arrivate a vedere il proprio percorso Arabo Normanno inserito nella lista dei patrimoni Unesco.
Il tempo c’è però, con il Libero Consorzio e Unesco Sicilia che hanno stretto l’accordo, che potrebbe portare a nuove fasi di studio.
Questo non è l’unico tentativo messo in moto per far riconoscere le Saline come patrimonio Unesco. Ovviamente tutti falliti, spesso messi in moto in maniera grossolana. Marsala ci prova da 40 anni a far entrare nella prestigiosa lista Mozia e le Saline. Gli ultimi tentativi sono stati fatti dall’amministrazione Galfano, con la consulenza di Fabio D'Anna che coordinava la commissione di esperti appositamente costituita.
Venne poi Carini, che annunciò l'impegno diretto dell'allora ministro Sandro Bondi. Poi ci ha provato anche Giulia Adamo, ma non si è mai concluso nulla. Anche la Provincia regionale di Trapani ci ha provato. Nel 2010, dopo due ore di “appassionato ed unitario dibattito” il consiglio provinciale approva una mozione che non lascia spazio a perdite di tempo. Il documento, in particolare, ”impegna l’Amministrazione della Provincia Regionale di Trapani a farsi promotrice della costituzione di un comitato permanente a sostegno della candidatura del sito “La Civiltà fenicio-punica in Italia, Isola di Mozia e Lilybeo” quale patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO”. Tale comitato avrebbe dovuto coinvolgere la stessa Provincia Regionale di Trapani, il Comune di Marsala, la Regione Siciliana, la Sovrintendenza ai beni culturali, la Fondazione Whitaker, le Università siciliane, il mondo della scuola e le associazioni culturali e scientifiche interessate alla materia. Curiosità: la Regione non aderì a quella proposta. L’Assessore regionale alla cultura, Armao, aveva cambiato idea, e aveva annunciato di lavorare per fare diventare patrimonio Unesco l'itinerario arabo-normanno di Palermo, Monreale e Cefalu'.