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10/04/2016 08:00:00

Il Made in Italy? Ci sono anche le armi e le mine antiuomo

Parliamo un po’ di Made in Italy. Moda? No. Enogastronomia? No. Arte? No. Mafia? Un po’ sì, quella c’è sempre, in qualche modo, quando si parla di cose esplosive. C’è un made in Italy (volutamente minuscolo) di cui non si parla molto, nonostante sia un mercato di svariate decine di milioni di euro, eppure siamo davvero bravi e i nostri prodotti vengono considerati molto affidabili e tecnologicamente avanzati. Mai un politico che se ne vanti in qualche programma televisivo. Mai nessuno che ci dica quanto si spende per la ricerca in questo settore, così, giusto per smentire la diceria che nel nostro paese non si fa ricerca. Ci siete? Sto parlando di armi, più precisamente di mine antiuomo. Lo spunto è arrivato lo scorso lunedì, durante la lettura dell’almanacco, in diretta su RMC101. Il 4 aprile stata è la giornata mondiale contro le mine antiuomo. Le più odiose e deprecabili armi che siano state inventate dall’uomo. Dei soldati perfetti, non dormono mai, non temono le intemperie, sono sempre lì e aspettano con incolpevole pazienza. Negli anni sono diventate così sofisticate da sfuggire pure ai rilevatori del metallo, sono di plastica ora e possono avere forma attraente per incuriosire i bambini. Lo racconta bene Gino Strada nel suo libro Pappagalli verdi. Hanno pensato a tutto i fabbricanti di mine, colpire un bambino è più facile e la sua mutilazione costringe gli adulti ad occuparsi di lui, un modo come un altro per sottrarre uomini alla guerra. Esistono dunque individui che studiano il modo per perfezionare questi strumenti di morte, sono considerati ricercatori, come quelli che si spendono per trovare le cure e salvare vite umane. Una mina antiuomo costa poco più di sette euro per disattivarla ce ne vogliono cinquemila. Ma si possono anche fare a casa, in maniera rudimentale. C’è un trattato dal 1999, quello di Ottawa, che è stato ratificato da oltre 160 paesi, ma mancano all’appello i grandi produttori di mine: Cina, Russia, Stati Uniti, Israele e le Coree. Nel 2014 il dipartimento di Stato, a Washington, ha assicurato di aderire allo 'spirito e agli obiettivi umanitari' della convenzione. Garantisce che non userà mai più le mine antiuomo salvo qualche eccezione qua e là, però non ratifica, aderisce allo spirito con periodiche deroghe. I paesi che hanno aderito non possono più usare, vendere, comprare o conservare questi ordigni, l’Italia ha firmato. Le aziende italiane non posso più produrre né commerciare mine antiuomo, un pezzo del made in Italy si è perso? Ma quando mai! Gli italiani, si sa, sono creativi, è stato sufficiente cambiare il nome al prodotto, aggiustare qualche dettaglio ed ecco a voi: le mine intelligenti, l’intelligenza consiste nel saper esplodere ad una determinata ora. Capirai? Chiamatele allora mine puntuali. Ma forse le hanno chiamate così perché, se salti in aria per colpa di una mina intelligente, non puoi dire niente, non c’è dubbio, sei tu il cretino che ti sei trovato all’ora stabilita nel posto sbagliato.
Sono oltre 100 milioni le mine antiuomo disseminate nel mondo, l’Afghanistan detiene il primato ma anche la Bosnia ne è ancora infestata, la guerra è ormai finita ma le mine non lo sanno, appartengono alla vecchia generazione, sono cretine. Il 4 aprile è la giornata mondiale contro le mine antiuomo, ma ancora si producono si comprano e si usano, ribattezziamola giornata mondiale dell’ipocrisia e stendiamo un lenzuolo rosso sui balconi, rosso di vergogna.

Altri consigli per la lettura: Non chiamatela guerra di Luca Del Re.

 

Katia Regina

 

 

 



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