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07/04/2015 06:35:00

Sicilia, riforma delle province. Da oggi parte la discussione della legge all'Ars

17,00 -  La Regione boccia la Regione. Mentre l'Assemblea regionale siciliana si divide sul disegno di legge che abolisce le Province per sostituirle con i liberi Consorzi di Comuni e le citta' metropolitane, l'Annuario statistico pubblicato in questi giorni dalla Regione siciliana solleva qualche dubbio sulla loro compatibilita' con la realta' economica e sociale dell'Isola. Un capitolo (il diciannovesimo) del documento "Sicilia 2014", descrive gli effetti che la riforma determina nell'assetto degli enti locali, mettendo in discussione uno dei pilastri della riforma: la previsione delle tre citta' metropolitane, evidenziando, in particolare, che le grandi concentrazioni urbane della regione (Palermo, Catania e Messina) non detengono necessariamente il primato del dinamismo economico e che lo schema prevalente in Sicilia "e' quello multipolare, sia con riguardo alla fruibilita' dei servizi sia allo spessore del tessuto produttivo". Effetti, dunque, che sarebbero incoerenti, con la realta' della regione.
L'idea forte delle citta' metropolitane, rileva infatti l'Annuario statistico, e' che esse realizzino "un elevato grado di integrazione in ordine ai sevizi essenziali, al sistema dei trasporti e allo sviluppo economico e sociale". Ma secondo recenti analisi, la gravitazione delle attivita' in Sicilia non configura tuttavia un sistema tripolare, ma uno multipolare di servizi.
La Sicilia appare piuttosto punteggiata, da una serie di poli coincidenti all'incirca con gli attuali capoluoghi di provincia, piu' i centri urbani di Marsala, Mazzara, Castelvetrano e Gela, che con le loro infrastrutture attraggono utenze dai territori circostanti. Nel complesso, nelle tre citta' metropolitane risiederebbero quasi 2,3 milioni di abitanti dei 5 milioni della Sicilia, A questo elevato peso demografico non corrisponde, tuttavia, un'equivalente concentrazione di attivita' produttive. Ragusa e Trapani, a esempio, "mostrano valori superiori alla media della regione". L'indice di specializzazione manifatturiera, inoltre, conferma che la vocazione manifatturiera non appartiene alle tre citta' metropolitane, ma a realta' come Siracusa e Caltanissetta. Per quanto riguarda il settore dei servizi, in particolare quelli alloggio e ristorazione, non risultano specializzate Palermo e Catania; emerge, piuttosto, invece il dato elevato dei liberi consorzi di Palermo, Trapani, Agrigento e, infine, Messina. In conclusione, secondo l'annuario statistico, i valori riscontrati per la densita' di attivita' produttive rispetto alla popolazione "non inducono alla polarizzazione degli interventi e delle politiche nelle citta' metropolitane, quanto all'assunzione di criteri di gestione amministrativa piu' articolati che tengano conto delle vocazioni esistenti in tutti i territori individuati".

07,00 - La legge di riforma delle ormai ex Province in Sicilia arriva oggi in aula all'Ars. Arriva con 900 emendamenti al seguito, presentati trasversalmente da tutti i gruppi. I temi più «caldi» restano l’elezione di secondo grado e il numero dei Consorzi. La prima stesura ne prevedeva nove (oltre alle tre Città metropolitane), quella attuale sei. Rispunta già l’ipotesi del Libero Consorzio di Gela. L’emendamento per la sua introduzione porta la firma di Giuseppe Arancio (Pd). «Significa rispettare la volontà dei cittadini – dice Arancio -, a Gela, Niscemi e Piazza Armerina hanno già fatto i referendum scegliendo Gela come capofila di un nuovo Libero Consorzio». Al contrario della legge Delrio, in Sicilia non ci saranno tagli netti al personale ma fra le pieghe delle norme il percorso per i dipendenti delle nove Province è stato indicato ma non interamente tracciato. Liberi Consorzi e Città metropolitane hanno tre mesi di tempo dall’approvazione della legge per definire i fabbisogni e le piante organiche. Un’impostazione che si discosta da quella della legge nazionale che invece prevede tagli già fissati e mobilità verso altri enti locali. Nel resto d’Italia il 50 per cento del personale dei Liberi Consorzi e il 30 per cento di quello delle Città metropolitana sarà trasferito.

Entro un anno dall'approvazione delle legge, secondo quanto approvato  in commissione Affari Istituzionali all'Ars, Consorzi e aree metropolitane potranno decidere se optare per l'elezione diretta del presidente o meno. "Rientra dalla finestra praticamente - dicono i deputati M5S Salvatore Siragusa e Francesco Cappello - quello che era uscito dalla porta. La legge pensata in partenza è stata smontata quasi pezzo per pezzo, riportandoci alla situazione del 1985. I confini dei nuovi organismi sono uguali. E uguali sono le competenze dei liberi consorzi, delle quali è stata fatta una sorta di copia e incolla. Cambia, ma in peggio, solo la situazione del personale, il cui destino resta molto incerto".

FAZIO. Il testo della norma all'art.27 comma 2 lettera f), assegna al Libero Consorzio dei Comuni anche il «Sostegno e sviluppo dei Consorzi universitari presenti nel territorio nonché degli enti culturali già sostenuti dalle ex province regionali». «Un enunciato - rammenta Fazio - che abbiamo voluto inserire nella norma proprio per porre rimedio alle difficoltà, ai guasti, e alla incertezze provocate con la legge di scioglimento delle province che a Trapani portò il commissario straordinario ad approvare le delibere di revoca dalla partecipazione nel Consorzio Universitario della provincia di Trapani, nella Biblioteca Fardelliana e nell'Ente Luglio Musicale Trapanese».
«Il testo della nuova norma reca un puntuale riferimento ai Consorzi universitari perché non si innescassero equivoci» aggiunge Fazio, estensore e primo firmatario con gli altri deputati regionali, trapanesi e di altre province. Soprattutto questo testo corregge una madornale svista del Governo regionale; valutazione condivisa dalla commissione affari istituzionali che la norma ha esitato nei giorni scorsi nel testo definitivo da proporre all'esame dell'aula. Sarà dunque l'Assemblea Regionale Siciliana a «mettere in sicurezza, almeno dal punto di vista normativo, il grande bagaglio di esperienza accademica e di cultura prodotta dai Consorzi Universitari in questi anni». Si aprono speranze anche il Luglio Musicale e per la Biblioteca Fardelliana anche se per l'attuazione della norma bisognerà attendere la piena operatività dei Liberi Consorzi e l'insediamento dei nuovi organi elettivi di secondo livello (presidente e giunta del Libero Consorzio eletti tra i sindaci ed i consiglieri dei comuni che lo compongono, ndr).
La preoccupazione riguarda ora i tempi di attuazione della nuova norma. «Poste le condizioni per il futuro con l'approvazione del ddl sulle funzioni da assegnare alla ex province ed alle città metropolitane – conclude Fazio – auspico che si determini durante i lavori d'aula relativi alla legge di stabilità anche la condizione necessaria per il presente: cioè un corposo sostegno economico della Regione che faccia da intervento ponte fino alla operatività dei Liberi Consorzi. Se emendamenti vanno presentati a sostegno del Consorzio lo si dovrà fare nella legge di stabilità; passo che mi accingo a predisporre».

ORGANI E FUNZIONI. I liberi consorzi avranno un presidente, un'assemblea e una giunta. Il presidente sarebbe eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei Comuni appartenenti al libero Consorzio. Chi ha ricevuto una condanna, anche non passata in giudicato, non può esprimere il suo voto, né può essere eletto. Tutti i sindaci dei centri che fanno parte del consorzio sono candidabili. C'è, poi, la questione del voto ponderato. Per fare in modo che i vari comuni abbiano un peso diverso a seconda del numero di abitanti, ogni elettore non voterà una sola scheda, ma tante quante sono quelle previste per la fascia demografica del comune di appartenenza. Fasce demografiche che però il governo regionale non ha ancora presentato. E' previsto l'eventuale turno di ballottaggio tra i due sindaci più votati, nel caso in cui nessuno al primo turno abbia ottenuto la necessaria maggioranza assoluta.

L'assemblea dei liberi consorzi - organo di indirizzo politico e di controllo - sarà composta dai sindaci dei Comuni compresi nel territorio del libero consorzio. La giunta è invece l'organo esecutivo, può essere composta da un minimo di 4 a un massimo di 8 componenti in base alla grandezza del Consorzio, e viene eletta dall'assemblea che sceglierà da una rosa di nomi proposti dal presidente. Quest'ultimo potrà candidare solo sindaci e consiglieri in carica dei comuni del Consorzio.

Le città metropolitane avranno un sindaco, una Conferenza e una giunta. Il primo verrà eletto con le stesse modalità descritte per il presidente del libero consorzio. La Conferenza metropolitana - organo di indirizzo politico e di controllo - è composta dai sindaci dei Comuni compresi nella città metropolitana. La giunta - l'organo esecutivo - viene eletta dalla Conferenza che sceglierà da una rosa di nomi presentata dal sindaco metropolitano. Le giunte delle città metropolitane di Catania e Palermo, con una popolazione superiore al milione di abitanti, saranno composte da 8 membri. Quella della città metropolitana di Messina ne avrà 6, perché ha una popolazione compresa tra i 500mila e il milione di residenti.

Tutte le cariche, sia dei liberi consorzi che delle città metropolitane, saranno a titolo gratuito, durano cinque anni e sono incompatibili con la carica di deputato regionale. Possibile, secondo il ddl, invece la coabitazione con la carica di parlamentare nazionale. Verranno rimborsate solo le spese per le trasferte, effettivamente sostenute e documentate riguardanti vitto, alloggio e l'uso dei mezzi di trasporto.