Ma quanto sono taglienti i libri di Bruno Vespa? Non ci credete? Provate a passare velocemente un dito sui bordi delle pagine. La carta è l’argomento di questa settimana. L’invenzione è cinese e risale al I Secolo d.C. Ts’ai è il nome dello scopritore, un eunuco, e già si capisce dal nome declinato al passato giacché poi non Ts’ai più. Ma non voglio distrarvi dal tema centrale. La carta arriva in Europa solo intorno al XII secolo, ma la colpa non è del servizio postale del tempo. L’Occidente cristiano mise l’embargo a tutte le diavolerie che giungevano dal mondo degli infedeli, così, mentre gli arabi scrivevano su carta la storia di Maometto noi ancora a srotolare pergamene. Nel 1277 circa in Italia nasce la Fabriano. Vi siete mai chiesti perché piace così tanto l’odore della carta? Cominciamo subito col dire che ciò che annusiamo è in realtà un mix di componenti: carta, inchiostro e colla. Ebbene, questi aromi risvegliano un antico retaggio utile alla sopravvivenza della specie che associa le esperienze in buone o cattive, gradevoli o sgradevoli. Chi ama leggere ha già associato l’esperienza tra le buone e così il gioco è fatto. Non vi nascondo che io sto ancora pensando all’eunuco, sì perché mi piacerebbe tanto capire se può diventare una premessa maggiore il fatto che l’uomo evirato diventa un genio. Se conoscete un genio provate a indagare e poi mi fate sapere. Ma torniamo a noi, alla carta, ne approfitto per salutare il libraio per antonomasia Pietro fogghiu di caitta e augurargli tanta fortuna. Per quanto riguarda invece il bruciore fastidiosissimo che si prova tagliandosi con la carta pare che il problema sia da imputare al bordo frastagliato del foglio che solo apparentemente appare come liscio, ma in realtà è una microsega, le sostanze chimiche acuiscono il fastidio. Visto la pericolosità del prodotto il mio suggerimento, da libraia impertinente, è il seguente: perché non fare alcune prime edizioni di alcuni autori direttamente con una carta più, come dire, morbida, meno pericolosa, se vogliamo anche più igienica. Propongo una petizione.
Katia Regina