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27/05/2015 06:30:00

Indagato per truffa ai danni dell’Ato Tp1 l’amministratore della Sicilfert, Pietro Foderà

 Ancora guai giudiziari per Pietro Foderà, amministratore della Sicilfert, l’azienda marsalese che nel suo impianto di contrada Maimone, lungo la strada statale per Salemi, produce concimi. Anche con i rifiuti organici conferiti da diversi Comuni dell’Ato Tp1 (Alcamo, San Vito Lo Capo, Favignana, Buseto, Calatafimi, Castellammare del Golfo e, naturalmente, Marsala). L’accusa ipotizzata per Pietro Foderà è truffa aggravata. Avrebbe, infatti, barato sul peso dei rifiuti conferiti dai mezzi dell’Aimeri Ambiente. All’amministratore della Sicilfert, difeso dall’avvocato Diego Tranchida, la Procura ha notificato l’avviso conclusioni indagini preliminari. Atto che, solitamente, prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. L’indagine è stata svolta dai vigili urbani di Marsala. A farla scattare, nel febbraio 2014, è stato un esposto anonimo arrivato al comandante della polizia municipale, Vincenzo Menfi. Una lettera in cui si denunciavano scorrettezze nella pesatura dei rifiuti da trasformare in fertilizzanti per l’agricoltura. Seguirono, perciò, una perquisizione dell’impianto di compostaggio (a fine aprile 2014) e il sequestro delle carte relative alla pesatura dei rifiuti e delle attrezzature utilizzate per pesare i rifiuti arrivati con gli autocompattatori. Le bilance non erano truccate, ma è emerso che il peso lordo dei mezzi che trasportavano i rifiuti veniva memorizzato nel sistema e poi richiamato utilizzando il relativo numero identificativo, sostituendo, però, in diversi casi, il peso del mezzo in uscita con quello di un altro mezzo meno pesante. Con una “tara” minore, quindi, secondo l’accusa, il peso netto dei rifiuti in entrata risultava maggiore di quello reale. Sarebbe stato così alterato lo scontrino rilasciato agli autisti, sul quale era indicato un peso netto maggiore rispetto a quello effettivamente trasportato. E siccome la Sicilfert viene pagata a peso, gli incassi dell’azienda sarebbero stati superiori a quelli dovuti. I Comuni, e di conseguenza i cittadini, avrebbero pagato per una quantità superiore di rifiuti organici rispetto a quelli realmente conferiti. Nel corso dell’indagine, sono stati, inoltre, ascoltati autisti ed effettuati controlli a campione sulle pesature. A difendere Pietro Foderà, figlio di Michele Foderà, il fondatore della Sicilfert, è l’avvocato Diego Tranchida, che giudicando “infondate” le accuse spiega che la cifra contestata nell’atto di accusa, come incasso non spettante, è di 2.374 euro. Non sarebbe stata, insomma, una grande truffa. Una nuova bufera giudiziaria si abbatte, dunque, sull’azienda già coinvolta nell’inchiesta della Dda di Palermo sul sistema (secondo l’accusa “illegale”) di raccolta e smaltimento dei rifiuti gestito dall’Ato Tp1 e dall’Aimeri Ambiente. Un’indagine sfociata nel rinvio a giudizio (il processo si celebrerà davanti il Tribunale di Marsala) di Salvatore Alestra, ex direttore dell’Ato Tp1, direttore area Sud dell’Aimeri Ambiente, di Orazio Colimberti, il capo impianto del cantiere di Trapani, Salvatore Reina, di Michele Foderà, amministratore di fatto della Sicilfert, di Pietro Foderà, socio e all’epoca responsabile dei conferimenti alla Sicilfert, e Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stessa società. Ad Alestra e Colimberti è contestato il reato di corruzione, mentre agli altri il conferimento e il traffico “illecito” di rifiuti. Dall’inchiesta della Dda è sostanzialmente emerso che l’Aimeri Ambiente “sin dall’inizio” non avrebbe differenziato i rifiuti, vanificando così l’opera di migliaia di cittadini, ai quali, per altro, negli ultimi anni sono state recapitate bollette sempre più salate. A Marsala praticamente triplicate nel giro di un triennio. Il nuovo sistema, infatti, ha visto aumentare a dismisura, come evidenziato dalla commissione consiliare d’inchiesta presieduta dal socialista Michele Gandolfo, il costo di raccolta e smaltimento dei rifiuti. E la ‘’differenziata’’, che ha richiesto l’impiego di un maggior numero di netturbini, secondo gli investigatori, in realtà non sarebbe stata attuata. Vanificando così anche l’impegno di quei cittadini che, quotidianamente, hanno separato i vari tipi di rifiuti.



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