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29/04/2015 07:03:00

Truffe e rifiuti, il processo all'Aimeri si sposta a Marsala

 Il processo su Ato Terra dei Fenici e Aimeri Ambiente si sposta da Trapani a  Marsala. I giudici del Tribunale di Trapani, indicato come competente a trattare la causa dal gip del Tribunale di Palermo,  hanno dichiarato la loro incompetenza, individuando quale destinatario del dibatttimento il Tribunale di Marsala. Questo perchè terminale principale delle presunte malefatte sarebbe stata l’azienda Sicilfert che ha la propria sede a Marsala.

Imputati principali sono l’ex direttore dell’Ato, l’ing. Salvatore Alestra, e il manager dell’Aimeri, Orazio Colimberti. Tra le accuse quella della irregolare gestione di rifiuti per oltre 47 mila tonnellate, nonchè le omissioni che Alestra avrebbe commesso evitando di “punire” l’Aimeri per disservizi di varia natura registrati nell’ambito dei servizi di raccolta dei rifiuti nel territorio dell’Ato.

Tra i Comuni destinati al servizio dell’Aimeri c’erano Alcamo, Marsala, Erice, altri Comuni dell’hinterland di Trapani con esclusione del capoluogo. La vicenda l'abbiamo raccontata più volte: Alestra non denunciava i disservizi di Aimeri per ottenere favori da Colimberti; a mediare  tra Ato e Aimeri ci sarebbe stato anche  l’allora senatore del Pd Nino Papania. L’ex senatore però ancora oggi ha ferma la propria posizione al vaglio del gip per la mancata concessione del Senato dell’autorizzazione a procedere nell’uso di intercettazioni telefoniche. Nel processo si sono già costituiti parte civile il Movimento Difesa del Cittadino, l’Associazione Antimafie e Antiracket Paolo Borsellino onlus, il ministero dell’Ambiente ed altre associazioni.

BALLATORE. Continua a Marsala  il processo che vede imputata, per concussione (attraverso “tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità ad utenti”) e falso ideologico, la 63enne mazarese Anna Maria Ballatore, cancelliere del tribunale civile marsalese. Alla Ballatore - che nel maggio 2014 fu posta agli arresti domiciliari dai carabinieri - si contesta di avere abusato della qualità e dei poteri connessi alla sua funzione di pubblico ufficiale. In un caso, dopo essere stata incaricata dal giudice tutelare di redigere l’inventario dei beni ereditari di due fratelli, di cui uno minore, avrebbe costretto l’erede maggiorenne, una donna, tutore del minore, a consegnare una somma di danaro (pare, alcune centinaia di euro) e a sottoscrivere un atto nel quale attestava di non avere corrisposto alcuna somma di denaro, mentre in un’altra occasione avrebbe tentato di indurre un avvocato, che assisteva una vedova, madre di due minori, nel procedimento di accettazione dell’eredità del proprio defunto marito, a corrisponderle una somma di denaro contante sempre per redigere l’inventario dei beni ereditari. Nel primo caso, in particolare, veniva spiegato nella nota diffusa dai carabinieri dopo l’arresto, “le indagini hanno acclarato come l’indagata, in un primo momento, aveva trattenuto presso la cancelleria il fascicolo contenente l’istanza con la quale la parte offesa chiedeva di essere nominata tutore del di lei fratello minore, per oltre 5 mesi, senza trasmetterlo al Giudice tutelare; successivamente, una volta incaricata della redazione dell’inventario dei beni ereditari in quel procedimento, aveva preteso ed ottenuto dalla denunciante il pagamento di una somma di danaro con la minaccia che, in caso contrario, non avrebbe redatto l’inventario e rappresentando alla donna che, trattandosi di un compito particolarmente complesso, la sua rinuncia a quell’incarico avrebbe provocato per lei un ulteriore indeterminato ritardo, irrimediabilmente pregiudizievole dei diritti suoi e del suo pupillo”. L’inchiesta, scattata dopo una denuncia, è stata coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito. Quattro le parti civili: Sara Bonafede e gli avvocati Riccardo Marceca, Antonella Caruso e Smeralda Rubino. A difendere la cancelliera finita sotto processo sono gli avvocati Stefano Pellegrino e Salvatore Errera. Per l’ipotesi di concussione ad opera di un pubblico funzionario il codice penale prevede una condanna da sei a dodici anni di carcere. Nella prima udienza, il tribunale ha ammesso le liste dei testi: 23 del pm e 24 per la difesa. Oggi in aula, saranno ascoltati i primi testi d’accusa. E cioè i carabinieri Colucci, D’Angelo, Lentini, Genovese e Buffa.



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