Il Consorzio universitario di Trapani è di nuovo a rischio chiusura. Questa volta il rischio è ancora più concreto ed è legato alla riforma delle Province regionali.
La commissione Affari istituzionali della Sicilia ha approvato infatti il testo definitivo di revisione della legge sui liberi consorzi e città metropolitane, impugnata dal Consiglio dei ministri. Il disegno di legge ora dovrà essere approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana, in aula, per diventare definitivo.
Un testo che fa fuori dalle competenze delle nuove Province i consorzi universitari che così rischiano di chiudere.
Tra questi c’è il polo universitario di Trapani, i cui studenti negli ultimi anni vivono con l’ansia del rischio chiusura, con i fondi che non arrivano e una riforma delle province che può portare all’interruzione della didattica universitaria decentralizzata.
Il testo ha ottenuto quattro voti a favore e quattro contro: Giovanni Panepinto (Pd), i due esponenti di Forza Italia, e Salvatore Siragusa (Cinque Stelle). A favore si è espresso il presidente Antonello Cracolici e, come prevede il regolamento, in caso di parità prevale il voto del presidente.
“Il testo sostanzialmente ricalca per intero il modello Delrio – ha commentato Panepinto – Non ci sarà una giunta e le funzioni saranno assegnate ai consiglieri. Tra le funzioni delle ex Province che si perdono c”è anche quella del sostegno ai Consorzi universitari: le realtà siciliane di Trapani, Agrigento, Ragusa e Caltanissetta rischiano di chiudere. Per questo ho espresso voto contrario al testo. Ormai – ha aggiunto – questo parlamento siciliano è una cancelleria che mette i timbri ai provvedimenti del governo Renzi”.
Duri i 5 Stelle. “Non c’era assolutamente nulla di anticostituzionale – dicono i deputati Salvatore Siragusa e Francesco Cappello – nella riforma varata dall’Ars. Le Regione avrebbe dovuto resistere davanti alla Corte costituzionale, invece ha deciso di prostrarsi a Roma, cosa che svuota l’Ars di ogni prerogativa e autonomia”.
In questi anni hanno avuto vita dura i consorzi universitari. Con la fase confusa delle Province regionali che erano abolite a metà e la regione che ad ogni finaziaria non sapeva dove prendere i fondi per i consorzi universitari. Infatti il punto è proprio quello della sussistenza dei consorzi universitari, che per molti non sono convenienti.
C’è chi dice che sono una risorsa e che ne vale la pena, c’è chi li vede solo come un peso per le casse pubbliche e che il gioco non vale la candela. I consorzi universitari in Sicilia sono stati istituiti per dare la possibilità di studiare agli studenti meno agiati che risiedono lontano dai maggiori centri di Catania, Messina e Palermo. In base ai dati dell’anno accademico 2013-2014 la percentuale dei laureati sul numero di di iscritti al Polo di Trapani è del 18.9%. I consorzi universitari siciliani alla Regione costano circa 7 milioni di euro e si laureano poco più di 500 studenti l’anno.
Il costo medio per ogni consorzio universitario è di 2,3 milioni di euro, e dal 1991, anno in cui sono stati attivati i tre Consorzi, ad oggi si è raggiunta la spesa di 51 milioni di euro. Il più costoso è il consorzio universitario di Agrigento, che costa circa 4,5 milioni di euro, con 15 dipendenti.
A Trapani ci sono 16 dipendenti e nell’ultimo anno accademico si è raggiunta una spesa di 1,6 milioni di euro.
Ma al di là dei costi il polo trapanese è stato essenziale per molti studenti della provincia di Trapani che non si sono potuti permettere trasferte oltre lo Stretto e nemmeno a Palermo, Catania e Messina. La scorsa primavera, davanti a una finanziaria che dava un taglio netto ai finanziamenti per i consorzi, gli studenti del polo trapanese hanno protestato a lungo, coinvolgendo personalità accademiche, organizzando incontri, seminari e cortei sotto l’hashtag #ilpolononsitocca. Ecco, adesso il Polo di Trapani rischia davvero grosso.