“Era una casa molto carina, senza soffitto, senza cucina. Non si poteva entrarci dentro… ma era bella, bella davvero in Via Dei Matti numero Zero”... Tra tutte le considerazioni sociologiche, psicologiche e spirituali, un indimenticato rimatore e fiabesco cantautore italiano esaltò "oziosamente" la potenza simbolica di questa struttura architettonica che di reale ha ben poco, se non la sua stessa, pretestuosa costruzione mentale giustificativa dello spazio individuale che contiene e protegge le percezioni del Sé. La follia proiettata dal poeticissimo numero zero è la costante onirica che ogni essere umano produce per significare a se stesso e agli altri, i vari, oscuri simbolismi contenuti in una forma cavernicola con piani percettivi e ambienti che sono stanze del pensiero creatore umano.
E' così che, gli ideatori di questa Biennale d'Arte Internazionale di Trapani, Antonio Sammartano con Darine Rajhi e il curatore Mauro Lovi, hanno dichiarato la loro sensibile attenzione a questa forma scenica che è "pelle" dell'animo umano e intercapedine e tramite spirituale tra il chiuso e il mondo, tra l'implosione e il manifesto, tra il pensiero coatto e l'azione. E che è casa. "Attraversare il viale sciamanico che conduce alla propria casetta personale, guardando i piedini della propria figura infantile": ecco perché il titolo di "caseminime" dato a questa esposizione internazionale. Piccole costruzioni concettuali che nel loro minimalismo naive raccolgono ricordi ancestrali, prenatali e prime esperienze di vita che fanno di ogni psico-fisicità umana il contenuto di questo contenitore ingabbiante, protettivo, ma spesso mortificante e mortifero delle identità umane in ogni luogo della Terra.
Artisti da tutto il mondo stanno lasciando convergere le loro energie creative in questo semaforo e polo d'Arte Mediterranea che sono la città e la provincia di Trapani, per posizione geografica e per tradizione artistica, lanterna magica se non faro attrattivo, di chiare ed eterne "brutalità" artistiche di rilievo internazionale, sia per pensiero che per figurazioni apparentemente illogiche e senza limiti che sono il presupposto della vera arte incondizionata. Questa Seconda Biennale d'Arte 2015 di Trapani a Torre Ligny, apre i battenti di tutte le sue finestre e della porta d'ingresso della sua casa simbolica, accogliendo artisti, professionisti, fotografi, architetti, gente di ogni specie, natura, colore, cuore, tutti capaci di trasmutare un pensiero in azione creativa per significare e conclamare un progetto di appartenenza stanziale a un cubo di mattoni materico che produce spesso "appartamento" dalle realtà comuni, ma che è anche "infiocchettato nido" di costruzione e proliferazione di nuove entità umane generate dall'amore condiviso; quell'amore che dovrebbe ricondurre ogni essere umano alla conoscenza dei piani superiori della propria coscienza, passando per le cantine dell'inconscio, salendo le scale che congiungono Ego ed Es e attraversando una cucina che sia sempre fucina di nuovi intenti di verticalità progettuale, dove le teste si mostrino rivolte al cielo del futuro e i piedi appaiano radicati nel presente di un adesso cosciente. L'invito a traslocare dalla casa dell'infanzia, è rivolto ad artisti siciliani, italiani e di tutto il mondo, e non è altro che una trasmigrazione delle anime che rappresenta il "cambiamento di residenza" di ferite, dolori, inibizioni, disorientamenti, traumi, ansie e anche gioie che l'idea e la fisicità di ogni casa nel mondo porta dentro per trasferirli, in un'automatica osmosi, a chi le progetta, le costruisce, le vive e le indossa abitandole. L'idea di casa, così miniaturizzata, rappresenta la compressione verso ogni interiorità umana di quella compassione per gli altri e per il mondo che dovrebbe essere guida umanitaria di accoglienza tra le braccia di un divenire sicuro e protetto per tutti; una compressione energetica verso l'interno di ogni cuore umano perché l'idea creatrice che ne è alla base si inebri, annegando nel flusso sanguigno dei cuori, e riproduca ciò che la vita nella sua naturalità vuol solo vedere e cioé la mai-banale dolcezza di un fonema simbolico che si trasforma in musicalità e spazio lussuoso per contenere la felicità umana di ognuno: "Una suite senza alcun colore distintivo".
Sal Giampino