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13/07/2015 06:00:00

Trapani, omicidio Uwadia, perizia psichiatrica per Bulgarella. Genna, oggi la sentenza?

 E' stata disposta, dalla Corte d’Assise di Trapani una perizia psichiatrica per accertare la «capacità di stare in giudizio» di Alessandro Bulgarella, il lavapiatti di 38 anni di Valderice accusato dell’omicidio di Bose Uwadia, la prostituta nigeriana trovata morta il 24 dicembre di due anni fa a Custonaci. Qui potete leggere la storia. 
La Corte (presidente Angelo Pellino, a latere Samuele Corso), infatti, ha accolto richiesta che è stata avanzata dal difensore dell’imputato, l’avvocato Nino Sugamele, in apertura del processo a carico del lavapiatti. Sugamele ha sottolineato le «gravi difficoltà» del suo assistito «nel collocare fatti ed accadimenti in precisi archi temporali quando domande su tali argomenti vengono poste in maniera non adeguata a quelle che sono le sue capacità intellettive. Il legale si è rifatto ad una consulenza di parte effettuata dal dottore Gaetano Vivona. Bulgarella, in sostanza, avrebbe una deficienza intellettiva tale da non potere partecipare attivamente al processo.

GENNA. Potrebbe essere emessa oggi la sentenza (invocati dal pm due anni e mezzo di carcere) per un ex appuntato dei carabinieri adesso in pensione, Nicolino Genna, 52 anni, processato davanti il giudice monocratico di Marsala per circonvenzione di incapace, tentata truffa e furto. Secondo l’accusa, l’ex militare, in servizio fino al 2011 (prima al Norm di Roma e poi al Senato), avrebbe commesso i reati contestati in danno di una sua anziana zia ultraottantenne (Nicolina Barraco) che secondo gli inquirenti sarebbe stata affetta da demenza senile secondaria. L’indagine, condotta dalla sezione di pg delle Fiamme Gialle presso la Procura e coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito, fu avviata a seguito della denuncia presentata dall’anziana parente di Genna, poi costituitasi parte civile. Nel corso dell’inchiesta furono ascoltate diverse persone, tra le quali impiegati di banca e delle poste, ed è emerso che grazie una serie di operazioni bancarie l’ex carabiniere avrebbe sottratto all’anziana parente circa 100 mila euro. Il turbillon di operazioni finanziarie ha riguardato il Credem, l’Unicredit, Banca Intesa San Paolo e la Ing Direct. Grazie alla familiarità con la sua vittima, Genna era riuscito a farsi intestare beni patrimoniali per un valore di quasi 89 mila euro. Accompagnandola, poi, alla filiale Credem di Strasatti, le faceva chiedere l’emissione di un assegno circolare di 15 mila euro, che poi versava sul suo conto. Stessa cosa, inoltre, la induceva a fare nuovamente al Credem (2600 euro) e con due bonifici (di 32 mila e 39 mila euro) presso le agenzie di piazza Piemonte e Lombardo e via Salemi dell’Intesa San Paolo. Il Genna avrebbe, inoltre, tentato di truffare anche il figlio (G.A.) della sua presunta vittima, convincendolo a sottoscrivere documentazione bancaria finalizzata ad operare sui suoi conti correnti. Un pericolo scongiurato in extremis dall’intervento della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, che ha bloccato le “manovre” dell’ex carabiniere. Quest’ultimo, tra l’altro, avrebbe avuto gioco facile sull’anziana donna proprio per la fiducia che questa riponeva nell’unico nipote, che fino a poco tempo prima indossava la divisa di una delle forze dell’ordine. A difendere Nicolino Genna è l’avvocato Stefano Pellegrino, che nella sua arringa difensiva, pur non potendo negare il danno economico subito dall’anziana, ha evidenziato che questa, all’epoca dei fatti contestati (novembre/dicembre 2012) non sarebbe stata incapace di intendere e di volere. Sapeva, insomma, quel che faceva. “Ciò – sostiene il legale – risulta da certificati rilasciati all’epoca, per una pratica Inps, dal centro di salute mentale”. Pare, che le condizioni dell’anziana si siano aggravate successivamente. Per questo, l’avvocato Pellegrino ha chiesto l’assoluzione di Nicolino Genna “perché il fatto non sussiste” o in subordine “perché non costituisce reato”. Oggi, dopo l’eventuale replica del pm, potrebbe essere emessa la sentenza.

AMPOLA.  “Incapace di intendere e pertanto non imputabile”. Con questa motivazione il pm Andrea Norzi ha invocato l’assoluzione del 33enne mazarese Vincenzo Ampola, processato, in Tribunale, a Marsala, per estorsione, lesioni e maltrattamenti in danno dei familiari. Per l’imputato, il pm ha comunque chiesto due anni di libertà vigiliata. I fatti sono relativi agli anni tra il 2010 e il 2013. Anni in cui il padre, la madre e una sorella dell’imputato hanno vissuto un autentico incubo. Vincenzo Ampola, infatti, aveva continuamente bisogno di denaro per comprare lo stupefacente di cui faceva uso (avrebbe chiesto, in continuazione, da 10 a 30 euro al giorno) e pur di ottenerlo non ha esitato a picchiare il padre, Matteo, preso anche a bastonate. In un’occasione, il genitore riportò trauma facciale e frattura dell’osso nasale. Inevitabile, quindi, la denuncia alle forze dell’ordine. Adesso, Vincenzo Ampola, difeso dall’avvocato campobellese Biagio Di Maria, è ospite in una comunità di recupero di Calatafimi (“Sentiero per la vita”). Il difensore si è naturalmente associato alla richiesta del pm Norzi relativamente all’assoluzione per “incapacità di intendere e volere”. La sentenza è prevista per oggi.



Giudiziaria | 2024-07-23 17:32:00
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