Sequestro da 10 milioni di euro per gli imprenditori Spallino: "Vicini a Messina Denaro"
11,30 - L'operazione di oggi giunge al termine di un 2015 ricco di operazioni antimafia. È del 3 agosto 2015, invece, l'operazione "Hermes", con l'esecuzione della misura cautelare in carcere emessa nei confronti di undici indagati per associazione mafiosa e favoreggiamento della latitanza di Messina Denaro; gli arreastati erano inseriti nella rete di comunicazione e pizzini attraverso il quale il ricercato esercitava il suo controllo in Cosa nostra trapanese. L'attività investigativa, in particolare, ha ricostruito parti significative del circuito di smistamento della corrispondenza del ricercato, evidenziando il ruolo del capo del mandamento di Mazara del Vallo, Vito Gondola, responsabile della raccolta e distribuzione dei bigliettini, nonché degli esponenti mafiosi Giovanni Domenico Scimonelli e Pietro Giambalvo, incaricati dell'ulteriore instradamento della corrispondenza. L'11 novembre 2015 (operazione "Eden bis") è scattata, invece, una misura cautelare in carcere nei confronti di 4 affiliati alle famiglie mafiose di Bagheria e Corso dei Mille indagati per rapina e ricettazione aggravate dalle finalità mafiose. Il provvedimento ha interessato soggetti coinvolti nella rapina ai danni del deposito della ditta di spedizioni di Campobello di Mazara del 4 novembre del 2013, rientrante nel patrimonio aziendale dell'imprenditore palermitano Cesare Lupo, ritenuto prestanome dei fratelli Graviano. L'indagine, quale prosecuzione dell'attività "Eden 2", nel 2014, aveva portato all'arresto di 16 indagati e ricondotto la rapina a un generale accordo tra le principali articolazioni di Cosa nostra per la gestione di delitti comuni, pianificati anche per finanziare la latitanza di Messina Denaro. È del 3 dicembre 2015 (operazione "Hermes") il decreto di sequestro beni per 13 milioni di euro nei confronti di Gondola, Scimonelli, Giambalvo e Michele Gucciardi. costituito da numerose società attive nella distribuzione alimentare e nei settori agricoli.
08,30 - Ecco il comunicato dei Carabinieri sul sequestro di beni agli imprenditori Spallino:
Un duro colpo al patrimonio riconducibile alla famiglia mafiosa di Castelvetrano e’ stato inferto dai Carabinieri del ROS e del comando provinciale di Trapani, che questa mattina hanno dato esecuzione al sequestro emesso dal Tribunale di Trapani a carico degli imprenditori castelvetranesi Antonino e Raffaella Spallino, prestanomi dell’organizzazione capeggiata dal latitante Matteo Messina Denaro. i provvedimenti ablativi, richiesti dalla procura distrettuale antimafia di Palermo, hanno interessato le province di Trapani, Palermo e Reggio Calabria, colpendo l’ingente patrimonio accumulato dai predetti, per un valore complessivo di 10 milioni di euro.
L’intervento odierno scaturisce dalle progressioni investigative sulla ricerca di Matteo Messina Denaro, acquisite nell’ambito dell’operazione “Mandamento” che, nel dicembre del 2012, aveva portato all’arresto degli esponenti di vertice del mandamento di Castelvetrano, inseriti a vario titolo nella struttura di supporto economico al latitante, e al sequestro del patrimonio accumulato dai predetti, per un valore complessivo di 16,5 milioni di euro.
Tale attività aveva documentato le infiltrazioni di Cosa nostra nella gestione delle attività economiche nella provincia di Trapani ed accertato come la struttura criminale diretta dal latitante Matteo Messina Denaro esercitasse un rigido controllo territoriale finalizzato, tra l’altro, all’acquisizione sistematica dei lavori per la realizzazione degli impianti di produzione delle energie rinnovabili, attraverso l’operato del noto Sacco Santo, gia’ consigliere provinciale e presidente della commissione lavori pubblici, nonché grazie ad una fitta rete di società controllate, in modo diretto o indiretto, dall’imprenditore salemitano Salvatore Angelo, già sottoposto ad analogo provvedimento ablativo.
Nel citato procedimento gli Spallino erano stati indagati per intestazione fittizia di beni (reato poi estinto per intervenuta prescrizione) ed, in particolare, per aver acquisito mediante la “spallino servizi srl”, allo scopo di favorire la locale famiglia mafiosa e di eludere la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniali, il ramo d’azienda della società “ecol sicula srl” dell’ergastolano antonino nastasi, gia’ attiva nel settore dello smaltimento dei rifiuti .
L'odierna indagine patrimoniale, aggiornando ed integrando le acquisizioni dell’operazione mandamento, ha accertato il ruolo avuto dalle società “modulor energia s.r.l.” e “modulor progettazioni s.n.c.” (il sequestro riguarda il 50% delle quote) degli spallino nella realizzazione di un impianto fotovoltaico su un terreno in contrada airone di castelvetrano di proprietà dell’esponente mafioso giovanni furnari. l’attivita’ ha inoltre riscontrato il trasferimento, nella provincia di reggio calabria delle societa’ b.f.g. energy s.r.l. (destinataria della misura ablativa) e agricola agrisland, accertando il contestuale ingresso nelle compagini societarie di soggetti collegati alla cosca aquino di marina di gioiosa ionica (rc), in passato coinvolta, unitamente al ricercato messina denaro, in un vasto traffico di sostanze stupefacenti dal sudamerica (indagine igres).
Infine, attraverso un’approfondita analisi dei rapporti bancari, è stato documentato il trasferimento, da parte degli spallino, di tutti gli assets societari della spallino servizi s.r.l. a favore della cooperativa ecoplus di castevetrano, costituita nel 1999 per l’assistenza all’infanzia e trasformata, a seguito di una serie di operazioni societarie, in una cooperativa operante nel settore della raccolta dei rifiuti.
Per tale soggetto economico, risultato peraltro aggiudicatario, in regime d’urgenza, di numerosi lavori e forniture in ambito locale, la sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani ha applicato l’art. 34 del codice antimafia, che prevede l’amministrazione del bene senza lo spossessamento gestorio. Il sequestro, ha avuto per oggetto 12 imprese operanti nei settori della produzione di energia elettrica, della raccolta di rifiuti, della ristorazione, delle attività agricole nonche’ dell’edilizia e gestione di immobili, 34 immobili tra appartamenti, uffici, autorimesse, magazzini e terreni; 28 rapporti bancari e 5 autocarri.
07,00 - Nuovo sequestro milionario di beni in provincia di Trapani. Questa volta ad essere colpiti sono gli imprenditori Antonino e Raffaella Spallino, zio e nipote, con attività nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Il sequestro ammonta a 10 milioni di euro. I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno dimostrato che le fortune delle dodici società di questi imprenditori siciliani si sarebbero sviluppate col sostegno dello zoccolo duro della mafia trapanese, il clan di Castelvetrano, che oggi è il regno dell'imprendibile Matteo Messina Denaro, il padrino ricercato dal 1993 per le stragi di Roma, Milano e Firenze. Le indagini hanno portato al sequestro dei beni per gli Spallino, fra società, 34 immobili e 28 rapporti bancari. Il provvedimento è della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani, presieduta da Pietro Grillo.
Gaspare Spallino, il patron della famiglia morto nel 2004, era cugino del capomafia Antonino Nastasi, oggi al 41 bis per scontare una condanna ergastolo. La vicenda criminale di Nastasi l'abbiamo raccontata in questo articolo. Fra i due correvano intensi rapporti economici e societari. Nel 1996, Nastasi viene arrestato e ufficialmente dismette tutte le sue partecipazioni societarie. Ma solo sulla carta, sostengono i carabinieri e i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Palermo. Nastasi e la sua famiglia avrebbero continuato a incassare dividendi dalle aziende del gruppo Spallino, che nel tempo sono state impegnate non solo nel settore dei rifiuti, ma anche nell'edilizia, nella produzione di energia elettrica, nella ristorazione e in alcune attività agricole. Negli anni scorsi, gli Spallino erano finiti sotto processo, per due imputazioni di trasferimento fraudolento di valori, con l'aggravante mafiosa, ma ne erano usciti con un'assoluzione e con un provvedimento di non luogo a procedere per prescrizione, in particolare nel processo Mandamento, quello che ha visto, tra gli altri la condanna dell'ex consigliere provinciale Santo Sacco.
La sentenza di assoluzione non ha fermato il procedimento per il sequestro dei beni. Agli Spallino vengono contestati anche rapporti con i Messina Denaro: nel 1991, il boss avrebbe partecipato a una riunione di mafia all'interno di un capannone della "Ecol Sicula srl", una delle società del gruppo. Una riunione per decidere un omicidio.
Ora, gli Spallino sono accusati di aver realizzato in contrada Airone di Castelvetrano un impianto fotovoltaico su un terreno di proprietà di un esponente mafioso: il 50 per cento delle società impegnate nell'operazione (la Modulor Energia srl e la Modulor progettazioni) sono state sequestrate. Altre società sarebbero state invece trasferite in provincia di Reggio Calabria: gli investigatori hanno scoperto che fra i nuovi soci ci sono soggetti collegati alla cosca Aquino di Marina di Gioiosa Ionica, in passato coinvolta proprio con Messina Denaro in un traffico di sostanze stupefacenti con il Sud America.
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