“Penso che D’Alì sia tra le protezioni di Messina Denaro, ma non lo metterei come unica. Si farebbe un errore a considerarla l’unica”. Poche frasi ma incisive non di un pm qualsiasi, ma di Teresa Principato, procuratore aggiunto di Palermo, che indaga sul boss trapanese, Messina Denaro. Dichiarazioni che non aveva mai detto prima e che ha rilasciato al giornalista Enrico Deaglio, de Il Venerdì di Repubblica . E la polemica non si è fatta attendere nelle fila di Forza Italia.
“Quella di sostenere che il dottor Antonio D’Ali, sia il protettore di Messina Denaro, credo sia una forma di tortura nei suoi confronti”. Lo ha dichiarato il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, intervistato da Klaus Davi per il programma KlausCondicio. “ Se i magistrati sanno delle cose, ritengo, debbano non dare interviste ma assumere iniziative. So che il senatore D’Alì come è noto alle cronache, é stato sottoposto a un lunghissimo procedimento ma è stato assolto. Quindi, non capisco perché sottoporlo a questa forma di tortura, non saprei come definirla diversamente. E’ sempre stato assolto. Il metodo è improprio. – prosegue il senatore forzista – “D’Alì non centra nulla con Messina Denaro. Se fosse veramente autonomo il Csm dovrebbe intervenire ma sono scettico. E’ noto come la maggioranza di quell’organo sia dei togati e quindi dubito faranno qualcosa“ .
“Mi sembra di sparare sulla croce rossa. Quella della dottoressa Principato mi sembra una gaffe così grande che si commenta da sé. La sua frase è totalmente fuori posto”. Lo ha dichiarato, l’onorevole Gianfranco Rotondi, presidente del movimento Rivoluzione Cristiana, ospite del programma KlausCondicio, invitato a commentare le dichiarazioni che il pm Teresa Principato, ha rilasciato a Il Venerdì di Repubblica, secondo cui il senatore Antonio D’Alì sarebbe uno dei protettori del boss Messina Denaro, ma non l’unico.
“Credo che stia scritto in tutti i libri di diritto cosa debba fare un pm quando fa delle indagini così delicate. Vengo da una famiglia nella quale c’erano molti magistrati. Quando studiavo legge mi fu detto che io non ero adatto a fare il concorso, perché il magistrato doveva essere portatore di silenzio e io invece, ero troppo chiacchierone. Mi è venuto da pensare che i miei parenti sbagliassero!”. E alla domanda “ma se fosse vero che D’Ali ha protetto Messina Denaro per voi si porrebbe un enorme problema? ” Rotondi risponde “ io sono abituato a giudicare i fatti qui mi sembra siamo lontani. Quando ci sono indagini cosi delicate, la riservatezza é d’obbligo non solo rispetto agli indagati ma anche per l’efficacia della stessa“.
Il Senatore Antonio D'Alì fa sapere di aver già dato mandato ai propri legali di procedere ad esposto-denuncia per diffamazione e calunnia nei confronti dell'intervistatore e dell'intervistata.