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06/07/2015 06:05:00

Rifiuti, la lunga eutanasia dell'Ato Belice Ambiente

 L’emergenza rifiuti negli undici comuni dell’Ato Belice ha visto un’ulteriore impennata nei giorni scorsi. I comuni più grandi continuano a non pagare il dovuto all’azienda guidata dal commissario straordinario Sonia Alfano e, oltre alle enormi difficoltà nel pagamento degli stipendi, si era aggiunto un altro problema: la discarica di Campobello di Mazara ancora chiusa nonostante l’ordinanza di riapertura del presidente della Regione Crocetta.

La soluzione quindi non stava soltanto nell’apertura dei cancelli, perché la discarica non funziona da sola. “Occorre fare i prelievi del percolato e acquistare dei materiali speciali per la copertura dei rifiuti” ha spiegato la Alfano.

Insomma, ci volevano soldi. Soldi che non arrivano alla Belice Ambiente, soprattutto da parte dei comuni più grandi: Mazara del Vallo e Castelvetrano.

Ecco perché Sonia Alfano aveva presentato le proprie dimissioni al dipartimento regionale. Dimissioni che però il presidente Crocetta ha respinto, prorogando ulteriormente l’operatività di tutte le Ato dell’isola fino al 14 luglio, prima del passaggio alle SRR (Società di Regolamentazione dei Rifiuti).

Adesso la discarica Campana Misiddi di Campobello è aperta e i mezzi scaricano. “Ho dovuto stipulare dei contratti di servizio sotto la mia personale responsabilità, esponendomi personalmente con i fornitori che dovranno essere pagati – ha detto l’ex eurodeputato - Inoltre ho fatto uscire tutti i mezzi, compresi quelli non revisionati, non iscritti al Pra o malandati e sono pronta a pagarne le eventuali conseguenze”.

I sindaci, dal canto loro, pongono la questione dei pignoramenti dei propri comuni: 5 milioni di euro Mazara del Vallo e 4 milioni Castelvetrano. Somme che, come sempre accade, sono di gran lunga superiori rispetto al debito.

Ma il primo cittadino di Mazara, Nicolò Cristaldi, alterna momenti in cui il suo comune non potrebbe pagare a causa dei pignoramenti, con momenti in cui (attraverso i dati del proprio ufficio di ragioneria) il suo debito nei confronti dell’azienda sarebbe praticamente nullo.

Sulla stessa lunghezza d’onda Felice Errante da Castelvetrano, secondo cui il proprio comune dovrebbe meno della metà rispetto al debito vantato dalla Belice Ambiente e l’ unica somme non pignorata da poter versare ammonterebbe addirittura a 35 mila euro.

Non si capisce però perché alcuni comuni siano comunque riusciti a pagare. Eppure il pignoramento ha riguardato tutti. Non si capisce perché, ad esempio, i comuni di Partanna e di Vita abbiano aggirato questo problema, mentre Mazara e Castelvetrano no. E non si capisce nemmeno perché, per pagare le ditte esterne, con il cosiddetto articolo 191 (in sostituzione della Belice Ambiente non in grado di garantire il servizio), invece il problema dei pignoramenti non si ponga. Soprattutto perché il ricorso al 191 non ha riguardato, come solitamente avviene, dei periodi molto brevi. “Qui si tratta di mesi – ha affermato Sonia Alfano - Come li pagano? I pignoramenti ci sono soltanto quando bisogna pagare la Belice Ambiente? E’ chiaro che sia una farsa. Come si fa a lavorare in queste condizioni?”.

E poi ci sono le magagne. Quelle venute fuori sin dal suo insediamento non si contano: assicurazioni scadute, mezzi non iscritti all’albo gestori, fideiussione per la discarica scaduta. “Ho sempre fatto tutte le denunce del caso, compresi certi avanzamenti di carriera – conclude - di cui però non posso parlare in termini più espliciti perché ci sono delle indagini in corso”.

Intanto, per l’ex amministratore della Belice Ambiente Franscesco Truglio e due dipendenti (Paolo Basone e Francesco Nicosia) è stato chiesto il rinvio a giudizio per danneggiamento informatico continuato ed in concorso. Un’ipotesi di reato che fa parte di un’indagine più ampia di qualche anno fa, sull’emissione di false bollette per svariati milioni di euro, finalizzate a pareggiare le perdite milionarie del primo bilancio. Secondo gli inquirenti della Procura di Palermo (competente per il reato di danneggiamento informatico), le bollette false servivano anche a gonfiare le entrate in modo da ottenere anche credito da parte delle banche.

Appare fin troppo evidente come i cumuli d’immondizia per le strade siano il risultato di anni di clientelismo operato da un carrozzone elettorale chiamato Belice Ambiente, che oggi si ritrova ad un passo dal cambiare nome, ma con più di 50 milioni di euro di debiti difficili da cancellare.

Un’azienda alla quale alcuni sindaci stanno praticando da tempo l’eutanasia, con la convinzione che gli organi ormai in necrosi da anni, potranno invece funzionare nel corpo già malato delle SRR.

E il penoso tentativo di addossare tutte le colpe al commissariamento di Sonia Alfano, sembra essere l’ultima maldestra trovata di quella politica che, pur essendo consapevole di un assalto alla diligenza durato dieci anni, non ha mai mosso un dito.  

Egidio Morici



Native | 2024-07-16 09:00:00
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