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11/04/2015 12:54:00

Il naufragio delle Province e il probabile salvataggio

di Leonardo Agate - L'Assemblea regionale siciliana ha bocciato l'art.1 del disegno di legge sull'istituzione dei liberi consorzi di comuni e delle città metropolitane. Sembrava che la riforma, dopo un percorso biennale, dovesse andare in porto, ed invece é affondata a pochi metri dall'approdo. Un certo numero di marinai rivoltosi l'ha fatta naufragare. Amen. Si tornerà a discuterne a giugno, presumibilmente. Intanto l'Assemblea ha prorogato il regime commissariale delle moribonde Province.
L'abolizione delle Province era ai primi punti del programma di governo di Rosario Crocetta, un suo cavallo di battaglia per far vedere quant'era tosto e come ce la sapeva fare quando si trattava di rottamare l'inutile vecchiume e di risparmiare. A distanza di due anni e mezzo di governo ancora non é riuscito a dimostrarlo.
Già si passò dal concetto di abolizione all'altro di sostituzione delle Province con nuove aggregazioni di comuni e con la creazione delle città metropolitane. Il passaggio non é di poco conto. Abolizione voleva dire tout court estinzione; creazione di nuovi enti al posto di quello defunto, é un altro paio di maniche. Per il nuovo disegno di legge, per adesso naufragato, sono previsti i nuovi consorzi di comuni per la fornitura di certi servizi e per la gestione di certe attività. E' anche prevista la creazione di tre Città metropolitane, Palermo, Catania e Messina, che aggregheranno i comuni della rispettiva Provincia, pur mantenendo ciascun comune la sua autonomia.
Le Province, istituite in Italia all'indomani dell'Unità, non lasciarono tutti contenti. Tanto vero che pochi decenni dopo si cominciò a proporne la modifica. Dopo l'instaurazione della Repubblica furono confermate, e restarono ente intermedio tra lo Stato ed i comuni. Negli anni '70 furono istituite le Regioni ordinarie - quelle speciale risalgono all'immediato dopo guerra -. In occasione dell'istituzione delle Regioni, le Province avrebbero potuto essere eliminate, essendo divenuto superfluo un altro organo di governo del territorio, oltre lo Stato, le Regioni ed i comuni. Ma in questo Paese é sempre stato difficile eliminare gli sprechi pubblici, per due fondamentali motivi: uno é che ogni ente può diventare una mangiatoia per politici e dipendenti; due é che non si sa cosa fare dei dipendenti, abolito l'ente. Per quanto riguarda il primo punto, bisognerebbe che ci fosse un Parlamento di persone serie, ma si vede che é difficile che venga eletto. Per quanto riguarda il secondo punto, la soluzione sarebbe simile al caso di industrie che chiudono per cause economiche. Anche in questo caso si verificano opposizioni alla chiusura, oltre che da parte dei dipendenti, da parte dei sindacati e di molti politici, perché si preferisce addossare allo Stato inutili spese improduttive, piuttosto che perdere il consenso dei licenziati. Anche se costoro potrebbe essere trasferiti in enti o in attività carenti di personale, o potrebbero essere sostenuti con provvedimenti di sostegno a chi perde il posto. Ma questo richiederebbe una visione più ampia dei problemi, cui di solito i governanti non arrivano.
Ed allora é probabile che alla fine continueremo ad avere un altro organo intermedio tra Regione e comuni, in sostituzione formale delle Province, con ritagli ed assegnazioni incerte di competenze ed affari, e con nuove spese per strutture e personale.

leonardoagate1@gmail.com