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14/06/2015 06:20:00

Scena muta di Antonio Correra davanti al Gip dopo gli arresti domiciliari

  Ha fatto scena muta, davanti al gip di Siena, il 35enne agente di commercio marsalese Antonio Ignazio Correra, che lunedì scorso è stato posto agli arresti domiciliari nella sua abitazione (sequestrata) di Montepulciano dai militari della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala con le accuse di bancarotta fraudolenta e truffa allo Stato. Nell’interrogatorio di garanzia, infatti, Correra ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. In attesa, probabilmente, di studiare una strategia difensiva che al momento appare piuttosto difficile. Ad assisterlo, davanti al gip di Siena, è stato l’avvocato toscano Iacopo Nencini. L’accusa di truffa allo Stato è quella più clamorosa ed è scattata perché Correra, affermando “falsamente”, secondo la Procura, di essere vittima di usura ed estorsione, avrebbe tratto in inganno la prefettura di Trapani, riuscendo ad accedere al relativo “fondo di solidarietà”, incassando quasi 200 mila euro. E con una parte della somma (158 mila euro) ha comprato un’abitazione nella frazione Acquaviva di Montepulciano (provincia di Siena). A firmare l’ordine di arresto e il sequestro dell’abitazione è stato il gip del Tribunale di Marsala Vito Marcello Saladino. L’inchiesta della sezione di pg delle Fiamme Gialle è stata diretta dal procuratore Alberto Di Pisa e coordinata dal sostituto Nicola Scalabrini. L’accusa di bancarotta fraudolenta, invece, è contestata perché, a giudizio degli investigatori, Correra avrebbe depauperato sistematicamente il patrimonio della fallita “Kemical Green”, di cui l’arrestato era legale rappresentante, prelevando dalle casse della società oltre 212.749 euro, nonché incassando una somma leggermente inferiore mai registrata nella contabilità delle entrate relative a crediti vantati dalla società nei confronti di molti clienti. L’arresto segna una svolta nella vicenda di Antonio Ignazio Correra, com’è noto già condannato in primo grado a 3 anni e 8 mesi di reclusione per una serie di truffe in danno di aziende che producono e commercializzano fertilizzanti agricoli, nonché in altri processi per ricettazione di assegni rubati e calunnia, nel 2008 denunciò e fece arrestare due persone (il noto ristoratore Massimo Bellitteri e Antonino Salvatore Sieri), accusandole di estorsione, usura e lesioni personali. Meno di un mese fa, però, in Tribunale, nel processo a Sieri e Bellitteri, il pubblico ministero Mucaria, al termine della sua requisitoria, ha chiesto l’assoluzione dei due imputati dall’accusa di usura e la derubricazione delle imputazioni di estorsione e lesioni nel reato, meno grave, di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, per il quale ha invocato una condanna a 9 mesi.



Giudiziaria | 2024-07-23 17:32:00
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