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21/11/2015 06:30:00

Il Biologico salverà l'agricoltura in provincia di Trapani?

 In provincia di Trapani, il comparto agricolo non è messo molto bene. Si parla sempre di crisi che attanaglia il settore. Ogni anno si attendono i risultati della vendemmia. E anche se la produzione va bene, il coltivatore vede solo pochi euro di guadagno.

Il sistema è vecchio ed obsoleto, gli agricoltori sono stanchi ed il tanto auspicato ricambio generazionale stenta ad prodursi. Sono pochi i giovani disposti a dedicarsi all'attività agricola.
E chi potrebbe biasimarli? Prendere le redini di aziende agricole che anno dopo anno fanno fatica a non chiudere i bilanci in rosso.

Uno spiraglio arriva dall'agricoltura biologica, unica eventualità realistica che potrebbe, se solo perseguita con determinazione e costanza, cambiare le sorti del mondo agricolo nel trapanese. Ci credono gli amministratori e cominciano a pensarci, seppur con mille dubbi, anche i vecchi contadini. Un passo importante in tale direzione è stato fatto durante l'assemblea promossa dalla CIA che, la scorsa settimana a Petrosino ha coinvolto diversi attori del settore agricolo della Provincia di Trapani, si è conclusa lanciando un accorato appello (l'ennesimo) affinchè si possa operare uniti e compatti un'inversione di marcia verso la tradizione e la genuinità.
Mulini Contro Vento – Storie di Moderni Don Chisciotte, durante la puntata di mercoledì su Rmc 101, ha voluto sentire la viva voce di alcuni dei promotori dell'eco-virata.

Per l'Assessore alle Attività Agricole del Comune di Petrosino, Luca Badalucco, “gli sbagli del passato ci hanno fortemente penalizzato, adesso ne piangiamo le conseguenze. Bisogna prediligere la qualità e sensibilizzare il produttore come anche il consumatore alla cultura del biologico anche attraverso il rafforzamento e l'incremento delle attività del Bio-distretto”. Tra gli obiettivi fondamentali del Bio-distretto, che attualmente comprende 13 comuni e che vede Petrosino capofila, c'è quello di combattere la concorrenza sleale facendo distinguere i prodotti locali per la loro straordinaria qualità. “Una volta cambiato il prodotto – continua Badalucco - in automatico assisteremo ad un cambio radicale del mercato più attento e rivolto alla salute del consumatore. Prodotti a Chilomentro Zero, raccolta dei rifiuti, ambiente e pulizia del territorio sono delle tematiche che devono avanzare di paripasso”
Ambrogio Vario è il Presidente di Codifas, gruppo di agricoltori prevalentemente under 40 che dal 2006 combatte per il riconoscimento culturale, sociale ed economico della dignità del lavoratore della terra. Tra gli obiettivi principali di Codifas c'è quello di coscientizzare il cittadino ad una alimentazione sana e responsabile.  “Un'alimentazione genuina è un diritto per tutti e non un privilegio per pochi - commenta Vario. Dando l'opportunità di coltivare a ciascuno una particella di terreno si innesca una reazione a catena mirata alla produzione ed al consumo responsabile”. Ma Codifas non si occupa solo del cittadino, un'attenzione particolare è destinata ai produttori locali ai quali è rivolta l'opera di sensibilizzazione sulla nocività dei concimi chimici e sulla produzione etica a partire dal seme. Secondo Vario “il grano siciliano viene continuamente mortificato da produzioni estere che contengono livelli di tossicità maggiori spesso causa dell'accresciuta incidenza delle intolleranze. Produrre meno per produrre meglio”.
Tanti i progetti portati avanti dal gruppo di agricoltori "ribelli". A Palermo, negli ultimi anni sono stati realizzati diversi Orti Urbani che oltre a sensibilizzare la popolazione ai temi dell'ecologia e dell'agricoltura hanno significato un recupero di aree destinate a diventare discariche. Così facendo la terra torna al suo ruolo originario di aggregante sociale e spesso strumento di riabilitazione. Tra i vari progetti il più ambizioso è sicuramente la creazione di una linea di farine bioetiche che rappresenta una volontà di rottura con le multinazionali. Conclude il Presidente Codifas: “la terra non è un mero strumento di produzione e ci pone continuamente di fronte al compromesso del tempo. La terra è viva e se non violata dalla chimica può tornare a restituire prodotti salubri”
Eppur ci si muove anche a Marsala. Sirio Salamanna, fondatore insieme ad altri giovani marsalesi dell'Associazione naturalistico-culturale Pachamama, è tra coloro i quali sentono l'esigenza di tornare ad un'agricoltura nuova ma antica.
I ragazzi di Pachamama si occupano da un paio di anni di un campo in Contrada Strasatti in cui stanno applicando delle tecniche non invasive. “Lavoriamo la terra solo con le nostre mani, il sole e l'acqua - spiega Salamanna - per il resto pensa a tutto la natura stessa. Anche le piante che dall'agricoltura contemporanea vengono considerate nocive in realtà hanno una funzione ben precisa. Le piante si aiutano tra di loro e con il minimo impegno si riesce ad ottenere un raccolto fruttuoso ed assolutamente genuino”.
Già qualche tempo fa i giovani agricoltori hanno presentato al Comune di Marsala un progetto che prevede la realizzazione di Orti Urbani, in luoghi come il Baluardo Velasco ed il Fossato Punico, con lo scopo di riattivare la cittadinanza e riabilitarla alla solidarietà. Progetto che è stato ben accolto dall'amministrazione e che si spera presto vedremo sbocciare.
Antonino Barraco, Assessore alle Attività Agricole del Comune di Marsala, ha partecipato all'assemblea della CIA. L'Assessore Barraco propone di avviare un percorso per arrivare al riconoscimento DOCG e diventare così polo di attrazione per il turismo internazionale. Ma per fare ciò precondizione essenziale è la pulizia del territorio che può avvenire solo con la collaborazione dei cittadini.
A questo punto è d'obbligo la domanda sullo stato dei lavori per la realizzazione degli Orti Urbani. Ci conforta sapere che l'amministrazione al momento sta procedendo a stilare un regolamento per l'affidamento del verde pubblico, step necessario all'emanazione di un bando pubblico aperto ad associazioni e aziende che vogliano prendersi cura di un angolo della città e nel frattempo farsi della pubblicità e consentirsi una piccola entrata economica. Dice Barraco: “in un momento in cui ci sono poche risorse disponibili l'iniziativa popolare degli orti pubblici si pone positivamente al fine di responsibilizzare e rendere partecipi cittadini e aziende sane del nostro territorio. Inoltre l'attuale amministrazione, proprio per scongiurare danni alla salute dei cittadini, sta cercando di evitare l'utilizzo di veleni nelle zone pubbliche adottando per esempio una macchina a diserbo ecologico”. 

La speranza è che, gli orti urbani, non facciano la fine di quelli di Amabilina,voluti da Giulia Adamo, quando era presiedente della Provincia, oggi sono tane per ratti.


Sara Manzo