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12/06/2015 06:45:00

Sfruttamento della prostituzione a Marsala e Mazara. Il punto sui processi in corso

Finalmente rintracciata (era a Roma) la 42enne colombiana Espitia Nydia Yolanda Moya, potrà essere avviato, in Tribunale, il processo a due delle quattro persone coinvolte nell’operazione antiprostituzione “Squillo”, portata a termine dai carabinieri di Marsala il 20 novembre 2013. La prima udienza sarà il 6 luglio. Alla sbarra anche il marsalese Salvatore Brugnone, di 70 anni. A difendere la Moya, alla quale, solo di recente, è stato possibile notificare il decreto di rinvio a giudizio del gup Francesco Parrinello, è l’avvocato Leo Genna, mentre legale di Brugnone è Salvatore Fratelli. Oltre a Moya e Brugnone, nell’operazione “Squillo” rimasero coinvolti, sempre per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, Leonardo Petterico, di 35 anni, e la colombiana Sandra Tatiana Ordinez Giraldo, di 44. Petterico ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, mentre la Ordinez Giraldo ha scelto di patteggiare la pena ed è stata condannata a dieci mesi di carcere e a una multa di 1800 euro (con pena sospesa, come prevede il rito del patteggiamento). L’indagine è stata condotta dai carabinieri della stazione di Petrosino in collaborazione con i militari dell’Arma di Mazara e Genova. Dall’inchiesta, avviata nel 2009, è venuto fuori che le prostitute, in buona parte sudamericane, attiravano i clienti con inserzioni pubblicitarie su giornali a tiratura regionale, fornendo il proprio recapito telefonico e il luogo dove incontrarsi. Inizialmente, in una villetta di contrada Fossarunza. Poi, in seguito ad un controllo dei carabinieri, in altri immobili in zone di periferia poco frequentate. La tariffa per una prestazione sessuale era di 70 euro. L’attività di indagine è stata condotta con intercettazioni telefoniche e ambientali e con servizi di osservazione.

MAZARA. C’è anche l’ex assessore comunale Vincenzo Calafato tra gli imputati di un processo che, in Tribunale, a Marsala, vede alla sbarra tre persone accusate di avere gestito, a Mazara, un giro di prostitute sudamericane. E proprio a causa della irreperibilità di queste ragazze (probabilmente non sono più in Italia) il processo sta subendo un rallentamento. Tre udienze, infatti, sono andate a vuoto perché non si sa dove sono le giovani che devono testimoniare. Si farà, comunque, un altro tentativo. Prossima udienza l’1 luglio. Oltre a Calafato, proprietario dell’appartamento del centro storico mazarese dove le ragazze incontravano i clienti, imputati per sfruttamento della prostituzione sono anche Leonardo Di Giorgi e Francesco Maiale. A difendere i tre imputati sono gli avvocati Mariella Martinciglio, Stefano Pellegrino e Simone Bonanno. L’indagine, svolta dai carabinieri, nel 2013 scattò a seguito di una segnalazione anonima, secondo la quale il giro di squillo sarebbe stato composto “da tre brasiliane, delle quali due sono in servizio a turno, con tariffe base di 50 e 100 euro”. Il maggior “via vai” sarebbe stato nella “pausa pranzo”. Della ‘casa chiusa’ sempre secondo la fonte, alcuni organi di polizia sarebbero stati a conoscenza, ma sarebbe mancato fino a quel momento fa l’elemento del reato: lo sfruttamento della prostituzione. L’attività sarebbe stata in passato “gestita da un indigeno con italiane – continuava la segnalazione – ora si è ingrandita ed è pieno di giovani”. Il sabato, in particolar modo, e nei feriali all’ora di pranzo era possibile notare numerosi movimenti attorno all’abitazione”. Ai primi di novembre 2013, dopo una serie di intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, scattò l’operazione deio carabinieri di Mazara sfociata nel processo. Quattro furono le persone coinvolte. Una di queste, Vittorio Misuraca, che poi ha deciso di patteggiare la pena, fu posta agli arresti domiciliari.



Giudiziaria | 2024-07-23 17:32:00
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