“La popolazione del Nepal ha bisogno di aiuti, è un’emergenza che non può essere ignorata, neanche dai marsalesi, dai trapanesi, da tutti gli italiani”. Sta bene Andrea Bertuglia, il 25enne di Marsala, che si trova in Nepal in queste settimane di emergenza dopo la violenta scossa di terremoto che ha provocato oltre 7.500 vittime, secondo stime ancora, purtroppo, provvisorie, e decine di migliaia di sfollati. Andrea in attesa del visto indiano sta aiutando la popolazione locale, in una situazione di emergenza assoluta. Con la mancanza di cibo, acqua, e farmaci, sia nelle città, ma soprattutto nelle zone rurali, che sono molte in Nepal. I villaggi, fatti di case di fango sono stati letteralmente rasi al suolo dal forte sisma del 25 aprile scorso, sono in molti casi irraggiungibili, e c’è bisogno di aiuti che faticano ad arrivare. Anche per le incomprensibili lungaggini burocratiche del governo locale che blocca di fatto gli aerei Onu in arrivo nella capitale Kathmandu. Andrea e altri ragazzi che si trovavano nella capitale al momento del sisma hanno deciso di aiutare la popolazione locale, hanno creato una associazione. Si chiama Secret Garden Disaster Relief. Si dividono i compiti, c’è chi va per la città a vedere di cosa hanno bisogno le varie tendopoli, c’è chi sale in montagna a dare aiuto alle popolazioni rurali. “Faccio un appello a tutti i miei connazionali a donare qualcosa per fronteggiare questa emergenza”, ci dice Andrea. Sulla pagina Facebook dell’associazione sono presenti minuto per minuto testimonianze di quanto stanno facendo i ragazzi di Secret Garden. C’è anche un sito (qui il link) da cui è possibile fare le donazioni per aiutare in maniera diretta i ragazzi a comprare beni di prima necessità per gli sfollati. Sono previste due modalità, sia con Paypal, che con Iban e carte di credito o debito.
La necessità di formare una associazione e chiedere aiuti diretti nasce anche dalla lentezza degli aiuti “istituzionali”. Andrea ci ha raccontato come ha vissuto il momento del sisma. “Mi trovavo in stanza, in una guest house di Kathmandu, stavo preparando lo zaino per lasciare la città per una piccola gita. La luce è andata via, è cominciato a tremare tutto. C’è stata tanta paura, sono passati 3 secondi prima che realizzassi che si trattava di un terremoto. La prima cosa che ho fatto è stata mettermi sotto lo stipite di una porta. Ero lì a pensare cosa fare, avevo le scale vicino, pensavo ‘scappo o non scappo, e se scappo e il palazzo mi cade addosso?’. Appena finita la scossa siamo scesi per strada, momenti di panico tra la gente. Ci siamo recati in un parco, abbiamo aspettato circa due ore, nel frattempo sono arrivate altre tre scosse molto forti”. Nel frattempo Andrea è riuscito a contattare la famiglia, a Marsala, e tranquillizzare tutti. Altri connazionali hanno potuto contattare casa dopo giorni. “Dopo sono andato a recuperare le cose che avevo lasciato in stanza, e con altri ragazzi ci siamo recati in collina, in un posto più sicuro”. L’ sono rimasti 4 giorni, isolati da tutto, da qualsiasi mezzo di informazione. “Non ci eravamo resi conto della gravità della situazione. Quando ho avuto modo di collegarmi a internet mi sono reso conto”. Tornati a Kathmandu gli comunicano che avrebbero dovuto aspettare alcuni giorni per il visto, le ambasciate erano in tilt. “Nell’attesa non potevamo stare senza far nulla. Allora abbiamo cominciato a dare una mano. Ci siamo ritrovati in questa guest house “Secret Garden”, e insieme ad altri ragazzi volontari abbiamo creato questa associazione che si chiama Secret Garden Disaster Relief”.
L’emergenza principale è il cibo, l’acqua e i farmaci. In città, a Kathmandu, è più facile trovare il cibo, ci racconta Andrea. Ma scarseggiano acqua e medicine. “Abbiamo visitato i campi prendendo informazioni, se hanno bisogno di acqua, cibo e farmaci. Ci riuniamo la sera facendo il punto e il giorno dopo cominciamo ad operare. La situazione tendopoli non è molto bella. Molti campi non hanno l’appoggio delle organizzazioni internazionali, il governo è come se non ci fosse. Sono praticamente abbandonati a loro stessi. Quello che si vede nei telegiornali, in tv, è un decimo di quello che si sta vivendo a Kathmandu. Parlando anche con gente del posto, con medici, si pensa che questa emergenza sanitaria andrà avanti dai sei mesi a un anno”.
Non è il tipo da spettacolarizzazioni sul dolore, sulle tragedie, Andrea, non ci tiene ad aver detto che lui e i suoi amici sono dei ‘santi’, ad essere elogiato per quello che stanno facendo. E la sua voce si rompe dalla commozione quando fa un appello ai marsalesi, ai cittadini della provincia, della Sicilia, di tutta Italia per aiutare la gente del Nepal che lui e gli altri ragazzi stanno soccorrendo in questi giorni.
“Ogni contributo può esserci utile. I gestori della guest house Secret Garden sono un nepalese e una ragazza inglese, è da loro che è partita questa associazione. Questo ragazzo nepalese ha dei contatti locali per prendere ciò che ci serve al minor costo possibile. Questa è una cosa buona, rusciamo a muoverci bene. Io non mi fido molto dei governi. Si gioca solamente su interessi economici. Noi ci siamo rimboccati le maniche, è sicuro che se arrivano dei fondi verranno ripartiti nel giusto modo, fino all’ultimo centesimo”.
E’ un’emergenza sanitaria che medici e gente del posto stima possa durare dai sei mesi ad un anno, forse anche di più. Nei prossimi giorni Andrea avrà il visto indiano, “Resterò circa un’altra settimana. Ma ripeto, qui la situazione è molto grave, e non bisogna abbandonarli”.