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18/10/2015 18:39:00

Esiste un modo per distinguere un libro bello da uno brutto?

Esiste un modo per distinguere un libro bello da uno brutto?

Risposta: no. Fine dell’articolo.

Scherzo! Diciamo che ci si può orientare tenendo conto di alcune caratteristiche. Parlerò soprattutto dell’oggetto, starò alla larga dal contenuto per evitare ritorsioni da parte di milioni di lettori di best seller. Bisogna stare molto attenti alle nuove tendenze editoriali, oramai a creare il caso non è più l’anima di un libro, il suo contenuto, ma il numero di copie vendute e tradotte in tutte le lingue.

Una prima valutazione del libro/oggetto si può fare tenendo conto di alcuni aspetti:

copertina; titolo; grafica editoriale; colori; testi di seconda, terza e quarta. Altrettanto importanti sono: materiali, rilegatura, impaginazione, font e spaziatura ed infine l’editing. Se una casa editrice non tiene conto di questi aspetti non lavora con serietà e professionalità. Questo però non ci garantisce in assoluto la qualità del contenuto, ma in questo caso entriamo nel merito dei gusti personali. Anche una storia oggettivamente banale pubblicata con tutte le attenzioni del caso può risultare gradita a milioni di lettori. Insomma rischio di non uscirne viva da questa vicenda, però voglio insistere. Cito un caso su tutti. Philip Roth, quello di Pastorale americana per intenderci, un genio capace di scarnificarsi attraverso la scrittura e poi… poi arriva in libreria con Nemesi e crolla il mito, resta però il genio in quanto decide di abbandonare definitivamente la scrittura. Basta! La vena si è esaurita e lo capisce lui per primo. Chapeau. Restiamo dunque dentro gli aspetti tecnici del prodotto/libro. La copertina non la sceglie l’autore, così come il titolo, li fanno i geni del marketing ed il solo scopo è quello di vendere il libro. Ci può stare. Attenzione però, la copertina crea aspettative, non puoi mettere l’immagine di un mare in tempesta per poi farmi leggere una storia ambientata in un appartamento di Manhattan. La copertina deve realizzare un’unione d’intenti tra chi scrive e chi produce, ma non può sottovalutare il messaggio che sta lanciando al malcapitato lettore che, in questo caso, cercherà per tutto il tempo l’avventura in mare. Stessa cosa per il titolo. Una signora abituata a leggere romanzi d’amore stucchevoli potrebbe imbattersi nei 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire, pensando al vezzo femminile quasi verginale, attratta dall’immagine sfocata di uno specchio che riflette una ragazza vestita . Ecco, in questo caso, perché non levare direttamente il di spazzola, evitando alla signora di sgranare gli occhi leggendo la quarta di copertina. A parte le mie iperbole, quello che voglio dire è che ormai si fanno raramente certi titoli perfetti come ad esempio Quel pasticciaccio brutto di via Merulana, o Il castello dei destini incrociati. Ecco dunque il mio consiglio da libraia svezzata. Cerchi  romanzi d’amore? Scegli le copertine con donne di spalle, fiori al vento e tutu tatata. Cerchi thriller? Dettaglio occhi in primo piano e uomini di spalle avvolti dalla nebbia. Cerchi roba diciamoerotica? Bocche in primo piano, lacci e corde ai polsi.

Ultima avvertimento, non fidatevi mai delle fascette. Avete presente quelle striscette di carta color evidenziatore che strillano il numero di copie o ristampe vendute? O, peggio ancora, quelle con scritto: consigliato da… (nome autore famoso), ebbene, ho visto clienti posare il libro per via del consiglio dell’autore famoso di turno che invece detestavano. Se volete orientarvi nell’oscura selva editoriale vigente consiglio un bel corso di rabdomanzia, sulla rete se ne trovano.

 

Katia Regina