Sono passati trent’anni da quell’aprile del 1986 quando a Trapani sotto l’insegna del circolo culturale “Centro Studi Scontrino”, il cui direttore era Gianni Grimaudo, venne scoperta la più grande rete di logge massoniche in Sicilia. Era, esattamente il 6 aprile dell’86, quando il capo della Squadra Mobile di Trapani, Saverio Montalbano, quello vero, non quello della fiction, fece irruzione con i suoi uomini presso il Centro Studi dove in realtà si celava la sede di ben sei logge massoniche: Iside, Iside 2, Hiram, Cafiero, Ciullo d’Alcamo, Osiride, e una settima, scoperta successivamente e chiamata Loggia C. Lo spunto di quella indagine era arrivato alla fine del 1975, quando in Questura a Trapani arrivò un esposto che denunciava delle irregolarità sulla nuova nomina del comandante e del vice comandante dei Vigili. Nella lettera oltre alle irregolarità per il concorso si suggeriva di indagare sulle logge del circolo culturale Scontrino.
I poliziotti nel corso del blitz sequestrano gli elenchi di sette logge massoniche con 200 iscritti, e, da un primo esame, la documentazione sembra regolare. Indagini più accurate del Capo della Mobile intuiscono che c’è in realtà una loggia coperta e i suoi quasi cento iscritti non erano presenti negli elenchi ufficiali. L'inchiesta continua ed emergono i primi nomi segreti. C’erano tutti nella loggia massonica coperta; dai funzionari del Comune e della Provincia, al burocrate della Prefettura, ma anche imprenditori edili, commercianti, un deputato della Democrazia cristiana, e boss mafiosi. Ma chi erano gli appartenenti a quella loggia che riuniti in un comitato decidevano le sorti della città di Trapani e forse dell’intera provincia. C’era l'assessore regionale democristiano agli Enti locali Francesco Canino, l'ex assessore provinciale dc Salvatore Bambina, il primo dirigente della prefettura, alcuni dirigenti del Comune, tra cui Bartolomeo Agugliaro, Giuseppe Ferrauto, Giovanni Soldano, e Filippo Sparla, Segretario generale della Camera di Commercio di Trapani, arrestato nel 2001 per lo "Scandalo Asili Nido" e più di recente consulente dell’ex sindaco di Marsala Giulia Adamo. Venne invece assolto, con sentenza definitiva nel 1993, il vicequestore Saverio Bonura. C’era il questore Giuseppe Varchi iscritto alla P2 con la tessera n. 908, il comandante dei vigili urbani, il sacerdote don Agostino Coppola, nipote del mafioso Frank Coppola. Poi c’erano altri colletti bianchi come Francesco Ingrande, funzionario della Commissione provinciale di controllo, il maresciallo dei vigili urbani di Trapani Nino Corselli. Accanto a questi personaggi delle istituzioni, c’erano anche i boss mafiosi: Mariano Agate di Mazara del Vallo, Natale L'Ala di Campobello di Mazara, Mariano Asaro di Castellammare del Golfo, ricercato per avere organizzato la strage al tritolo di Pizzolungo, Vincenzo Rimi figlio di Natale Rimi, boss della famiglia di Alcamo, e Gioacchino Calabrò ritenuto l’autore della strage di Pizzolungo.
Ma che cosa successe, dopo che venne portata alla luce quel comitato d’affari politico-imprenditoriale-mafioso? Come per altri investigatori che a Trapani avevano scoperto intrecci tra le istituzioni e la criminalità organizzata, fra questi il Commissario Peri o lo stesso Ninni Cassarà, qualche giorno dopo la perquisizione allo Scontrino, il capo della Squadra mobile Saverio Montalbano venne sospeso dal questore Mario Gonzales per un uso improprio delle auto blindate, era questa la motivazione ufficiale.
Le indagini condotte in seguito dalla magistratura scoprirono che la super loggia trapanese era legata alla P2, e che fu lo stesso Licio Gelli, nella primavera del 1980, ad inaugurare la loggia segreta di Trapani. Ci furono 34 comunicazioni giudiziarie indirizzate a uomini politici e boss, professionisti e burocrati e i magistrati indagarono anche sulle trame internazionali di Iside 2 oltre che con la criminalità organizzata. Nel dicembre del 1992 il direttore del centro Scontrino, Gianni Grimaudo, il numero due della Loggia, Natale Torregrossa, e altri sei fedelissimi della loggia segreta comparirono davanti ai giudici del tribunale di Trapani. Il processo si concluse con 3 anni di reclusione per Grimaudo e qualche anno in meno per Torregrossa.
La vicenda della loggia Scontrino è emblematica del fatto che già trent’anni fa la mafia aveva bisogno di un collante con le istituzioni, con i cosiddetti "colletti bianchi" per mantenere i propri traffici. La scoperta della loggia massonica Scontrino, poteva e doveva suscitare una reazione forte dello Stato che non c’è stata, e, invece, molti di quei personaggi hanno continuato a fare quello che facevano, facendo carriera in posti di rilievo della società trapanese. Tutto ciò spiega quali siano state e quali sono ancora oggi gli intrecci tra mafia, politica e affari di questa provincia, la cui vera caratteristica sul territorio è la presenza di logge massoniche che con la loro forza e impermeabilità oltre a garantire la copertura di affari di vario genere, come carriere, appalti, elezioni politiche, garantiscono anche quella protezione di cui ancora oggi lo stesso boss Matteo Messina Denaro usufruisce per continuare, quasi indisturbato, la sua latitanza.