Il 2 Maggio l'emittente televisiva trapanese “Telesud”, comunica nel suo notiziario delle ore 14.00, la notizia che il giornalista Rino Giacalone è indagato per tentata estorsione e millantato credito.
Il fatto sarebbe che il giornalista si sia proposto all'imprenditore Davide Durante, oggetto di indagini da parte della Procura trapanese, per “sistemare” la sua situazione giudiziaria, grazie a conoscenze tra i magistrati, in cambio di un favore.
Secondo il servizio televisivo quindi (anticipato la mattina da una articolo del Giornale di Sicilia che non faceva però nomi) Rino Giacalone è indagato e Durante ha consegnato alla Procura la registrazione della conversazione, oggetto del fatto reato.
L'articolo è firmato da Luigi Todaro, e sul sito dell'emittente televisiva v'è pure un editoriale del sig. Massimo Marino, Presidente di Telesud, che fa la morale...
Entrambi, giornalista ed editore, fanno riferimento al “segreto di Pulcinella”, per dire che da settimane la notizia era nota a Trapani, sia tra gli addetti ai lavori e sia tra la gente... specificando anzi, che a Trapani non si parlava d'altro.
Pare, inoltre, che la notizia dell'iscrizione nel Registro degli indagati di Rino Giacalone, fosse già stata abbondantemente anticipata tramite il tam tam di Facebook, che pur non nominandolo mai direttamente ed esplicitamente, alludeva così evidentemente a Rino Giacalone, che da più parti giungeva oramai la notizia di un terremoto prossimo ad irrompere nella tranquilla città di Trapani, con già l'anticipazione di ulteriori clamorosi sviluppi.
Ma Rino Giacalone indagato non è. E ci mancherebbe. La Procura lo ha detto ufficialmente rispondendo proprio ad una richiesta del giornalista. Dichiara Salvatore Inguì, di Libera:
Adesso possiamo uscire dal silenzio che ci eravamo imposti, perchè a parlare, avevamo deciso, fossero i fatti e non le opinioni o i pre-giudizi (positivi o negativi). Adesso Rino si regolerà di conseguenza, denunziando nelle sedi opportune, chi ha diffuso false informazioni sulla sua persona e sui fatti. A noi l'amara constatazione che di non tutta l'informazione locale c'è da fidarsi. A noi il dubbio se i fatti, succintamente su narrati, sono il frutto di un equivoco o se c'è in atto una azione, con consapevole malafede, volta al discredito e all'annichilimento dell'impegno civile e sociale di taluni gruppi di persone? A noi la domanda: come è possibile che una notizia possa essere inventata così di sana pianta e possa impunemente circolare? Può un giornalista, sedicente in buona fede, prendere per buone le chiacchiere da bar (da facebook, in questo caso) e propagandarle come vere? Senza manco un tentativo di verificare la fonte e la fondatezza della notizia? E se invece il giornalista è stato veramente in buona fede e qualcuno lo ha indotto nell'errore, non dovrebbe fare altro che scusarsi, pubblicamente, con il diretto interessato e correre in Procura a fare il nome di chi ha messo in giro voci così false e calunniose. Alle volte le penne sparano peggio delle lupare.