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18/06/2015 10:00:00

Previsioni positive per l'export siciliano. Presentati i dati del rapporto "Restart"

 L’export di macchinari per l’industria ha registrato un incremento record in Sicilia dell’11,3% nel 2014, mentre quello agroalimentare è cresciuto del 3,8%, spinto soprattutto dalla performance dei distretti (dei pomodori pachino di Ragusa e Siracusa, dell’ortofrutta di Catania, dei vini di Agrigento, Palermo e Trapani), sorti in anni recenti come soluzione alternativa agli effetti della crisi e che solo nel 2013 hanno esportato per più di 200 milioni di euro.

Sono alcuni dei dati del rapporto ‘Restart‘, presentato a Palermo in occasione dell’apertura del nuovo ufficio, nella sede di Confindustria, della Sace, il gruppo assicurativo-finanziario che sostiene la crescita e la competitività delle imprese italiane nel mondo. Secondo le previsioni di Sace, le esportazioni italiane di beni cresceranno del 3,9% nel 2015, un tasso doppio rispetto a quello registrato nel 2014 e atteso in progressivo aumento nel triennio 2016-2018, fino ad attestarsi al 5%. Un trend positivo di cui potranno beneficiare anche le imprese siciliane, ben posizionate in diversi comparti di punta dell’export Made in Italy, come le tecnologie industriali e la filiera agroalimentare.

“L’export è una leva fondamentale per rilanciare l’economia – ha spiegato Alessandro Castellano, amministratore delegato di Sace -. Insieme alle tante aziende siciliane che si stanno affacciando ai mercati esteri punteremo di più verso i mercati del futuro, pensiamo anche a nuove frontiere africane come Mozambico, Ghana, Senegal e Angola”.

“La crisi economica – ha detto Giuseppe Catanzaro, vice presidente di Confindustria Sicilia – ha messo ancor più in evidenza la necessità di intercettare ricchezza dai mercati esteri per tornare a dar linfa ai nostri. E l’unico strumento per centrare l’obiettivo è quello di puntare sulla manifattura che, in Sicilia, è il settore che ha sofferto di più. Un dato su tutti: dal 2008 ad oggi il manifatturiero ha perso nell’isola il 26% contro un -2% del settore pubblico. È chiaro che così non si va da nessuna parte. Per questo è necessario reimpostare le politiche industriali a sostegno degli investimenti”.

Nel corso del dibattito l’imprenditore Alfredo Barbaro, plaudendo all’iniziativa, ha sottolineato come “potrebbe essere fortemente utile per il tessuto economico della Sicilia riuscire a garantire anche il percorso inverso, sostenendo l’ingresso nel mercato siciliano delle tante aziende internazionali che per svariati motivi non sono incentivate, o hanno delle remore, a investire sul mercato siciliano. Un intervento autorevole, come quello di Sace, potrebbe garantire investimenti che potrebbero avere positive ripercussioni anche sull’indotto”



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