Ryanair non collega più Trapani con Roma Ciampino. Da fine Marzo cambia la strategia di Ryanair, il principale vettore low – cost, che fa base a Trapani Birgi interrompe il collegamento con Roma Ciampino, per sostituirlo con Roma Fiumicino. La scelta crea non pochi malumori, se da un lato infatti l’aeroporto di Fiumicino permette collegamenti internazionali praticamente con tutto il mondo, dall’altro lato è un aeroporto un po’ più scomodo per i tanti pendolari, costretti a rivedere i loro orari, dato che Fiumicino, rispetto a Ciampino, non è proprio dietro l’angolo per raggiungere Roma. E inoltre Ryanair opera nel Terminal C, che è il più periferico tra i tre terminal del “Leonardo Da Vinci”.
Ma non è questo a preoccupare i passeggeri trapanesi, al momento. Perché, dati alla mano, in base alle recenti scelte della compagnia aerea irlandese, appare sempre più chiaro che Ryanair, approfittando della posizione ormai dominante nel mercato aereo italiano, sta ragionando in termini low – cost per le tariffe, come sempre, ma non per quanto riguarda le strategie. E quindi si punta sempre di più ai grandi aeroporti, Fiumicino in testa. Ryanair ha già mollato la Sardegna, gli aeroporto pugliesi, altri scali periferici, e presto è probabile che stessa sorte tocchi a Trapani – Birgi, dove i Comuni non riescono a rispettare l’oneroso contratto di co-marketing preteso dalla compagnia aerea. Le voci di corridoio danno per scontato, dal 2017, cioè tra meno di un anno, un forte ridimensionamento dei voli da e per Trapani, in favore di Palermo. Stessa cosa avverrà per Comiso, risucchiato da Catania.
Perché dal 2107? Perché in quell’anno scadrà proprio il contratto di co-marketing, e non ci sono le condizioni al momento per un rinnovo. I comuni, in base agli accordi presi due anni fa devono pagare all’Ams 2.714.500 euro Iva compresa l’anno. L’Ams è la società della Ryanair che si occupa del marketing. Ufficialmente si compra pubblicità, in pratica si comprano i voli. Progressivamente, dunque, Ryanair sposterà la sua attenzione e i suoi voli su Palermo, destinazione molto più ricca rispetto a Trapani, e lo farà gratis. Nel senso che non è previsto, in quel caso alcun contratto di co-marketing, perché la destinazione – come Catania – è considerata dalla compagnia aerea già di per sé di rilevanza strategica fondamentale. Nè il management dell’Airgest nè gli enti locali trapanesi hanno il “peso” per sedersi al tavolo con Ryanair e imporre delle soluzioni.
Il fatto è che, in assenza di regole e con il disastro di Alitalia, si è consentito a Ryanair di fare il bello e il cattivo tempo, arrivando nei territori, imponendo regole, rotte e anche strategie commerciali, con un rapporto totalmente distorto, perché gli enti locali non sono in grado, per struttura e preparazione, di fronteggiare Ryanair, e possono solo subirne le scelte. Un esempio è quello che sta avvenendo ad Alghero, dove l’addio di Ryanair ha messo in ginocchio il comparto turistico del territorio. Dal 1° Novembre Ryanair, poi, lascerà anche Cagliari, con soli tre collegamenti nazionali. In prospettiva, stessa sorte potrebbe toccare a Trapani. Nel caso della Sardegna, né le petizioni popolari, né le raccolte di fondi tra enti locali, albergatori e imprenditori hanno fatto cambiare idea.
Stessa sorte tocca all’aeroporto di Pescara, dove Ryanair nel 2015 ha movimentato 600.000 passeggeri. Ufficialmente, Ryanair motiva la chiusura di questa e altre basi come segno di protesta per l’aumento della tassa d’imbarco, stabilito da una legge del 2012 a carico delle compagnie aeree: il +40% destinato a finanziare il fondo di solidarietà dei piloti ex Alitalia ha scatenato la reazione della compagnia irlandese, che ha reagito annunciando la cancellazione di buona parte dei voli da e per Pescara, Crotone e Alghero. Ma in realtà si tratta di un pretesto: l’aumento della tassa era noto da tempo, e, comunque, si tratta di un costo che ricade sui biglietti, e quindi sui passeggeri.