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24/05/2015 13:38:00

Meditazione sulla Pentecoste

 Pentecoste – le lingue della comprensione 

Cari fratelli e care sorelle, sono piacevolmente emozionato di essere qui oggi, in questo luogo di preghiera, dove altre volte sono stato per ascoltare la Parola del Signore insieme alla comunità Valdese di cui faccio parte, oggi sono qui, ad adempiere ad una promessa fatta il giorno di pentecoste di un anno fa, in veste di predicatore.
Non è la prima volta che parlo a fratelli e sorelle di denominazione diversa dalla mia e quello che immagino ogni volta che accade... è di vedere questo insieme di fratelli e sorelle come una vigna con tanti tralci che in apparenza sembrano separati ma, guardando bene, tutti appartengo allo stesso tronco da cui prendono energia per portare frutto. Questo voleva essere il mio saluto.

 Passiamo al testo della meditazione
Marco 16,15-20 Gesù disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demòni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno». Il Signore Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l'accompagnavano.

Quando ho letto la prima volta questo testo, mi colpi profondamente la condanna di colui che non crede...
Era successo non molto tempo prima ai discepoli: quando Gesù visto dalle donne e poi da due discepoli che subito dopo andarono a raccontare a tutti gli altri di avere visto Gesù risorto e loro non avevano creduto.
Eppure Gesù stesso aveva annunciato la sua resurrezione a tutti i suoi discepoli... vi ricordate di Tommaso? «se non vedo... e metto il mio dito nel segno dei chiodi... io non crederò»
Nel brano che abbiamo letto il monito di Gesù è la chiave per credere, perché vi è tutta la Grazia di Dio, che ci permette di essere i portatori del messaggio d'amore che Gesù aveva loro dato, per superare l'incredulità da parte dei discepoli.
Ed è a questi discepoli increduli che viene affidata la missione di annunciare l'amore di Dio partendo dalla resurrezione di Gesù.
Ma come faranno questi discepoli, che come noi sono increduli... ad essere credibili?
È qui che cambia qualcosa perché Gesù fa una promessa, dice che tutti coloro che annunciano l'evangelo saranno accompagnati da "segni" che renderanno così credibile il loro annuncio.
Il loro annuncio è legato alla loro fede, Gesù non li lascia soli, i "segni" di cui parla sono la certificazione della loro fede del loro annuncio, perciò i "segni" debbono essere verificabili da tutti coloro che vi assistono....
I "segni" di cui Gesù parla sono stati già citati nel Nuovo Testamento e Marco non fa altro che metterli insieme.
Ma qual è il senso di questi segni? Certamente non si tratta di prodigi che servono a sbalordire le persone. Chi cerca prodigi e miracoli, in fondo, rivela la propria diffidenza, il proprio scetticismo, la propria incredulità.
Per questo Gesù dice a Tommaso: «Beati coloro che non hanno visto e hanno creduto», i segni che Gesù declina accompagnano la Parola di Dio, che diventa viva, che porta alla conversione, alla riconciliazione con Dio e con il prossimo.
Ecco cosa produce la Parola di Dio, produce segni evidenti, che tutti possono constatare e portare così a credere.
Non esaminerò tutti i segni che Gesù elenca, mi soffermerò solo sul segno di parlare in lingue... non poteva essere altrimenti: oggi è Pentecoste...
Ma cosa vuol dire Pentecoste? Pentecoste ha origine greca e indica la festa delle settimane, festa ebraica per il raccolto della mietitura, quando gli israeliti portavano al tempio due pani fatti dalle prime spighe raccolte. Per questo veniva anche detta "festa delle primizie".
Nel tempo il significato di questa festa, tra i giudei, cominciò a cambiare, fu aggiunto un annuale rinnovamento del patto tra Dio e Israele. In ricordo della legge data a Mosè.
Quale significato prende dopo la morte di Gesù e la sua resurrezione?
Semplice, possiamo affermare che con la dispensazione dello Spirito Santo i cristiani danno a questo giorno un nuovo contenuto e un grande significato per la storia della salvezza.
È la seconda festa dopo Pasqua, la Pentecoste, per i cristiani segna l'inizio della Chiesa e della sua missione.
Che cosa si intende per lo «Spirito Santo»?
Gli Atti degli apostoli ce lo spiegano con una immagine; e non ci si potrebbe forse esprimere diversamente, perché la realtà di questo Spirito si sottrae completamente alla nostra comprensione.
Gli Atti raccontano che gli apostoli furono toccati da lingue di fuoco ed incominciarono, quindi, a parlare in un modo che ad alcuni apparve come ubriachezza, come chiacchiere insensate ed inutili, mentre altri, persone provenienti da tutto il mondo allora conosciuto, li udirono ciascuno parlare nella propria lingua.
Lo sfondo di questo testo è costituito dalla descrizione veterotestamentaria della costruzione della torre di Babele; con l'aiuto di quel passo, gli Atti degli apostoli delineano un quadro di grande effetto.
Il racconto veterotestamentario riferisce che gli uomini, nell'arbitrarietà del loro progresso, cercarono di innalzare una torre che raggiungesse il cielo; ciò vuole dire che essi credettero, con le loro costruzioni e le loro pianificazioni, di gettare i ponti fino al cielo, di rendere accessibile il cielo con le sole loro forze, di poter trasformare l'uomo in divinità. Il risultato fu la confusione delle lingue. L'umanità che cerca solamente se stessa, che cerca di ottenere la sua salvezza nella soddisfazione dell'insorgente egoismo di ognuno, cade in una radicale contrapposizione, dove nessuno più capisce il vicino. E, con la fine della comprensione, rimane insoddisfatto anche l'egoismo.
Il racconto della Pentecoste, che troviamo nel Nuovo Testamento, riprende questo pensiero; anche qui si è del parere che la condizione presente dell'umanità è la disunione, l'essere l'uno accanto all'altro e l'uno contro l'altro.
Questo è dovuto, ancora una volta, alla esaltazione di se stessi, così da poter fare a meno di Dio, per cui tutto cade in una falsa prospettiva, di modo che alla fine l'uomo non capisce più né Dio, né il mondo, né l'altro, né se stesso.
Lo «Spirito Santo» crea comprensione, perché è l'amore che proviene dalla croce, dall'autorinuncia di Gesù Cristo.
Voglio ricordare l'espressione con cui Agostino provò a riassumere il nucleo del racconto pentecostale: "la storia del mondo –egli dice– è una lotta tra due diversi amori: amore di sé fino all'odio di Dio ed amore di Dio fino all'abbandono dell'io. Ma il secondo è la redenzione del mondo e dell'io".
Io ritengo che sarebbe già molto se i giorni della Pentecoste riuscissero a richiamarci alla responsabilità e ci portassero a riscoprire lo «spirito», la responsabilità della verità, dei valori della coscienza e dell'amore.
Dopo questa sintesi del significato e non solo della parola Pentecoste, torniamo al segno di cui prima vi ho detto che esaminerò con voi... certo è arduo per me in questo luogo parlare di questo segno... ma voglio che apriamo un po' la veduta sul senso vero di questo segno... e di cosa per me possa significare... provare oggi a guardarlo con mente aperta non facendoci trascinare dalle emozioni... che ci sono... "Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura... Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: ...parleranno in lingue nuove; ... E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l'accompagnavano."
'Parleranno in lingue nuove' è il segno della capacità che ci è donata di relazionarci con il prossimo, di annunciare l'amore di Dio, il suo Vangelo, e di essere capiti; la Parola di Dio parla la lingua di tutti, non va al di là della nostra capacità di parlare e di comprendere, perché lo Spirito Santo rende la Parola di Dio accessibile, comprensibile, chiara, accogliente.
Parleranno in lingue nuove, porteranno la Parola viva, il vangelo, parleranno di Gesù, di un Dio che si è fatto uomo per stare a contatto con i suoi figli, un Dio che muore e che è resuscitato, questo è il messaggio, e, se crediamo a questo messaggio, allora possiamo parlare questa lingua nuova, la lingua di Gesù... la lingua dell'amore, la lingua dell "ama il prossimo tuo come te stesso"
Tutti possono parlare di Gesù, tutti possono predicare, non solo chi ha studiato teologia: «Tutti questi che parlano non sono Galilei? Come mai li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue?»
Si... coloro che avevano creduto finalmente al messaggio di Gesù potevano parlare a chiunque, le loro parole erano comprese da tutti, non era una questione di lingua ma di fede, anche coloro che erano scettici comprendevano quello che i discepoli stavano dicendo... certo alcuni li presero per ubriachi, predicare un Dio che muore e che resuscita non è facile da credere, perciò o erano ubriachi o stavano farneticando.
I discepoli parlavano e tutti gli altri capivano le loro parole, questo è il messaggio della Pentecoste. Parlare una lingua comprensibile a tutti perché il messaggio del vangelo arrivi a toccare il cuore di chi ascolta e creda non in noi, che siamo solo i portatori della parola, ma al nostro Signore, Maestro, Padre e Dio nostro.
Ecco qual è il nostro compito, parlare alla gente, spiegare che il Signore ci ama, che è uno, che Gesù è venuto per la salvezza di tutti e che non vi è nessun altro intermediario se non Lui, la sua Parola, perché Lui è la Luce, la Verità, e la Vita.


Rosario Caradonna - Marsala, 24/05/2015