“Sui rifiuti in Sicilia siamo all’anno zero. E si allunga lo spettro di una Campania bis”. A dirlo Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia che, in occasione dell’esecutivo regionale del sindacato, a Palermo, ha rivendicato “l’urgenza di un piano dei rifiuti dentro un piano energetico regionale”. “Ma che sta facendo la Regione?”, si è chiesto. La Sicilia resta, ha sostenuto “preoccupato”, una delle regioni più arretrate d’Europa per gestione dei rifiuti. Oltre il 90% degli scarti urbani, 2,2 milioni di tonnellate, continua a finire in discarica. Altrove si accelera nella “combinazione integrata di raccolta differenziata, riciclo e valorizzazione energetica”, ottenendo risparmi e producendo energia. In Sicilia da un decennio il sistema è praticamente fermo. Lontano anni-luce dagli obiettivi Ue che stabiliscono che il 70% dei rifiuti urbani sia riutilizzato e che, entro il 2030, sia azzerato il collocamento in discarica dei materiali riciclabili. “Il fatto è che le multe comunitarie non le prenderà lo Stato. Ricadranno su Regione e Comuni. E si tradurranno in nuove tasse”, ha denunciato il segretario Cisl per il quale “è un paradosso tutto siciliano”. “Mentre gli Ato restano eternamente in liquidazione, i 12.500 lavoratori del settore sono appesi a un filo. E il costo dell’arcaico sistema dell’abbancamento in discarica, spinge i Comuni verso il dissesto”.
Al presidente Crocetta e all’assessore regionale all’Energia Contraffatto “chiediamo – ha insistito Milazzo – un cronoprogramma che metta un punto all’immobilismo soprattutto sul fronte dell’impiantistica specializzata. E che imprima una svolta alla logica datata dell’interramento che, da qui a poco, farà della Sicilia una discarica a cielo aperto”. Senza contare il “rischio infrazione pure per le 12 discariche abusive distribuite nel territorio dell’Isola, che andrebbero bonificate entro i primi di giugno”.
Il governo punti, ha quindi continuato il numero uno della Cisl Sicilia, su dimensioni territoriali di raccolta più ampie di quelle dei vecchi Ato. Fissi tempi e modi di una politica della differenziata che porti l’Isola lontano dagli ultimi posti della graduatoria nazionale: a Messina la percentuale di differenziata si colloca poco sopra il 6%, a Palermo e Catania è del 10%. Oltretutto “secondo l’Ispra – segnala il segretario – all’aumentare della raccolta differenziata diminuisce per i Comuni il costo pro-capite annuo della gestione dei rifiuti”.
Ancora, alla Regione la Cisl chiede “misure che sostengano la filiera delle imprese di produzione di bioenergia”: qualche decina in tutto in Sicilia. “Non arrivano neppure a cinquanta a fronte delle oltre 2.400 in attività nel Paese e delle 636 che operano nella sola Lombardia”. Eppure “investire sulle bioenergie conviene”, sottolinea Milazzo. Dunque, “la Regione si svegli dal lungo letargo e aiuti l’economia verde che, anche a partire dai rifiuti, è in grado di creare sviluppo e dare nuova occupazione”.
Sui rifiuti qualche giorno fa è intervenuto anche il Movimento Cinque Stelle, che calcola un danno erariale enorme, valutabile intorno ai 60 milioni di euro per il conferimento nelle discariche siciliane dal 2009 ad oggi di rifiuti tutt’altro che speciali, ma considerati tali grazie ad una circolare della Regione che ha causato un abbattimento non dovuto delle imposte e un conseguente buco nei conti pubblici.