Quantcast
×
 
 
01/11/2015 07:29:00

"Vai pensiero su ali d'orate". Fenomenologia del refuso nei libri

 È come il peccato originale, nasce con noi e si manifesta anche se non sei cattolico. Sei caduto in tentazione o si tratta di libera ignoranza? È stata una svista o eri convinto di ciò che scrivevi? Proviamo a fare chiarezza sul refuso, l’incubo di chi scrive e pubblica. Nasce come errore tipografico, di composizione o di battitura, ora però non si stampa più in quel modo, ora l’errore è principalmente di chi scrive e successivamente di chi dovrebbe controllare, ossia chi fa la revisione editoriale o editing che dir si voglia. Sono finiti i tempi  in cui un testo veniva riletto partendo dall’ultima parola fino alla prima per evitare di seguire in automatico il senso del discoro. Non c’è più Cesare Pavese che traduce Moby Dick per Frassinelli senza sbagliare una virgola. Sono davvero poche le case editrici che curano questo aspetto e non sono neppure le più importanti. Un accento sbagliato non è un refuso è un errore d’ortografia. Un apostrofo mancato o di troppo non è un errore di distrazione. Non voglio fare la talebanapedante, ma bisogna avere il coraggio di ammetterlo e non nascondersi dietro il refuso. Capita a tutti di sbagliare, ma non sopporto quelli che neppure arrossiscono, forse perché applico il labor limae a ciò che scrivo e, quando succede a me, vorrei sprofondare inghiottita dalla Terra. Ma basta con le digressioni, passiamo a degli esempi concreti.

"La giornata sui mercati azionari era partita bene… Anche in Italia, dopo una giornata contrastata ma sostenuta da scampi per un controvalore di oltre 3500 miliardi […]" 
(La Stampa, 4/2/1998)

"Armata di stilografica e taccuino, riempiva paginette di appunti, poiché detestava i registratori e abortiva il telefono…" 
(Goffredo Fofi ricorda Camilla Cederna, Il Sole 24 ore - 16 novembre 1997)

Solo due citazioni per mostrare quanto sia pericoloso distrarsi mentre si scrive o lasciare che il correttore automatico ti metta in ridicolo per tutta la vita. Ma i refusi possono essere di diversa natura:

Freudiano             Sui banchi di quella scuola le donne preparavano il pac

Volontario             Sei il mio pensiero fesso         

Imbarazzante        Ho provato a chiavarti

Poi c’è anche chi pensa che il refuso possa diventare un momento di revisione integrale del testo. Mi spiego meglio, partendo dall’errore che indica un senso altro rispetto a quello esposto si potrebbe creare il cortocircuito necessario per stravolgere uno scritto e renderlo originale, poetico.

 “Il refuso è un contributo involontario alla pluralità delle verità e un correttivo alla monotonia dei significati.”   Alberto Savinio

Una cosa è certa, quando capita, e il lettore tignoso se ne accorge, si attiva una forma di disinteresse istantanea rispetto alle cose che stai dicendo.  È come una macchia di sugo sulla camicia bianca, nessuno si accorgerà della tua eleganza.  Un capitolo a parte meritano le scritte sui muri, ogni tanto girano sulla rete immagini di frasi davvero esilaranti come questa:

 L orgoglio non serve

 e poi accanto qualcuno con lo spray rosso ha aggiunto ma l’apostrofo si

Peccato che, in questo caso, il maestrino spiritoso ha commesso un ulteriore errore, il sì affermativo va infatti accentato, ma lo perdoniamo per la simpatia.

Per economia di spazio non citerò quelli famosi, sono davvero tanti, mi preme invece far notare che sono ormai scomparsi i famosi foglietti dell’errata corrige, probabilmente qualche lettore più giovane non ne ha mai visti. Ecco, perché si è smesso di chiedere scusa ufficialmente per un errore? Perché nessuno ha protestato? Perché questa mancanza di rispetto nei confronti del lettore? Un po’ come dire: tanto non se ne accorgono, e magari hanno ragione, ed è questo il vero problema. Per chiudere l’articolo ho scelto un’ultima citazione che mi consente di levarmi un fastidioso sassolino nella scarpa, cito un famoso adesivo per automobile creato da  un popolo che mira all’autonomia territoriale della padania:

Va pensiero su ali d’orate

Concediamo l’autonomia a questa gente! Rivendico il mio essere italiana, anche se l’Italia è una repubblica affondata sul lavoro. Ops.

 

Katia Regina

Non solo fuffa, tutte le settimane in diretta su rmc101 dalle 8 alle 9 del mattino. In collaborazione con: Ottica Polaris in via Cammareri Scurti a Marsala



Libri e fuffa | 2024-11-05 06:00:00
https://www.tp24.it/immagini_articoli/24-03-2021/1616566080-0-etna-un-altra-eruzione-fontane-di-lava-e-boati-il-video.jpg

Le due facce dell'America

di Katia Regina Non mi fido degli americani. Non si riesce mai a capire chi siano davvero gli americani. Il groviglio di contraddizioni è troppo intricato. Se vai negli Stati Uniti puoi fare amicizia con una persona gentile, un buon padre di...