di Dino Agate - Alberto Di Girolamo ha assestato un sonoro schiaffo a Massimo Grillo ed al suo supporter Salvatore Lombardo. Il risultato del ballottaggio non poteva essere più chiaro. La città si é affidata per i prossimi cinque anni al candidato Pd.
A guardare i tabelloni dei risultati, si resta allibiti dal fatto che il candidato perdente é stato "lassatu a mecca", come si diceva nel nostro dialetto di un concorrente rimasto al palo o tenuto ai margini. In quasi in ogni sezione ha preso meno voti, e spesso molti di meno, di quelli presi al primo turno, quando c'erano altri concorrenti sindaci e i voti erano più sparpagliati. Il contrario di quanto ha ottenuto il vincitore. Non resta che di prendere atto che Marsala ama Di Girolamo. Naturalmente lo vedrà al lavoro, e si vedrà nei prossimi mesi ed anni se il sostegno a lui attribuito sia stato meritato. Questo in seguito. Adesso non resta che fare l'analisi del voto.
La campagna elettorale di Di Girolamo é iniziata mesi addietro con le primarie del Pd. E furono le prime settimane dopo le primarie a costituire certe difficoltà per il segretario dem. All'interno del suo partito si manifestarono insofferenze al suo nome, e fra i rappresentanti della coalizione si recriminò di non aver fatto le primarie allargate agli altri partiti. Furono settimane in cui non si capiva bene se Di Girolamo fosse supportato dal suo partito e dagli alleati o solo sopportato, con l'intenzione, non tanto nascosta da parte di alcuni, di metterlo da parte e scegliere altro nome per la sindacatura. Erano le settimane delle riunioni presso il notaio Lombardo, animatore della fronda Pd, alla ricerca di un nome di sinistra che non fosse quello di Di Girolamo, ritenuto di polso debole. Nella fronda anti Di Girolamo si posizionava pure Grillo, che avrebbe voluto più attenzione nella coalizione e, con le primarie allargate, probabilmente pensava di poter essere lui il candidato di centro sinistra. Sia Lombardo che Grillo facevano i conti senza l'oste, che era Di Girolamo. Benché , secondo il notaio Lombardo, sarebbe un uomo senza polso, nei fatti si è dimostrato più sicuro e coerente di loro. Ha difeso strenuamente le primarie in cui é stato il più votato fra i candidati del suo partito, non ha avuto mai dubbi sulla scelta di non farle allargate agli altri partiti, é andato dritto verso la candidatura e, appena il termine glielo ha consentito, é diventato il candidato ufficiale. Grillo e Lombardo, da parte loro, hanno fatto percorsi trasversali, approdando infine a una coalizione che di sinistra o di centro sinistra, che era la loro posizione ufficiale, non ha nulla a che fare.
Grillo ha dichiarato in campagna elettorale che al ballottaggio avrebbe sicuramente vinto: "E' matematico!". Il conteggio dei voti gli ha dato torto.
Il sodalizio con Salvatore Lombardo l'ha danneggiato, più che aiutato. Il mito Salvatore Lombardo non esiste più. Non é come il buon vino che invecchiando migliora. Ci sarebbe bisogno di un'analisi a parte per capire come mai il tradizionale elettorato di Lombardo sia passato armi e bagagli con Di Girolamo. Alle manifestazioni del comitato di Di Girolamo si vedevano notai, professionisti di grido e imprenditori, che erano stati lombardiani ai bei tempi. E si notavano pure suoi ex assessori. L'appello pubblico, della settimana scorsa, di un numeroso gruppo di professionisti, imprenditori ed insegnati ha tolto ogni equivoco su chi avrebbe votato una certa fascia alta della popolazione, che qualcuno pensava potesse sostenere lo sconfitto.
Di fronte ad una vittoria così netta, Di Girolamo assume obblighi ugualmente netti. La città desidera vederlo all'opera per il rinnovamento.
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