di Dino Agate - In un articolo del 12 novembre, pubblicato su Tp24.it, sul Piano Regolatore della città di Marsala, c' é la storia della mala amministrazione marsalese dagli anni '80 ad ora. A dire il vero, la mala amministrazione risale al 1942, che é l'anno in cui, per la Legge Urbanistica, si faceva obbligo alle amministrazioni comunali di dotarsi di un Piano Regolatore.
Le direttive generali del Piano Comprensoriale regionale, che unisce il territorio marsalese a quelli di altri comuni, hanno permesso nei decenni lo scempio delle nostre coste ed anche del nostro centro urbano. In assenza di norme dettagliate su dove costruire, e come e quanto e cosa, gli interventi edilizi si sono succeduti in zone che sarebbe stato meglio salvaguardare. Si é proceduto in due modi: 1. utilizzando per scopi impropri il territorio, con la concessione di varianti allo strumento urbanistico, dettate da esigenze economiche e clientelari; 2. costruendo in dispregio dello stesso Piano Comprensoriale, e di specifiche leggi regionali, con il risultato che il litorale marsalese é sede di oltre 400 costruzioni abusive, che vengono abbattute con la lentezza della lumaca: 4o 5 l'anno.
Dentro la città sono sorti i mostri del grattacielo di via Curatolo ed il palazzo a dieci piani in alto in corso Amendola, sbrecciando il cinquecentesco bastione spagnolo di San Giovanni. Sia nella edificazione del primo che del secondo mostro, gli interessi dei costruttori, degli acquirenti degli appartamenti, dei funzionari tecnici comunali e degli amministratori comunali si sono intrecciati in un abbraccio multiplo e schifoso. Nessuno ha avuto di mira l'interesse della città; ognuno ha mirato al proprio tornaconto.
Il risultato dell'assenza del Piano Regolatore é stato un danno grave ed irrimediabile alla collettività, ed al suo interesse di avere una città, ed il suo territorio, piacevolmente presentabile ai turisti.
Il compito di approvare il Piano Regolatore é del Consiglio; quello di presentarlo al Consiglio, é della Giunta. La regione deve dare alla fine il suo placet. Ci si é andati vicini a farlo approvare, quando negli anni '80 l'amministrazione socialista diede incarico di farlo all'architetto Tosi. Socialista pure lui, ma questo conta poco. Un bravo professionista, e Tosi lo era, sa portare avanti progetti tecnicamente validi. Purtroppo, nell'approvare un Piano Regolatore, si possono incentivare aree che prima non avrebbero avuto sviluppo, o disincentivare altre che prima speravano in un futuro migliore. Sempre così é stato nell'approvazione di ogni programma edilizio, e sempre così sarà nell'approvazione di qualsivoglia programma. Ed allora? Non si dovrebbe programmare niente, perché ogni programmazione incide sugli interessi privati? Non mi pare, altrimenti non ci sarebbe bisogno di decidere niente a livello generale, e far fare ad ognuno i propri (porci) comodi.
La politica deve prendere posizioni e decisioni, anche se risultano parzialmente dannose per gli interessi di qualcuno o di qualche categoria di cittadini. Non tutti possono riuscire avvantaggiati nel loro interesse particolare. E' importante, invece, che tutti siano avvantaggiati nel perseguimento dell'interesse generale della collettività.