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23/11/2015 12:18:00

Sicilia, maxi operazione anti droga: arresti da Trapani a Siracusa

 Alle prime luci dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale, con la collaborazione di militari dei Comandi Provinciali di Catania, Trapani e Vibo Valentia nonché di personale del Nucleo Cinofili di Nicolosi e di un’unità volo dell’Elinucleo di Catania, hanno dato esecuzione a 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettante persone, tutte pregiudicate e la maggior parte delle quali residenti nella zona sud della Provincia di Siracusa, ritenute responsabili dei delitti di cui agli artt. 73 e 74 del D.P.R. 309/90.
I provvedimenti sono stati emessi dal GIP del Tribunale di Catania su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia. L’indagine, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Noto, ha consentito di acclarare l’esistenza di un sodalizio criminale ben strutturato dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, principalmente del tipo eroina e cocaina.

L'organizzazione era pronta a soddisfare qualunque tipo di richiesta venisse dal mercato: eroina, cocaina, hashish, marijuana. La zona sud della provincia di Siracusa - in particolare Noto e Avola - era in mano al gruppo criminale decapitato dall'indagine dei carabinieri di Noto, coordinati dalla procura distrettuale antimafia di Catania. Un business fiorente grazie a due canali di approvvigionamento autonomi: uno portava in Calabria, l'altro a Catania. Tutto funzionava come all'interno di un'organizzazione mafiosa - con ruoli ben distinti e una cassa comune - eppure, secondo quanto emerso fin qui dalle indagini, il gruppo non avrebbe avuto legami diretti con Cosa Nostra, né le entrate derivanti dallo spaccio avrebbero arricchito la mafia. Non viene infatti contestato l'aggravante mafioso al reato di associazione a delinquere. Tuttavia, precisa il pubblico ministero Lina Trovato «è evidente che un'attività simile non si può svolgere senza il nulla osta della criminalità organizzata. In particolare - continua - è emerso un atteggiamento di rispetto nei confronti di un soggetto in particolare della zona di Siracusa e non si escludono contatti con la mafia catanese».


Sono 24 gli indagati nell'ambito dell'operazione denominata Kepha, pietra in aramaico, che evoca la natura della droga sequestrata. Tra questi quattro erano già detenuti. Gli investigatori sottolineano il ruolo «originale» delle sette donne coinvolte, alcune non ancora trentenni. «Lavoravano in ticket con i compagni - spiega il procuratore capo facente funzioni Michelangelo Patanè - all'interno dell'organizzazione facevano tutto e avevano un ruolo paritario rispetto agli uomini, ma lasciavano a questi ultimi il compito di comandare all'esterno». Durante le indagini, partite nel dicembre del 2009 e andate avanti per tutto il 2010, sono state arrestate dieci persone in flagranza di reato. E sono proprio le donne a sostituire i mariti, talvolta in ruoli apicali, mentre questi sono in carcere, comandando e riferendo agli uomini detenuti quanto stava succedendo fuori. Famigliari e conoscenti hanno reagito malamente agli arresti. «Un gruppo di persone ha inscenato una protesta fuori dalla caserma», spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Siracusa, Luigi Grasso.

Il vertice dell'organizzazione era rappresentato da Corrado Ferlisi, ritenuto esponente di spicco nel contesto criminale di Avola e già in carcere a Siracusa, e dal 35enne Corrado Casella. Ai loro ordini lavorava un folto gruppo con diversi ruoli: i fedelissimi alle dirette dipendenze dei capi, fornitori e spacciatori al dettaglio. Momento importante delle indagini è stato il pedinamento di Ferlisi in uno dei suoi viaggi in Calabria, soprattutto nei Comuni di Africo Nuovo, Bianco e Bovalino. «Abbiamo avuto una soffiata - spiega il capitano della compagnia di Noto, Sabato Landi - e abbiamo avviato il pedinamento tramite Gps. Al ritorno l'auto su cui viaggiava Ferlisi è stato fermata ad Avola e sono stati trovati diecimila euro, frutto evidentemente della finalità del viaggio ovvero l'acquisto della droga. Il gruppo infatti - precisa - non associava mai lo stupefacente ai soldi ma effettuava più viaggi». Nella macchina con Ferlisi in quell'occasione sono stati fermati anche Duccio e Vincenzo Morale e un terzo soggetto incensurato.


Gli indagati parlavano spesso al telefono della loro attività, alternando riferimenti espliciti e un linguaggio criptico in cui lo stupefacente veniva chiamato «cavallo, mezzo cavallo, motore, pezzi di motore». Così uno degli indagati, Giuseppe Coniglione, parlava con Ferlisi: «Il cavallo... mi hanno portato il cavallo, lo stallone per fare montare le giumente». «Io ora subito vengo - rispondeva il capo - mi metto nella macchina e sto venendo, in venti minuti sono lì». La droga infine non veniva solo da oltre lo Stretto, ma era stato aperto un secondo canale di approvvigionamento a Catania, grazie all'attivismo di una delle donne del gruppo, Giuseppina Parisi, 44 anni, del figlio Sebastiano Sinatra e degli altri indagati Marco Ben Maatooug, Sebastiano Coffa, Carmen Coffa, Venerando Alfò, detto Fernando. Il gruppo poteva contare anche sulla disponibilità di armi, ma è stata sequestrata solo una pistola.

L'elenco dei 24 indagati, di cui due sono ancora ricercati:

  • Venerando Alfò, 1978
  • Corrado Alicata, 1979
  • Marco Ben Maatooug, 1984
  • Massimo Buscemi, 1978
  • Adriana Caruso, 1985
  • Giuseppina Caruso, 1977
  • Corrado Casella, 1978
  • Carmen Coffa, 1977
  • Sebastiano Coffa, 1980
  • Giuseppe Coniglione, 1960
  • Antonietta Di Maria, 1962
  • Nunziatina Di Rosa, 1978
  • Corrado Ferlisi, 1980
  • Paolo Iacono, 1977
  • Salvatore Iacono, 1969
  • Duccio Morale, 1981
  • Vincenzo Morale, 1968
  • Giuseppina Parisi, 1971
  • Marco Piccione, 1987
  • Salvatore Santostefano, 1980
  • Alfio Fabio Sciuto, 1977
  • Stefania Silvia, 1988
  • Sebastiano Sinatra, 1990
  • Andrea Laccania Virzì, 1962



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