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21/09/2015 06:25:00

Marsala, riprende processo all'ex direttore del carcere. Trapani, maestre assolte

 Riprende oggi a Marsala il processo che vede imputato per peculato d'uso l’ex direttore del carcere di Marsala Nicolò Raimondo.  Secondo l’accusa, Raimondo, il 19 marzo del 2009, insieme ad altre due persone – e cioè l’ex comandante delle guardie della casa circondariale marsalese, Giuseppe Bellomo, e l’ispettore della polizia penitenziaria Leonardo Giacalone, accusati di peculato e truffa allo Stato (ipotesi di assenteismo), ma poi assolti - sarebbe andato ad un pranzo in un ristorante, a 11 chilometri dal centro cittadino, con l’auto in dotazione alla polizia penitenziaria. Nell’ultima udienza del processo ha testimoniato l’ispettore della polizia penitenziaria Leonardo Giacalone, che ha dichiarato di ricordare che quel giorno era previsto un pranzo istituzionale e che avrebbe dovuto partecipare anche l’allora dirigente del commissariato di polizia di Marsala Gianpaolo Cassandra, che però al ristorante non si presentò. Già ascoltato dai giudici in una precedente udienza, Cassandra ha detto di ricordare quell’invito, ma non se fosse connesso a fini istituzionali. E non ricorda nemmeno se quel giorno avvertì che non sarebbe andato al pranzo. Nell’ultima udienza, oltre all’ispettore Giacalone, ha testimoniato anche la centralinista del carcere che ha detto di non ricordare se il vice questore Cassandra chiamò per avvertire che non sarebbe andato. Per questa vicenda, nel febbraio 2010, Raimondo fu condannato (processo con rito abbreviato) dal gup Caterina Greco a sei mesi di reclusione per peculato e falso ideologico. Per il falso, la condanna è ormai definitiva, con sigillo della Cassazione, mentre l’imputazione di peculato è stata riformulata e tramutata in peculato d’uso con rinvio del processo in primo grado.

MAESTRE.  Erano state accusate di maltrattamenti ai danni di un’alunna disabile in particolare per «costringerla» a mangiare. Dopo una serie di vicende giudiziarie che hanno portato a riformulare l’accusa a loro carico in quella di «violenza privata», le tre donne, rispettivamente insegnante di sostegno, assistente igienico-sanitaria e assistente alla comunicazione, sono state assolte dal giudice Franco Messina «perché il fatto non costituisce reato».
Erano finite sotto procedimento giudiziario dopo una segnalazione fatta alla Polizia da un’insegnante della stessa scuola primaria per fatti che si sarebbero svolti tra marzo e fine maggio del 2010, le tre indagate erano state addirittura sospese dal servizio. Ma nel luglio del 2011 il gup Lucia Fontana ha dichiarato, nei loro confronti, che «il fatto non sussiste» respingendo la richiesta di rinvio a giudizio del pm Franco Belvisi ed accogliendo, invece, quella del «non luogo a procedere» che era stata avanzata dai difensori delle tre donne, gli avvocati Vittorio Cangemi e Antonella Barraco. Il pm, però, ha fatto ricorso in Cassazione. Ed è stato sulla base dell’insufficienza delle motivazioni evidenziata dalla Suprema Corte che è stato instaurato il nuovo processo con il nuovo capo d’imputazione.



Giudiziaria | 2024-07-23 17:32:00
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