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17/04/2015 06:55:00

Vince l'informazione libera. Il Comune di Marsala si ritira dalla causa contro Tp24

 Ha vinto l’informazione libera. Il Comune di Marsala si è ritirato dal processo in sede civile contro Tp24.it e il direttore Giacomo Di Girolamo a cui si chiedeva un risarcimento danni di 50 mila euro. Le inchieste di Di Girolamo e della sua redazione danneggiano l'immagine della città di Marsala. Questa era la tesi dell'Amministrazione Comunale. Insomma, bisogna parlare solo di cose buone e che vanno bene, mica di cattiva amministrazione, mafia, ruberie, corruzione. 

Tutto nasce dalla richiesta di risarcimento avanzata circa due anni fa dall’allora sindaco di Marsala Giulia Adamo, in quello che  fu definito da più parti un “atto di bullismo istituzionale” perchè la causa veniva intentata in nome del Comune, dell’intera collettività, con i soldi dei cittadini, e contro una testata giornalistica libera e indipendente. Un’azione che non veniva fatta per un articolo specifico ma per tutta l’attività di inchiesta e approfondimento sull’operato dell’amministrazione fatta dalla testata diretta da Di Girolamo. Il caso aveva fatto il giro d’Italia, era stato ripreso dalle più importanti testate nazionali, dal Sole 24 Ore alla Rai, da Repubblica al Corriere della Sera, il direttore e la redazione hanno ricevuto la solidarietà delle più importanti associazioni per la libertà di informazione, da Ossigeno per l’Informazione ad Articolo 21. Il caso è stato unico nella pur corposa storia delle controversie tra media e potere. Non era mai successo che un sindaco, in nome e per conto della città che amministra, chiedesse dei danni a un giornalista. In quei giorni partì anche una mobilitazione, con la gente che si schierò contro la decisione dell’allora sindaco dicendo “Non nel mio nome”. Nei mesi successivi anche il consiglio comunale di Marsala si pronunciò contro l’operato del sindaco approvando un atto di indirizzo, e ancora convocando una seduta aperta sulla libertà di informazione.

Ieri c’è stata l’ultima udienza, presso il Tribunale di Marsala, in cui i legali del Comune hanno notificato la rinuncia agli atti e alla domanda. Tecnicamente, rinunciando agli atti del giudizio si estingue il processo. La rinuncia della domanda è l’aspetto più importante della causa, però. Il Comune in sostanza rinuncia al diritto vantato, che è quello all’immagine. In futuro nessun altro amministratore potrà, sugli stessi articoli, imbastire un processo civile. La rinuncia alla domanda, nella prassi del diritto, significa, in sostanza, che la parte, in questo caso il Comune, ammette di non aver possibilità di vincere quel processo, e quindi che non è opportuno continuare ed è meglio ritirarsi. Infatti la rinuncia alla domanda è avvenuta unilateralmente da parte dell’Ente. Mentre per la rinuncia agli atti è necessario l’assenso della controparte, in questo caso il direttore Di Girolamo e l’editore, la rinuncia della domanda prescinde da qualsiasi trattativa. Ieri dunque la rinuncia del Comune, grazie anche all’intervento del Commissario Straordinario Giovanni Bologna, e all’evidenza che per l’ente si trattava di una causa persa.
Il direttore Di Girolamo, assistito dall’avvocato Valerio Vartolo, ha accettato la rinuncia da parte del Comune, senza chiedere il rimborso delle spese e gli eventuali danni per quanto subito da una causa palesemente infondata e temeraria, per non far pesare ancora di più sulle casse dell'ente la vicenda. L'ex sindaco Giulia Adamo, infatti, aveva nominato un avvocato di fiducia, Corrado Di Girolamo, pagandolo con i soldi del Comune. "Non mi sento di dover far sopportare alle pubbliche casse un'altra spesa rispetto a quanto già ha dovuto spendere il comune per pagare il legale per questa vicenda" dichiara il direttore Giacomo Di Girolamo. Sulla vicenda non si escludono le verifiche della Corte dei Conti per individuare un eventuale danno erariale. Ieri in udienza non c’era l’avvocato Corrado Di Girolamo, che nel frattempo deve difendersi dall’accusa di concussione nel processo che si celebra, con rito abbreviato, a Marsala, per cui la Procura ha chiesto la condanna a 4 anni e 4 mesi.
Si chiude così un caso unico nel suo genere. “Una vicenda che mi ha ferito nel profondo, facendomi sentire cittadino non desiderato, anche se ho avuto vicino l'affetto di molti lettori e radioascoltatori, la grande professionalità di Valerio Vartolo, dei nostri amici e collaboratori e dell'editore" aggiunge il direttore di Tp24.it.

“Ho fatto qualche dichiarazione solo prima del processo, quando del caso, che è unico nella giurisprudenza, si erano occupate testate nazionali - commenta l’avvocato Valerio Vartolo. Durante il processo, per rispetto del Tribunale, non sono intervenuto pubblicamente. Oggi possiamo dire, atecnicamente, che ha vinto la libertà di stampa. E’ un risultato importante. L’esito era atteso anche a livello nazionale dai tecnici del diritto”.
“Dobbiamo ringraziare il Commissario Giovanni Bologna e la dirigenza del Comune per la bonaria composizione della vicenda - commenta Maurizio Falco, responsabile commerciale di Tp24 ed Rmc - continuiamo avanti nella nostra linea editoriale che è premiata dai lettori e dai radioascoltatori e che ci vede sempre impegnati a fare le pulci ai potenti, nell'interesse esclusivo della città". 



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