Circa 1 bambino o ragazzo su 3 presenta condizioni o comportamenti a rischio che possono avere ripercussioni negative sulla futura fertilità. Secondo recenti studi, il 15% delle coppie ha problemi di infertilità e quasi nella metà dei casi è l’uomo ad avere problemi. Nell’ultimo secolo la fertilità maschile si è ridotta e per spiegare questo fenomeno sono stati chiamati in causa comportamenti e stili di vita, ma anche alcune patologie associate all’infertilità, che nascono nell’infanzia e nell’adolescenza. L’opera del pediatra è fondamentale per la prevenzione della maggior parte dei fattori di rischio.
Una problematica che già alla nascita può seriamente interferire con la fertilità è rappresentata dal criptorchidismo, ovvero un testicolo che non si trova nello scroto. Questa condizione interessa il 3-5% dei neonati ed è più frequente nei bambini nati pretermine. Sebbene nell’80% dei casi il testicolo scenda nello scroto spontaneamente entro i 6-12 mesi di vita, nei restanti casi è necessario intervenire quanto più precocemente per evitare che si possano creare dei danni al testicolo. Il pediatra, una volta identificata tale condizione deve laddove sia necessario, indirizzare il bambino verso il trattamento più indicato. Un altro importante fattore di rischio per l’infertilità maschile è rappresentato dal soprappeso e dall’obesità, condizioni che ad oggi interessano un bambino su tre e che tendono a cronicizzate e a persistere nella vita adulta. Un bambino in soprappeso o obeso alla pubertà ha uno squilibrio ormonale che può avere effetti negativi sia sullo sviluppo sessuale sia sullo sviluppo degli spermatozoi nel testicolo.
L’abitudine al fumo di sigaretta, l’uso di marijuana, l’abuso di bevande alcoliche e il consumo di sostanze stupefacenti sono state associate a danni genetici a livello del DNA degli spermatozoi e ad alterazioni della loro mobilità e quindi ad una riduzione della fertilità maschile. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità il 20% dei ragazzi italiani fuma sigarette e l’87% dei fumatori inizia a fumare prima dei 20 anni. Il 20% circa degli adolescenti fa anche uso di marijuana, sostanza d’abuso che negli ultimi anni ha registrato un aumento dei consumi fra i giovani. L’abuso di alcol interessa il 64% degli adolescenti e fino al 10% in maniera abitudinaria. Se consideriamo che negli adolescenti è molto frequente il policonsumo di fumo, alcol e marijuana (fino al 64% dei ragazzi) è chiaro come questi fattori di rischio, sommandosi l’un l’altro, possano in qualche modo danneggiare i testicoli, in un’età delicata che è quella della maturazione e dello sviluppo.
Inoltre. ogni anno in Italia il 19,5% dei nuovi casi di malattie sessualmente trasmesse viene diagnosticato in giovani fra i 15 e i 24 anni. Alcune di queste malattie (come la chlamydia, la gonorrea, la sifilide, l’HIV, gli herpes-virus e soprattutto il virus del papilloma umano), che nel ragazzo possono essere asintomatiche, hanno la capacità di raggiungere il testicolo e di danneggiarlo. Ma purtroppo spesso i giovani non conoscono proprio le malattie sessualmente trasmesse più comuni e soprattutto i molti rischi che si possono correre ad avere rapporti sessuali non protetti. È fondamentale quindi che i pediatri, le istituzioni e le famiglie educhino i ragazzi ad una sessualità responsabile. Da non trascurare in adolescenza il varicocele, ovvero la dilatazione di alcune vene del testicolo, condizione che riguarda il 20% degli adolescenti. Nonostante sia così comune, spesso non viene diagnosticato o la sua diagnosi avviene per caso perché questa condizione non viene indagata abbastanza. È importante che il ragazzo sia periodicamente visitato anche durante l’adolescenza per verificare che non sia affetto da questa patologia così frequente e per trattarla in maniera tempestiva quando necessario.
Dott. Angelo Tummarello
Pediatra di famiglia
Consigliere regionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale
Ricercatore e divulgatore scientifico
Marsala
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