Nella libreria che vorrei, quella che sistemo la notte, durante i miei sogni ricorrenti, la vetrina vorrei poterla fare io, scegliere i volumi uno ad uno e non tenendo conto solo delle novità strillate dai media, senza torturare gli occhi dei passanti con un solo titolo ripetuto ossessivamente perché qualcuno ha pagato quello spazio. La vetrina della libreria che vorrei dovrebbe raccontare una storia attraverso i titoli dei libri esposti, e ogni settimana chi ne indovina il senso dovrebbe vincere qualcosa.
Nella libreria che vorrei alcuni settori sarebbero indicati da una croce verde, come quella delle farmacie, i libri sarebbero la cura per ogni tipo di malessere o turbamento e il libraio li dovrebbe saper somministrare come fossero antibiotici, lenitivi o balsami.
Nella libreria che vorrei nell’aria dovrebbe aleggiare oltre all’odore della carta e dell’inchiostro, quello di un progetto culturale che conduca da qualche parte, attraverso un percorso fatto da tante voci anche quelle più flebili che sussurrano appena pensieri stranianti, controcanti armoniosi.
In questa buffa libreria i clienti dovrebbero trovare libri che neppure sapevano di dover cercare. In un luogo così ameno alcuni libri potrebbero fissare i clienti con maleducata insistenza per attirare l’attenzione di qualcuno, perché certi libri sono insolenti, testardi e impertinenti.
In una libreria così i librai dovrebbero indossare una mimetica, come in guerra, perché sarebbe un avamposto, una trincea scavata in una terra che ancora produce frutti, nonostante l’assedio. Ogni anno si dovrebbero poter contare nuove reclute, fino a diventare un esercito imbattibile. Ora basta però, altrimenti rischio di diventare una fondamentalista anch’io, la tentazione è forte vi assicuro. Se c’è una cosa che noi donne sappiamo fare bene, questa è essere pragmatiche. Va bene, lo ammetto, solo dopo aver rotto le scatole agli uomini. La libreria che ho finora sognato e indicato non è molto praticabile, però qualcosa che coniughi le dure leggi del mercato con la sostanza, quella sì è praticabile. Per farla breve dico che una libreria che sia di proposta oltre che di servizio si può fare. E questo non è più un sogno. A presto amici lettori.
Katia Regina, ma anche Pietro Pellegrino