di Dino Agate - Ci sono giornalisti e giornalisti. Per alcuni, se gli succede un intoppo, si muovono in soccorso molti colleghi, ed anche l'Ordine dei giornalisti. A volte si muovono anche i politici. In questo caso, che riguarda Concita De Gregorio, si sono mossi in tanti che é stato approvato in commissione Giustizia alla camera un emendamento al disegno di legge sulla diffamazione all'esame del parlamento, che oggettivamente esonera la giornalista dal danno che le sarebbe venuto, se non fosse stato approvato l'emendamento, o se non fosse definitivamente approvato il disegno di legge emendato. Il caso é semplice: Concita De Gregorio é stata direttore dell'Unità. Questo giornale ha chiuso per debiti. Poiché alcune volte ha diffamato, almeno di questo sono convinti i giudici, la De Gregorio avrebbe dovuto risarcire di tasca propria i danni causati ai diffamati, non essendo stati soddisfatti dall'editore fallito.
Situazioni simili sono capitate ad altri giornalisti, noti come la De Gregorio, ma non di sinistra. Vittorio feltri, per esempio, é stato direttore dell'Indipendente. Andato via dal giornale, questo é fallito, ed ha dovuto pagare di tasca propria il risarcimento ai danneggiati di diffamazione di quando lui era direttore del giornale. Ma allora furono pochi i colleghi che gli mostrarono solidarietà, né si mossero i politici come é avvenuto per la De Gregorio. La legge fu applicata, e nessuno si preoccupò di emendarla d'urgenza.
Due pesi e due misure sembrano essere la duplice regola della politica e del giornalismo nostrani. Se il guaio capita ad un collega ben ammanigliato nella nomenclatura politico - giornalistica, allora bisogna fare di tutto e di più per salvarlo. Se, invece, il caso simile capita ad un altro che é inviso alla parte sinistra, bene, in questo caso la legge va applicata, perché la legge é legge. A nulla vale lo specifico peso giornalistico dell'inguaiato. Feltri, per esempio, non é secondo alla De Gregorio. Basta leggerli per capirlo.
L'emendamento approvato per salvare la De Gregorio salva ugualmente altri colleghi che si trovano impelagati in condanne simili. Perciò, gli amici della cordata dell'ex direttore dell'Unità sostengono che non é un emendamento ad personam, riferito all'ex direttore. Se la previsione riguarda chiunque si trovi in quella tal situazione, allora avrebbe carattere generale ed astratto, ed i gufi devono tenere il becco chiuso.
Quando si trattò di approvare una norma che esentava fino ad un certo punto Silvio Berlusconi, in materia di false dichiarazioni fiscali, anche i quel caso la norma, che non fu poi approvata, avrebbe riguardato tutti coloro che, come Berlusconi, avevano tentato di frodare il fisco. Ma in quel caso, poiché c'era di mezzo Berlusconi, non si sottilizzò, e bastò che la norma potesse aiutarlo per farla accantonare, e non se ne parlasse più. Anche se tanti altri, che avrebbero usufruito di quella norma, restarono fregati.
La Lega, in commissione Giustizia alla camera, non ha approvato l'emendamento. Il suo rappresentante, Nicola Molteni, ha dichiarato che "quell'emendamento é stato tagliato in modo sartoriale per una vicenda specifica."
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